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DON GIOVANNI - regia Jean François Sivadier

"Don Giovanni" - regia Jean François Sivadier. Foto Rocco Casaluci "Don Giovanni" - regia Jean François Sivadier. Foto Rocco Casaluci

Wolfgang Amadeus Mozart
Il dissoluto punito ossia Il Don Giovanni Dramma giocoso in due atti KV 527
Libretto di Lorenzo Da Ponte
da Don Giovanni o sia Il convitato di pietra
libretto di Giovanni Bertati per Giuseppe Gazzaniga
Prima rappresentazione 29 ottobre 1787
Teatro degli Stati Generali di Praga

Regia Jean François Sivadier
Direttore Michele Mariotti

Don Giovanni Alessandro Luongo
Leporello Omar Montanari
Il Commendatore Stefan Kocán
Donna Anna Ruth Iniesta
Don Ottavio Davide Giusti
Donna Elvira Raffaella Lupinacci
Zerlina Erika Tanaka
Masetto Roberto Lorenzi

Assistenti alla regia Rachid Zanouda, Federico Vazzola, Milan Otal
Scene Alexandre De Dardel
Costumi Virginie Gervaise
Luci Philipper Berthomé
Nuova produzione del TCBO con il Festival di Aix-en-Provence, Opéra National de Lorraine, Théâtres de la Ville de Luxembourg

