direttore ANTONIO FLORIO
Pino De Vittorio, Giuseppe Naviglio, Rosario Totaro, Olga Cafiero voci
Bello tiempo passato Il primo intermezzo comico napoletano (1673)
Matera Festival Duni Corte dell’Ospedale San Rocco 11 settembre 2022
Ritrovare è sempre un miracolo soprattutto quando si tratta di musica. Spesso questo aspetto viene sottovalutato poiché si pensa che la ricerca musicale sia relativa, sia proporzionata alle tante pagine già esistenti. Ergo a cosa serve trovare pagine antiche? Serve eccome perché permette di ascoltare musica di rara bellezza, di rara fattura. Poiché in alcune epoche chi componeva lo sapeva fare non bene ma benissimo. Ed è così che da un lungo tempo Antonio Florio, dopo essere approdato a Napoli da Bari, cerca di colmare un vuoto nella ricerca musicologica relativo soprattutto a quella produzione della scuola napoletana talmente ricca da essere in una buona parte sconosciuta. Basti pensare che ancora oggi per poter visionare i manoscritti depositati presso il Conservatorio San Pietro a Majella è una vera impresa. Spesso si pensa che lavorare sui manoscritti attraverso immagini fotografiche possa bastare ma poter esaminare un manoscritto nella sua forma e sostanza è una cosa ben diversa. Lo sanno bene i tanti ricercatori che nel resto del mondo non hanno difficoltà a lavorare su manoscritti musicali o su copie ben leggibili. Ebbene tornando a Florio il suo lavoro ha prodotto nel corso del tempo il recupero di molto materiale sia sacro che profano scritto dai tantissimi compositori della scuola napoletana. A Matera per aprire uno dei pochi festival di qualità dedicati alla musica antica, il Duni, è arrivato Florio con la sua Cappella Neapolitana per presentare una rarità, Bello tiempo passato uno dei primissimi intermezzi a noi arrivati. Saremmo stati veramente curiosi di sapere da quale fondo è uscito fuori questo manoscritto ma conta il fatto di averlo potuto sentire e vedere. Nella combinazione tipica della commedia dell’arte, sulla scena si sono mosse quattro caratteri o maschere, il napoletano, il ragazzo, il calabrese, lo spagnolo. La narrazione è divertente come spesso succede in tali lavori. La trama è relativa rispetto all’azione e alla narrazione. E questo rende poi l’esecuzione divertente, ricca di riferimenti a quel tipo di scrittura fatta di colori e di accidenti. La riscoperta di tale manoscritto ci permette oltretutto di comprendere come la logica di scrittura fosse assolutamente nuova e moderna, partiture nate per sospendere le esecuzioni di opere serie e per poter dare al pubblico, soprattutto durante le serate invernali, una lunghezza utile a mantenere il tempo. La proposta materana è stata molto utile e l’esecuzione ha dato all’utilità il piacere dell’ascolto. Una parola va spesa per l’ottima presenza di Pino De Vittorio una delle ultime splendide maschere della narrazione contemporanea dell’antico. Marco Ranaldi