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BARBIERE DI SIVIGLIA (IL) – regia Fabio Cherstich

"Il Barbiere di Siviglia", regia Fabio Cherstich. Foto Luca Del Pia "Il Barbiere di Siviglia", regia Fabio Cherstich. Foto Luca Del Pia

libretto di Cesare Sterbini
Musica di Gioachino Rossini
Direzione D'Orchestra Alessandro Bonato
Regia Fabio Cherstich
Scenografie Nicolas Bovey
Costumi Arthur Arbesser
Luci Marco Giusti
Maestro Del Coro Luigi Azzolini
Coro Ensemble Vocale Continuum
Orchestra Haydn di Bolzano e Trento
Conte D'Almaviva Pietro Adaini
Don Bartolo Fabio Capitanucci
Rosina Mara Gaudenzi
Figaro Gurgen Baveyan
Don Basilio Nicola Ulivieri
Berta Francesca Maionchi
Fiorello Gianni Giuga
Ufficiale Gianni Giuga
Ambrogio Julien Lambert
Allestimento Fondazione I Teatri di Reggio Emilia e Fondazione Teatro Comunale di Modena
Stagione d'opera 2024-2025 Fondazione Haydn  Stiftung
Trento, Teatro Sociale 31 gennaio 2025

www.Sipario.it, 3 febbraio 2025

Un titolo del grande repertorio lirico, quello che costituisce il nerbo dei cartelloni dei teatri lirici di tradizione, è approdato al Teatro Sociale di Trento nella stagione lirica 2024-25 approntata dalla Fondazione Haydn di Bolzano e Trento. Il 31 gennaio, con replica pomeridiana domenica 2 febbraio, é andata in scena Il Barbere di Rossini nell' allestimento prodotto dalla Fondazione I Teatri di Reggio Emilia e Teatro Comunale di Modena tra il 2021 e il 2022 per la regia di Fabio Chrestich. E cosi dopo il periodo della sperimentazione sull'opera contemporanea con Opera 20.21 curata da Matthias Lošek, la gestione di Giorgio Battistelli cerca di riannodare i fili di una rete per recuperare un pubblico regionale che aveva perso il contatto con il mondo del melodramma senza comunque tralasciare titoli che hanno segnato il passaggio verso la modernità del linguaggio musicale. E' stato per il dittico Puccini/Schoenberg, e lo sarà con l'immediato Satyricon di Bruno Mderna, annunciato a metà febbraio, per poi ritornate alle origini del melodramma con il Giulio Cesare di Händel. In questo modo in quattro passaggi si possano cogliere anche le varie trasformazioni vocali e strumentali intercorse nella storia dell'opera lirica. Il tutto esaurito nelle due rappresentazioni ha dato ragione a questa scelta, riportando a teatro un pubblico variegato tra abbonati alle stagioni sinfoniche, musicisti professionisti, appassionati di teatro, e tanti giovani dalle istituzioni di formazione sia della città di Trento che della provincia. Pubblico che ha accolto con entusiasmo questo Barbiere di Siviglia ideato da Fabri Chrestich, uno spettacolo che si è fatto apprezzare proprio per una ambientazione surreale e fantasmagorica piena di colori. Un gran circo, questa produzione, infatti ideata dal suo team creativo assieme allo scenografo Nicolas Bovey con i costumi di Arthur Arbesser, che presta attenzione al linguaggio artistico immersivo, di pura evasione. Del resto è il regista medesimo che chiarisce questa sua predisposizione per una creazione folle, fuori dai clichées perché “la cosa peggiore che può capitare a un artista è essere schiavo dei modelli”. Un meccanismo teatrale che voleva ricostruire un ingranaggio ad orologeria per dar corpo all'irresistibile "follia" della musica. Transitano, infatti, sul palco pedane elevabili, pianoforti volanti, giocattoli giganteschi e un'infinita gamma di attrezzeria rielaborata in modo fantasioso e sorprendente, forbici al neon che camminano, occhio gigante che tutto osserva il tutto, cartelli e simboli che rimandano o rievocano la vicenda in atto. Non mancano gli immancabili figuranti tuttofare, attrezzisti, acrobati, videoreporter, portabandiere sempre in movimento in continua interazione con i personaggi, che