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CESARE - regia Leo Muscato

"Cesare", regia Leo Muscato. Jonas Kolfer (Sesto), Margherita Maria Sala (Cornelia), Valerio Contaldo (Tolomeo), Arianna Vendittelli (Cesare). Foto Birgit Gufler "Cesare", regia Leo Muscato. Jonas Kolfer (Sesto), Margherita Maria Sala (Cornelia), Valerio Contaldo (Tolomeo), Arianna Vendittelli (Cesare). Foto Birgit Gufler

Geminiano Giacomelli: «Cesare in Egitto» (Opera in 3 atti)
Libretto: Carlo Goldoni & Domenico Lalli
Regia Leo Muscato
Costumi Giovanna Fiorentini
Scenografia Andrea Belli
Direttore musicale Ottavio Dantone
Orchestra Accademia Bizantina
Cesare Arianna Vendittelli
Cleopatra Emőke Barath
Achilla Filippo Mineccia
Cornelia Margherita Maria Sala
Tolomeo Valerio Contaldo
Lepido Federico Fiorio
Tiroler Landestheater, Großes Haus 11 agoston 2024

www.Sipario.it, 21 agosto 2024

La produzione del Cesare (titolo originale Cesare in Egitto) di Geminiano Giacomelli all'Innsbrucker Festwochen der Alten Musik 2024, sotto la direzione musicale di Ottavio Dantone, ha fatto rivivere questa opera barocca a lungo trascurata. Giacomelli, compositore del XVIII secolo, è meno noto e raramente eseguito rispetto ad altri suoi contemporanei come Vivaldi o Händel. 

La direzione musicale è stata il punto di forza della produzione. Il direttore Ottavio Dantone e l'Accademia Bizantina hanno offerto al pubblico una fedele esecuzione filologica, energica e brillante, che ha mostrato l'inventiva melodica e le esigenze tecniche di Giacomelli, ed ha ricevuto più che meritati elogi. La direzione musicale di Dantone, specializzato nel repertorio barocco, ha saputo evidenziare la ricchezza e l'eleganza delle arie di Giacomelli. L'orchestra ha eseguito la partitura con vivacità e attenzione ai dettagli, utilizzando strumenti storici o copie fedeli, mantenendo l'autenticità del suono con grande precisione e un raffinato senso del fraseggio. Inoltre, il continuo ha sostenuto i cantanti con dinamismo, creando un dialogo vivace tra la linea vocale e l'accompagnamento strumentale. Tuttavia, la mente corre al Giulio Cesare del coevo Haendel, uscito undici anni prima dell’opera di Giacomelli con la stessa trama, e la mancanza di profondità emotiva della musica di quest’ultimo non può non essere evidenziata. L’opera di Giacomelli è infatti sì intricata, virtuosistica e tecnicamente impegnativa ma emotivamente distante, con un succedersi incalzante di ventisei arie che tecnicamente hanno impressionato ma non hanno coinvolto profondamente il pubblico. 

Giacomelli evita completamente i duetti. Le performance dei cantanti sono sembrate più esibizioni di abilità vocale che interpretazioni di ruoli completamente realizzati. Ciononostante, le interpretazioni vocali di altissimo livello hanno ricevuto consensi, con menzione particolare per i ruoli principali. La bravura vocale dell'ensemble, unita alla meticolosa direzione di Dantone è stata assolutamente premiata. In particolare, le interpretazioni di Arianna Vendittelli nel ruolo di Cesare ed Emöke Baráth in quello di Cleopatra, giustamente acclamate, sono state dei veri gioielli per la loro padronanza tecnica e l'eloquenza espressiva, ma anche i cantanti che hanno ricoperto gli altri ruoli hanno dimostrato una buona padronanza del repertorio barocco, una resa vocale precisa e stilisticamente appropriata, con una gestualità che rifletteva tuttavia poco i canoni dell'epoca. Arianna Vendittelli ha colpito e ancora una volta stupito per l’eleganza e la duttilità del fraseggio: la sua voce, delicata e ben controllata, ha suonato distintiva e assertiva, ma allo stesso tempo flessibile. Emöke Baráth con voce luminosa e agile, ha saputo coniugare virtuosismo e intensità. La sua voce morbida sui toni lunghi e la sua coloratura è stata perfettamente messa in luce nell'aria finale del primo atto, che ha brillantemente sostenuto. Il tenore Valerio Contaldo, in veste di Tolomeo, ha padroneggiato senza sforzo le esigenze tecniche del suo ruolo: ha infuso il giusto lirismo agli intervalli non cantati e le sfumature espansive richieste dall'aria finale del secondo atto, e dopo quest'aria impegnativa passa alla successiva, “Taci, non v'è più speme”, senza alcun segno di stanchezza. Margherita Maria Sala, nel ruolo di Cornelia, ha dovuto interpretare arie meno sostenute da un cromatismo vibrante ma è riuscita a caratterizzare bene il personaggio molto incisivo. Ha incarnato Cornelia con un carattere appropriato, in equilibrio tra furia e dolore. Lepido, interpretato dal controtenore Federico Fiorio, voce chiarissima, ha dimostrato uno straordinario virtuosismo vocale. Il secondo controtenore della serata, Filippo Mineccia, nel ruolo di Achilla, personaggio minaccioso e intransigente, ha mostrato tessitura significativamente più bassa e certo non leggera, come richiedeva il ruolo, e fraseggio accurato.

La messa in scena di Leo Muscato ha ambientato l'azione in un Egitto stilizzato, moderno e militarista, con i soldati armati di kalashnikov e costumi contemporanei affiancati ad elementi di scena di ispirazione storica. Questa scelta scenografica, a tratti visivamente intrigante, è risultata nel complesso statica e priva di tensione drammatica. La regia dello spettacolo ha optato per un'impostazione sobria intesa a valorizzare i personaggi senza sovraccaricare la narrazione. Questa scelta però ha spesso confinato i cantanti in pose teatrali statiche, nelle quali conferire dinamismo ai loro ruoli non è spesso riuscito.  Il pubblico sembra si sia concentrato solo sugli aspetti musicali: ogni aria è stata applaudita, e alla fine grandi applausi hanno premiato giustamente tutti gli interpreti di questa eccellente performance musicale.

Un’opera barocca non dovrebbe prescindere, però, dal fantasioso stupore indotto dalla scenografia, su cui in questo caso l’eccellenza esecutiva ha indotto a sorvolare.

Giulia Clai

Ultima modifica il Mercoledì, 28 Agosto 2024 07:58

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