musica: Gioachino Rossini
direttore: Roberto Abbado, regia: Daniele Abbado, regista collaboratore: Boris Stetka
scene: Graziano Gregori, costumi: Carla Teti, progetto luci: Guido Levi
con Sonia Ganassi, Marianna Pizzolato, Gregory Kunde, Antonino Siragusa, Ferdinand von Bothmer, Nicola Ulivieri
Coro da camera di Praga, Orchestra del Teatro Comunale di Bologna
Rossini Opera Festival 2008
Pesaro, Adriatic Arena, dal 10 al 21 agosto 2008
PESARO - Rossini espressionista? È un' iperbole, naturalmente. Ma non v' è dubbio che Ermione, il titolo inaugurale del Rossini Opera Festival di Pesaro sia, non che pagina molto sui generis del catalogo serio dell' autore, lavoro tra i più moderni dell' epoca, volto a una direzione che si sarebbe rivelata oltre il Romanticismo. Solo 11 i numeri musicali, in nessuno dei quali le sezioni strofiche, con la tipica cantabilità geometrica del pesarese, abbiano il sopravvento sulla ragnatela di scene, recitativi e inserti dialogici che della partitura costituisce il cuore. In più, ecco una vocalità il cui belcantismo è tutto finalizzato a un senso del tragico mai così ossessivo nelle opere del sommo: se non è belcanto come espressione d' isteria, poco ci manca. Di qui le scarse comprensione e fortuna di Ermione. Di qui però anche l' alto interesse per la nuova messinscena pesarese, la prima che si approntasse in Italia da oltre 15 anni (a Pesaro, Napoli e Roma i soli precedenti). Produzione importante, di livello. In primis, per la qualità rilevante della concertazione di Roberto Abbado a capo dell' orchestra del Comunale di Bologna. È bravissimo, Abbado. Mai una scelta dei tempi che non sia logica in relazione ai contenuti musicali, mai un colore che sia troppo o troppo poco, mai i cantanti a disagio senza che ciò significhi lavorare a loro servizio. È persino troppo bravo. Se manca una cosa è il guizzo, quel momento di sana follia che rende il tutto meno esatto ma con più senso della prospettiva. Tecnica, controllo, personalità da interprete di razza, in ogni caso. Il pizzico di follia lo mette il cugino Daniele Abbado, però. Cura la messinscena disegnando un impianto scenico austero, rigoroso: un sopra e un sotto con gli epiri dominatori in tenute militari anni Venti-Trenta ed eleganti pepli e i dominati frigi come straccioni senza età. Recitazione austera a sua volta, niente melodramma e molta astrazione, spesso le mani immobili lungo i fianchi. Nei due finali, v' è però una processione di maschere, di esseri fauneschi, di un' umanità sgangherata che fa molto Berlino anni Venti (ecco l' iperbole espressionista). Molti dubbi, ma ci sta. Lo spettacolo è invero inattaccabile. Cast importante. Sonia Ganassi è un po' rigida sulla scena e uniforme nella vocalità, ma i passi impervi della parte d' Ermione li supera con facilità. Bene Marianna Pizzolato (Andromaca) e il redivivo Gregory Kunde (Pirro), pur con fatica nel finale. Eccellente inoltre il contributo di Antonino Siragusa (Oreste) e Nicola Ulivieri, pur sacrificato nella parte di Fenicio. Molto fragile invece il Pilade di Ferdinand von Bothmer. Adriatic Arena al completo. Applausi per tutti. Ieri L' equivoco stravagante, stasera Maometto II.
Enrico Girardi