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FORZA DEL DESTINO (LA) - regia Italo Nunziata

"La Forza del Destino" regia Italo Nunziata. Foto Rolando Paolo Guerzoni "La Forza del Destino" regia Italo Nunziata. Foto Rolando Paolo Guerzoni

Musica di Giuseppe Verdi. Melodramma in quattro atti
Libretto di Francesco Maria Piave e Antonio Ghislanzoni
Dal dramma Don Álvaro o la fuerza del sino
di Angel Perez de Saavedra

Personaggi e interpreti
Il marchese di Calatrava Mattia Denti
Donna Leonora Anna Pirozzi
Don Carlo di Vargas Jordan Shanahan
Don Alvaro Luciano Ganci
Preziosilla Judit Kutasi
Padre Guardiano Marko Mimica
Fra Melitone Marco Filippo Romano
Curra Cinzia Chiarini
Mastro Trabuco Marcello Nardis
Un Alcade / Un Chirurgo Juliusz Loranzi

Direttore Francesco Ivan Ciampa
Regia Italo Nunziata
Scene Emanuele Sinisi
Dipinti Hannu Palosuo
Costumi Simona Morresi
Luci Fiammetta Baldiserri
Maestro del coro Corrado Casati
Assistente alla regia e movimenti coreografici Riccardo Buscarini
Orchestra Regionale dell'Emilia-Romagna
Coro della Fondazione Teatri di Piacenza
Coproduzione Fondazione Teatri di Piacenza
Fondazione Teatro Comunale di Modena
Fondazione I Teatri di Reggio Emilia
NUOVO ALLESTIMENTO
Modena, Teatro Comunale Luciano di Pavarotti, 25 e 27 gennaio 2019

www.Sipario.it, 31 gennaio 2019

Sull'onda del successo e del consenso di pubblico e di critica che ha riscosso al Teatro Municipale di Piacenza appena la settimana scorsa, l'allestimento de La Forza del Destino di Giuseppe Verdi, cooproduzione tra i Teatri di Piacenza, Modena e Reggio Emilia, è approdato al Teatro Comunale Luciano di Pavarotti di Modena nelle date di venerdì 25 e domenica 27 gennaio 2019.
La Forza del Destino, si porta dietro tanti luoghi comuni, eppure rientra nell'immaginario nazional-popolare operistico verdiano a fianco della Trilogia popolare, Otello, Aida, Nabucco. Sarà per la trama fosca e tragica, per quelle arie che dirompono all'improvviso dalla solitudine dei protagonisti o da scene d'assieme, per gli inserti corali così contrastanti all'interno dell'economia dell'opera stessa che vede il sacro della " La vergine degli angeli" coesistere con il grottesco coro "Viva la Guerra" e "Rataplan tra II e III atto. Opera di estremi contrasti, in cui convive il sacro e il grottesco, vite dei protagonisti alle prese con sentimenti senza mezze misure: l'odio, l'amore, la vendetta e l' onore sono totali. I personaggi risultano crudamente ritagliati e scaraventati in scena, non hanno sottigliezze psicologiche, agiscono con gli impulsi emotivi che la cultura spagnola del testo originale di Angel Perez de Saavedra traccia, specchio dell'irrigidità sociale della Spagna di quella metà dell'800, che Verdi, pur in un opera commissionata per San Pietroburgo nel 1862, ha saputo costruire. Eppure sottotesti se ne possono individuare come l'origine mulatta di Don Alvaro, di regale stirpe Incas, rinfacciata da Don Carlos, e il gioco delle personalità celate e camuffate: don Carlo si descrive come " Pereda, son ricco d'onore, Baccelliere mi fe' Salamanca" e Don Felice de Bornos, aiutante del duce nelle battaglie d'Italia; non è dimeno Alvaro, Capitan dei Granatieri, Don Federico Herreros, e frà Raffaele , così la stessa Leonora , come giovane in viaggio, ed eremita penitente.