hanno però contribuito a caratterizzare l'andamento dei gesti in palco come una continua slapstick a cui ha dato man forte l'Ambrogio, servo muto del mimo, del mimo Julien Lambert, tra continue cadute, scivolate, finte corse. I personaggi sono in costumi sgargianti come usciti da un libro per bambini in una lettura fuori dal tempo e dallo spazio del libretto e volutamente esagerati con elementi riferibili a epoche e stili diversi. Il Conte, viso imbiancato dal trucco, indossa una parrucca settecentesca e una marsina a righe bianche e gialle; Figaro, in sgargiante costume verde e rosa, tra un torero e tamarro in maschera, Rosina ha un abito stilizzato da bambina fantasy, Bartolo veste un completo gessato grigio da “dottore” e giacca da camera e pantofole dei giorni nostri e Basilio che mantiene la sua lunga livrea nera d’ordinanza ma ha la faccia tinta di rosso, tanto per colorare un po', per aggiungere quell'aria "mefistofelica" che appartenere alla tradizione. In tutto questo caos organizzato dove tutto deve scorrere con i propri ritmi, la direzione di Alessandro Bonato, fresco di nomina a direttore principale dell'Orchestra Haydn di Bz e Tn, tiene in pugno la fantasiosa combriccola di palcoscenico con attenzione e puntiglio offrendoci una scelta interpretativa che non oltrepassa i limiti della comicità rossiniana misurata, ma perfettamente a tempo nelle modalità teatrali. Si prende i suoi spazi nei momenti sinfonici e musicali creando sospensioni ad hoc e accelerazioni ritmiche dove è possibile. In palco è stato coadiuvato da un ottimo cast ben assortito. Punta di questa produzione il tenore Pietro Adaini, come Conte d'Almaviva: la sua voce da tenore di grazia, rivestita di morbidezza, e capace di espandersi in acuto e in agilità, ha restituito un personaggio ricche di sfaccettature, tra travestimenti giocati sul duplice piano di amoroso patetico e autoritario intrigante. Degna accoppiata con il Figaro di Gurgen Baveyan. Il baritono ha dato dimostrazione di possedere un timbro molto svettante che ha dato al personaggio un impronta giovanile e furbesca, centro attorno al quale ruota la commedia. Molto intrigante il mezzosoprano Mara Gaudenzi una Rosina di voce piena e agile e leggera che rivela, il personaggio indipendente e sagace, che si cela nei panni di una fanciulla che entra in scena con un cavallo a dondolo, vestita del tipo "alla marinara" e pronta alla fine al vestito di nozze. Meno risolto il Bartolo di Fabio Capitanucci, in affanno nei momenti di sillabato rossiniano, più a suo agio nel canto lineare; dal punto di vista registico il personaggio meno riuscito con una lettura più improntata alla farsa. Elegante nel canto, il Basilio di Nicola Ulivieri, che ha portato a casa sua, lui trentino, la sua ricca esperienza internazionale per questo personaggio definito con misura e pacatezza, dando la giusta dimensione di intrigante nell'aria della Calunnia e giocando in maniera sorniona con don Bartolo e alla scena finale dell'opera. La voce piena e ben impostata di Francesca Maionchi ha delineato una governante Berta giovanile e scaltra. Bravo Gianni Giuga nei ruoli di Fiorello e poi di un ufficiale, artista ormai sempre più presente sulle scene liriche trentine. D'esperienza gli interventi del Coro Ensemble Vocale Continuum diretto da Luigi Azzolini. Nella sua professione di direttore di coro d'ambito lirico, ha diretto le tre produzioni del Barbiere di Siviglia che si sono succedute a Trento nel 1998, 2013 e l'attuale.

E come si diceva: teatro al completo, successo pieno, applausi continui a scena aperta, da parte di un pubblico variamente giovane.

Federica Fanizza

Ultima modifica il Domenica, 09 Febbraio 2025 16:09

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