Di GAETANO DONIZETTI
Dedicato a William Orlandi con affetto e immensa riconoscenza (1952 – 2024)
Solisti dell’Accademia del MAGGIO MUSICALE FIORENTINO
Matteo Torcaso Don Pasquale basso
Matteo Mancini Dottor Malatesta baritono
Lorenzo Martelli Ernesto tenore
Nikoletta Hertsak Norina soprano
Zheng Yukang Un notaro basso
Coro di servi e camerieri
Allievi del corso di Direzione d’Orchestra
Andrea Alessandrini, Sieva Borzak, Giovanni Conti,
Kai Johannes Polzhofer, Sukjong Kim, Davide Trolton
Daniele Gatti docente e coordinatore
Luciano Acocella docente
Cesare Alberto Chioetto maestro di palcoscenico
ORCHESTRA SENZASPINE
CORO DELLA CATTEDRALE DI SIENA “Guido Chigi Saracini”
Lorenzo Donati maestro del coro
William Orlandi, Francesco Bonati scene e costumi
Sara Castrogiovanni, Valentina Chiesa collaboratrici alle scene e ai costumi
Marco Filibeck light designer
Eleonora Magni, Christian Ravanelli assistenti alle luci
Mattia Diomedi video
Riccardo Lorini assistente regia video
Lorenzo Mariani regia
Ornella Ania, Marta Besozzi, Francesca Marzilli collaboratrici alla regia
in collaborazione con Accademia del Maggio Musicale Fiorentino,
Verona Accademia per l’Opera, Accademia di Belle Arti di Brera,
Accademia Teatro alla Scala e Fondazione Maggio Musicale Fiorentino
CHIGIANA 10° INTERNATIONAL FESTIVAL & SUMMER ACADEMY 2024 – TRACCE
OPERA
Chigiana OperaLab
Siena, Teatro dei Rinnovati, 20-22 luglio 2024
Una piacevole sorpresa: credevamo di esserci recati ai Rinnovati per assistere ad un saggio di fine corso, ma immediatamente ci siamo resi conto (e non abbiamo cambiato idea per tutto lo spettacolo) di aver assistito ad uno dei più felici allestimenti del Don Pasquale, che merita sic et simpliciter di essere riproposto nella stagione dei migliori teatri d’opera. Dirò di più: sono convinta che Donizetti lo approverebbe, e si divertirebbe come ci siamo divertiti noi tutti. Perché lui stesso aveva molto insistito che la rappresentazione della sua creazione andasse in scena coi costumi contemporanei: e questa lo fa. Chissà a quanti di noi son venute in mente certe nozze “di convenienza reciproca” da rotocalco, non solo italiane. Anche se in questa storia la vispa Norina non è proprio disposta ad allontanarsi di un passo dall’idea che l’unico terzo protagonista del matrimonio deve essere l’amore. Ma quello che ci ha stupito, è che il linguaggio aulico non stoni affatto, in questo caso, con l’ambientazione, semmai sembra commentare brechtianamente la vicenda. Forse perché i personaggi sono quanto di più lontano da stereotipi di genere e d’età, ai quali così spesso si fa riferimento oggi? Il mondo della finanza attuale par proprio che non sia così lontano da quello di metà Ottocento: che sorpresa comprendere solo a fine rappresentazione, quando Lorenzo Donati si è tolto gli occhiali alla blues brothers, che era il suo ieratico coro ad interpretare nell’abito d’ordinanza, e con aderenza perfetta, tutt’altri concetti da quelli abituali! William Orlandi, che con Bonati ha disegnato scene e costumi, si è speso fino all’ultimo con quella generosità che ha ampiamente dimostrato, particolarmente in questi ultimi anni, nei confronti delle giovani generazioni. I solisti dell’Accademia del Maggio poi, scelti con cura in relazione ai ruoli, hanno dimostrato capacità vocali ed interpretative assolutamente convincenti, e meritano di essere citati uno ad uno, il basso Matteo Torcaso nel ruolo del titolo, il baritono Matteo Mancini in quello del dottor Malatesta, il notaro Zheng Yukang notarilmente professionale, e la voce di Ernesto, ovvero Lorenzo Martelli, che forza, che vitalità, una vera scoperta! Ma la forza sa diventare dolcezza quando canta “E se fia che ad altro oggetto tu rivolga un giorno il core, se tu sei, ben mio, felice, sarà pago il tuo fedel”. Che bella sorpresa poi, fargli interpretare la struggente Serenata percorrendo la platea… Quanto alla Norina di Nikoletta Hertsak, sembra scritta per lei, tanto è moderna che non stona nemmeno coi colori pop e i cuoricini dell’istituto di bellezza (perfetti per il selfie!) Ci dispiace per il patriota Ruffini, che non volle firmare il libretto ritenendolo troppo rimaneggiato dal musicista, poiché Donizetti intendeva proprio cambiare, rendendolo più vicino alla realtà, un canovaccio ormai usurato, che non prevedeva nel comico dei protagonisti umanamente convincenti, dei quali deve emergere drammaturgicamente la possibilità di svelarsi nella propria fragilità. Questa volta la scena è stata rubata dal palcoscenico ai 6 giovani direttori d’orchestra, allievi del maestro Gatti e del suo sodale Acocella, ma anche per loro applausi convinti. Merito anche della perfetta regia di Lorenzo Mariani, affiancato dagli stagisti dell’Accademia veronese, e della tecnologia che ha permesso una messa in scena assolutamente convincente grazie ai video di Matteo Diomedi ed al light designer Marco Filibeck, coadiuvato dai giovani dell’Accademia della Scala. L’allegria che abbiamo letto nei volti del pubblico dimostra più di ogni altra considerazione che l’opera è viva, e non c’è bisogno di svenarsi per potersela godere. Annamaria Pellegrini