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DIE FLEDERMAUS – regia Josef Ernst Köpplinger

"Die Fledermaus", regia Josef Ernst Köpplinger. Foto Michele Monasta, Maggio Musicale Fiorentino "Die Fledermaus", regia Josef Ernst Köpplinger. Foto Michele Monasta, Maggio Musicale Fiorentino

(Il pipistrello)
di Johan Strauss Jr.
Operetta in tre atti
Libretto di Karl Haffner e Richard Genée
da Le Réveillon di Henri Meilhac e Ludovic Halévy

Maestro concertatore e direttore Zubin Mehta
Regia di Josef Ernst Köpplinger
Scene Rainer Sinnell
Costumi Alfred Mayerhofer
Luci Valerio Tiberi
Coreografia Karl Alfred Schreiner
Filmato dell’Ouverture Meike Eber & Raphael Kurig
Drammaturgia Fedora Wesseler

Gabriel von Eisenstein, Rentier Markus Werba
Rosalinde, seine Frau Olga Bezsmertna
Frank, Gefangnisdirektor Reynhard Mayr
Prinz Orlofsky Marina Viotti
Alfred, sein Gesangslehrer Alex Tsilogiannis
Doktor Falke, Notar Liviu Holender
Doktor Blind, Advokat Daniel Prohaska
Adele, Rosalinde Kammerjungfer Regula Mühllemann
Ida, Adeles Schwester Valentina Stadler
Frosch, Gefangniswarter Michael / Dangl
Iwan, Kammerdiener d. Prinzer Francesco Grifoni

Coro e Orchestra del Maggiomusicale Fiorentino
Maestro del coro Lorenzo Fratini
Compagnia Nuovo BallettO di ToscanA
Nuovo allestimento in coproduzione con Staatstheater am Gartnerplatz (Munchen)
Allestimento Teatro del Maggiomusicale Fiorentino
Recita del 23 gennaio 2022

www.Sipario.it, 26 gennaio 2022

Commissionata a Johan Strauss in un momento di assoluta crisi economica dell’Impero Austroungarico dal co-direttore del Theater an der Wien che, a conduzione privata, aveva bisogno di un successo, questa operetta ormai mitica sembra quanto di più adatto a sollevare anche a noi il morale, o per meglio dire a dimenticare il contingente per tre atti: dev’essere per questo, oltreché per la sua indubbia popolarità, che abbiamo potuto apprezzare mentre seguivamo la presentazione dello spettacolo in una sala conferenze occupata non solo in ogni ordine di posti, ma con molti uditori eroicamente in piedi, dalle finestre file di spettatori che raggiungevano l’ingresso del teatro come inesauribili formiche. Perché la sintesi di quest’opera è nel concetto “felice è chi dimentica ciò che non si può cambiare”? se ha potuto funzionare negli anni settanta dell’Ottocento… il principio della fine per l’ Austria félix. Quella che continua a vivere nel valzer, nella polka, nella czarda.
Questa coproduzione prende molto sul serio un genere che troppo spesso da noi è sottovalutato, in particolare il testo ha visto la riscrittura del regista, Joseph Ernst Köpplinger, e valorizza professionalità che non solo dimostrano doti musicali eccellenti, ma anche tengono conto delle capacità attoriali degli interpreti e del loro phisique du rôle. Parliamo del protagonista dalla morale adattabile sempre in vena di scherzi, il baritono Markus Werba, e di sua moglie quasi-fedele (una coppia perfetta dunque) Olga Berzsmertna, della cameriera Regula Mühlemann, ma anche della così moderna Valentina Viotti nel ruolo settecentesco en travesti. E non è solo Alfred, il cinico tenore interpretato da Alex Tsilogiannis, a vantare una voce di tutto rispetto.
Allestimento deliziosamente creativo ed ironico già dal filmato che accompagna l’ouverture presentandoci gli interpreti, in linea con una scenografia insieme iconica e moderna, e quell’equilibrio instabile ci dice pur qualcosa… Gli interpreti condividono culturalmente il genere, espressione di una leggerezza assolutamente surreale, dove nessuno si prende sul serio, la tragedia non esiste, come non esiste differenza sociale e di genere. E se il secondo atto espone tutto l’impegno produttivo nella festa del principe Orlofsky, è nel terzo che il cast dimostra come all’origine di questo genere musicale si possa fare riferimento alla commedia dell’arte nella capacità di adattarsi al pubblico che si ha di fronte, orientando le gag alla sua lingua e al suo contingente, e non ci stupisce che più di un interprete provenga non solo dall’humus austriaco, ma talvolta anche da una storia teatrale e musicale familiare. Non c’è improvvisazione senza lungo studio: questa antica verità, mettendo da parte case borghesi e dimore sontuose di annoiati e noiosi super ricchi, emerge nella scena del carcere, sia pure “da operetta”, dove il direttore, Reynhard Mayr e l’avvocato Daniel Prohaska grazie all’ebrezza dimostrano le proprie straordinarie capacità da comici dell’arte.
Una vera festa, questa dell’ultima rappresentazione fiorentina diretta con la consueta perfezione da Zubin Mehta, applauditissimo, una festa che arriva dopo la donazione stratosferica di sua moglie al teatro che gli ha intitolato l’auditorium, riconoscente per il profondo legame affettivo tra la città ed il Maestro. Ultimo ma non ultimo, come segnale del clima familiare che abbiamo respirato in questo teatro, ormai un punto di riferimento culturalmente vivace e accogliente, l’affettuoso festeggiamento in scena di un corista, giunto all’ultima recita, per il meritato pensionamento.

Annamaria Pellegrini

Ultima modifica il Mercoledì, 26 Gennaio 2022 21:47

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