Forza Cravedi

Più che "Forza del Destino", titolo migliore sarebbe "fuga dal destino". La messa in scena per la regia di Italo Nunziata tiene presente di questo clima di sentimenti esasperati. "Non ci è data di scegliere a cornice del nostro destino, ma ciò che mettiamo dentro è nostro" dedica sul libretto di sala, di Dag Hammarskjöld segretario generale delle Nazioni Unite inizi anni '60, è il riferimento ideologico che sostiene l'idea registica riassunta da una cornice in scena (scene a cura di Emanuele Sisini) come elemento portante di un allestimento molto essenziale costituito dai praticabili laterali un fondale con alcuni inserti dipinti di Hannu Palosuo e sipari e velari a scorrimenti in altezza che segnano l'alternanza dei blocchi scenici. Pochi altri elementi costellano lo spazio, le luci a cura di Fiammetta Baldisserri svolgono il loro compito di illuminare la scena: qualche tavolo e sedie sacchi di sabbia per dare l'idea di accampamenti di guerra, scene che dall'ambientazione originaria del '700, con costumi di Simona Morresi viene trasportata a inizi '900: del resto fucili a baionetta e pistole rimangono tali e quali nel tempo nelle funzioni originarie. Ma è il complesso delle voci, l'esecuzione musicale, la gestione delle masse in scena, che rientrano in questa cornice di un allestimento essenziale, ma funzionale per ciò che la musica e testo vogliono trasmettere al pubblico.
Le voci costituiscono parte integrante di questa resa drammaturgica, voci spiegate, di spessore, dotate di ampie di volume che esaltano la dinamica della tragedia personale dei personaggi. Così è stata il soprano Anna Pirozzi (debutto nel personaggio) che ha delineato, con la sua emissione forte e ampia che riempie il teatro, una Leonora passionale e impetuosa capace anche di smorzare il canto spiegato, di ricercare espressività dando intensità al suo personaggio, ma senza tante sottigliezze psicologiche, che del resto neppure il regista ha richiesto. E d'impeto sono le interpretazioni del tenore Luciano Ganci, Alvaro, che si è imposto al pubblico con il suo canto aperto, chiaro e limpido, senza alcun sforzo. Consenso del pubblico ha riscosso, il Carlo di Vargas di Jordan Shanahan (sostituzione), baritono, d'emissione sicura, a tratti di gola, ma funzionale al personaggio travolto dall'odio e dalla vendetta, ma nel contempo anche avvolto dall'inganno e dal malsano senso dell'onore.
Ma il sostegno a questa produzione sono stati i personaggi di contorno. Emerge la Preziosilla del mezzosoprano Judit Kutasi, senza eccessi zingareschi, che interpreta con un atteggiamento anche sornione il comune sentire di chi nelle guerre ci campa. L'ambivalenza del sacro è affidato al basso Marko Mimica, voce giovane ma pienamente efficace nel delineare la figura ieratica e riflessiva del Padre Guardiano a cui fa riscontro, la divertita interpretazione di Fra' Melitone affidata all'istrionismo di Marco Filippo Romano perfettamente in linea con il canto. Precisi gli inserimenti della Curra di Cinzia Chiarini, il Mastro Trabuco di Marcello Nardis, come l'Alcade e il chirurgo di Juliusz Loranzi. Si è imposto Il marchese di Calatrava di Mattia Denti, personaggio chiave di tutta la vicenda, con interventi professionali che denotano buona impostazione di voce e di carattere. Coro ottimamente gestito nei vari interventi da Corrado Casati
Il tutto gestito musicalmente da Francesco Ivan Ciampa, a capo dell'Orchestra Regionale dell'Emilia Romagna, che fin dalle prime battute della sinfonia ha liberato l'opera dagli eccessi sonori, facendo emergere, una giusto equilibri nelle varie sezioni orchestrali e una struttura compositiva fatta di dinamiche e di parti ricche di effetti sonori e aperta verso nuovi orizzonti teatrali. Alla fine, tutte componenti di un quadro per una idea di spettacolo che il pubblico modenese ha condiviso, decretando con entusiasmo il successo della serata,

Federica Fanizza

Ultima modifica il Lunedì, 04 Febbraio 2019 07:57

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