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CONCERTO SINFONICO GIANANDREA NOSEDA (IN STREAMING)

Gianandrea Noseda Gianandrea Noseda

Direttore
Gianandrea Noseda

MAESTRO DEL CORO Roberto Gabbiani
Orchestra e Coro del Teatro dell’Opera di Roma
Programma
Johannes Brahms
Nänie per coro e orchestra, op. 82
Testo di Friedrich von Schiller
Schicksalslied per coro e orchestra, op. 54
Testo di Friedrich Hölderlin
Sinfonia n. 2 in re maggiore op. 73
Teatro dell’Opera di Roma 15 maggio 2021

www.Sipario.it, 16 maggio 2021

Meravigliose e precise queste parole di Savinio: “Se musica mai si è fatta discorso, questa è la musica di Brahms. Del discorso ha il passo pacato, il tono suadente che viene dal cervello e assieme dal cuore… Brahms scrive musica in prosa. Ma la prosa di questo prosatore della musica è commoventemente bella. Una prosa che finisce per essere più armoniosa e sonora, più dolce della poesia”. Saranno queste la ragioni per le quali il Concerto sinfonico diretto in modo sublime da Gianandrea Noseda mi è parso uno spettacolo dove le note sembravano parole. E i musicisti non suonavano, ma parlavano con il pubblico, sommessamente, con grande intimità ma intensamente.
Il palco dell’Opera di Roma, appena si entra in teatro, è diverso. Si è ampliato, ed è diventato più grande. Non sono le solite, e ormai giunte a noia, ragioni di sicurezza ad averlo reso così. L’arte nulla ha del luogo comune. Se il palco è cresciuto andando incontro al suo pubblico, lo ha fatto per lanciare un messaggio chiaro: che non starà lì ad attendere inerme che le persone tornino a sedersi fra le poltrone di sala. Prenderà lui l’iniziativa. E se sarà necessario, scavalcherà le pareti che lo contengono e trasformerà in scena la strada, le vie delle città, il mondo intero. Senza riserve. Senz’ombra di paura.
Il programma del concerto dedicato a Brahms è sintetico ma eloquente nella scelta: s’inizia con Nänie per coro e orchestra op. 82 su testo di Friedrich von Schiller, per concludere con la Sinfonia n. 2 in re maggiore op. 73 passando per Schicksalslied per coro e orchestra, op. 54 su testo di Hölderlin. Opere che si legano insieme in un discorso dove tutto significa. E significa in un senso originario, autentico.
Perché non è la logica che occorre seguire in questo concerto, ma il suo timbro e la risonanza che negli animi scatena. La parola vera, nella quale il senso del linguaggio e il significato si raccolgono, trascendendo ogni rapporto razionale. Essa s’esprime in modo puro, con un suono che richiede di essere percepito per ciò che è, senza ricorrere a sistematizzazioni e fantasie razionalistiche che nulla intrattengono con l’ente. Questo dice Brahms, il Brahms di Savinio perfettamente colto da Noseda.
Direttore eccezionale, quest’ultimo, dotato d’un gesto armonico, fluido, dionisiaco. Al punto da sembrare di essere lui diretto dalla musica che esegue, tale l’intimità raggiunta con la partitura. Un rapporto metamorfico che ha dato la parvenza anche a tutti gli altri strumenti di essere toccati dalle note di Brahms. Un’interpretazione che ha permesso all’opera di esprimersi, di prendere vita, di volare per tutto il teatro, con libertà e senza forzature, ma sempre con precisione e giusta misura nell’intensità.
Quando la Sinfonia n. 2 si conclude, Noseda accenna col suo braccio alla fine di questa evocazione di Brahms. Poi chiude la partitura e la bacia. Un gesto simbolico, metafisico, dove autore e interprete esistono l’uno per l’altro fin quasi a coincidere, divenendo un’anima sola.

Pierluigi Pietricola

Ultima modifica il Lunedì, 17 Maggio 2021 08:58

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