Bologna, Teatro Comunale 16 dicembre 2018

www.Sipario.it, 18 dicembre 2018

Con questa produzione mozartiana Michele Mariotti si congeda dalla direzione musicale del Teatro Comunale bolognese che l'ha visto protagonista indiscusso per dieci anni, un congedo senza rimpianti, con l'orgoglio di aver lasciato una struttura in piena espansione e con una orchestra capace di adattarsi a tutti i repertori, dal barocco al contemporaneo. Tanta è la voglia di confrontarsi con altro, con il mondo sinfonico soprattutto per il giovane e ambizioso direttore d'orchestra, come ha saputo dimostrare Mariotti, nel praticare il repertorio sinfonico e guardare oltre il quello lirico del quale è stato protagonista. Premessa necessaria per poter dire che il successo, con teatro esaurito in ogni ordine di posto nella recita pomeridiana con il cast alternativo, e lo scroscio di applausi che hanno accolto la sua comparsa al termine dell'esecuzione era essenzialmente rivolto al direttore, segno di stima nei suoi confronti, e al lavoro che ha saputo condurre nei confronti della città, piuttosto che un'adesione sincera alla sua lettura di questa produzione del mozartiano Don Giovanni. Direzione lenta, senza particolare impeto interpretativo o lettura che abbia saputo attrarre l'attenzione dello spettatore su qualche elemento. Esiste nella gestione musicale un'idea di ricostruire l'esperienza dell'opera barocca che traspare nella composizione mozartiana, isolando gli aspetti musicali dei singoli personaggi incentrata soprattutto sulla personalità vocale di Donna Elvira che più di altri, insieme a Don Giovanni ha una sua precisa personalità, complessa, con le arie Ah fuggi il traditor, o, Ah chi mi dice mai, che si strutturano come arie di "furore" di impianto barocco rispetto a una Donna Anna che appare più defilata musicalmente, ma via percorsa senza particolare entusiasmo. Produzione internazionale, creazione del regista Jean François Sivadier, che nasce attore, con una lunga frequentazione al Festival d'Avignon come regista di prosa, per poi entrare nel mondo della regia lirica. Questo produzione risale al 2017 quando venne presentata festival d'Aix-en-Provence, poi a Nancy, Lussemburgo per approdare a Bologna in questo finale di stagione 2018. Il regista persegue una ambientazione incentrata sull'assetto comico da "teatro dei guitti" della Commedia dell'arte, lasciando che siano gli attori stessi che si presentano al pubblico in abiti coerenti con la cronologia dell'opera (costumi di Virginie Gervaise) ancor prima dell'avvio della musica, operando con una lettura su due piani: il momento musicale giocato su una piattaforma allestita con luci di proscenio come un teatro all'antica mentre i recitativi gestiti in un ambito fuori dalla piattaforma, più narrativo che fa saltare i tempi storici dell'opera (si spogliano degli abiti storici per assumere aspetto di quotidianità contemporanea) e con figuranti che giocano il ruolo di spettatori dietro le quinte o di attori in attesa di entrare in scena .L'impianto di Alexandre De Dardel che ci presenta un fondale simil-cemento, muro su cui comparirà una la scritta Libertà rimembranza del periodo storico in cui l'opera venne scritta, che fa da fondale ai giochi di siparietti che tra trasparenze e coperture faranno intravedere il sepolcro del commendatore, unico elemento scenico strutturato. Molto semplici i giochi di luci di Philipper Berthomé. Tra trovate di teli scenici e semplici cambi d'abito (un gilet o una camicia si cambiano facilmente in scena) si gioca buona parte l'azione che accentua l'aspetto comico e buffonesco (non la sottile trama del grottesco) dei personaggi che ha il suo culmine nel travestimento Leporello / Don Giovanni tutta incentrata su un abile gioco di nascondino. "Teatro degli inganni" nel primo atto, compreso la scena delle maschere alla festa di Don Giovanni che si snoda tra rievocazione storica e piano narrativo. Tutto però rimane nelle buone intenzione, al primo atto, quando poi, nel secondo atto, il regista abbandona questa lettura parallela e rigetta Don Giovanni nella contemporaneità trasformandolo nel più tradizionale dei Don Giovanni di ambientazione contemporanea, con donna Anna in abito a giacca, Donna Elvira in sottoveste, Leporello in tuta e scarpe da ginnastica, il protagonista in canottiera e guaina nera e con un via vai di figuranti, gli attori Klara Cibulova, Cypien Colombo e Federico Vazzola, in infradito, lingerie e con improbabili acconciature maschili, disperdendo quei momenti di genialità che nel primo atto ha fatto intravedere. Spettacolo insoluto e quindi ci si è incentrati sull'ascolto offerto da un ottimo cast che aveva il suo cardine nel Don Giovanni del baritono Alessandro Luongo, non nuovo nel ruolo, con un ottimo fraseggio voce sicura attento nel gestire il personaggio anche nei momenti più propensi al comico, risolvendo con maestria il contrasto finale con il Commendatore, questo ben gestito da Stefan Kocan. Ha meritato attenzione il Leporello di Omar Montanari che ha saputo rendere con misura il suo personaggio con ottima prestazione nei fraseggi come nel canto pieno esaltando appieno nell'aria del "catalogo", la personalità complessa del servitore di Don Giovanni. Conclude la squadra maschile il Don Ottavio di Davide Giusti corretto nei suoi interventi ma non perfettamente a suo agio vocalmente nel ruolo dell'innamorato prudente, come invece ben riuscita la resa del Masetto di Roberto Lorenzi. Nei ruoli femminili, il soprano Ruth Iniesta ha delineato, con interventi precisi e mostrando buone capacità di risolvere le agilità che Mozart sparge nel suo personaggio, una Donna Anna malinconica ("Non mi dire") e tragica esternando anche sentimenti di rabbia ("Or sai chi l´onore"). Interessante la Zerlina di Erika Tanaka, giovane soprano della "Scuola dell'Opera" del Teatro comunale che ha saputo delineare un personaggio dotato di spessore drammatico e musicalmente interessante. Punto chiave della lettura registica e musicale in questa produzione è stata la Donna Elvira delineata in questo cast dal mezzosoprano Raffaella Lupinacci, ormai veterana nel ruolo, che con temperamento altalenante tra odio e passione, è riuscita a delineare un personaggio forte anche dal punto di vista dell'interpretazione, interessante per le qualità vocali fatte agilità e chiarezza nel fraseggio sapendosi gestire con eleganza sul palcoscenico. Un Don Giovanni interlocutorio con troppi insoluti musicali e registici per passare alla storia degli allestimenti da ricordare nel bene o nel male.

Federica Fanizza

Ultima modifica il Mercoledì, 19 Dicembre 2018 07:58

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