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BÉATRICE ET BÉNÉDICT - regia Damiano Michieletto

"Béatrice et Bénédict", regia Damiano Michieletto "Béatrice et Bénédict", regia Damiano Michieletto

Opéra-comique in due atti
Musica di Hector Berlioz
Libretto di Hector Berlioz, da Molto rumore per nulla di William Shakespeare
Don Pedro Nicola Ulivieri
Claudio Yoann Dubruque
Bénédict Julien Behr
Léonato Gérald Robert-Tissot
Héro Benedetta Torre
Béatrice Cecilia Molinari
Ursule Eve-Maud Hubeaux
Somarone Ivan Thirion
Mimi: Amedeo Podda (scimpanzè), Alessandro Percuoco (Adamo), Miryam Tomè (Eva), Simone Campisi, Fabrizio Carli, Luca De Rinaldo, Humberto Jimenez Rios
Maestro concertatore e direttore d’orchestra Donato Renzetti
Regia Damiano Michieletto
Scene Paolo Fantin
Costumi Agostino Cavalca
Coreografia Chiara Vecchi
Luci Alessandro Carletti
Nuovo allestimento dell’Opéra de Lyon
in collaborazione con la Fondazione Teatro Carlo Felice di Genova
Prima rappresentazione in Italia
Orchestra, Coro e Tecnici dell’Opera Carlo Felice Genova
Maestro del Coro Claudio Marino Moretti
Genova, Teatro Carlo Felice, 28 ottobre 2022

www.Sipario.it, 4 novembre 2022

Prima nazionale, questa Béatrice et Bénédict di Hector Berlioz presentata a Genova come spettacolo inaugurale della stagione 2022-23, realizzato in coproduzione con l'opera di Lyon dove fu rappresentata nel 2020 in assenza di pubblico.
Composizione breve in stile opéra comique (con dialoghi il lingua originale) ma che ha avuto una lunga gestazione: scritta tra il 1860 e il 1862, venne rappresentata al teatro di Baden Baden nel 1862, ma concepita ancora nel 1833 come "un'opera italiana molto divertente" derivata sulla commedia shakespreariana Misura per Misura. Idea accantonata e in più volte riprese fino al definitivo Béatrice et Bénédict, dove la trama originale venne ampiamente semplificata e diluita in una struttura drammaturgica essenziale da commedia di disimpegno. Il compositore francese, autore anche del libretto, mette in scena contese e quisquiglie amorose con una sottile polemica sull'amor fedele giocato sulla contrapposizione tra due coppie di giovani amanti, quella composta da Claudio e Hero, tradizionalmente legati alle apparenze dell'essere fidanzati, e il rapporto complesso, spigoloso e non dichiarato tra Béatrice e Bénédict. Il tutto ambientato in una Sicilia al tempo delle guerre contro i Mori.
Su questo dualismo di rapporti di coppia, Damiano Micheletto ha costruito la sua regia teatrale, puntando su uno spazio astratto, un non luogo senza alcun riferimento cronologico se non nella contemporaneità, creato da Paolo Fantin, con costumi di Agostino Cavalca e coreografia di Chiara Vecchi. Pone al centro della vicenda un personaggio creato ex novo da Berlioz, Somarone, maestro di cappella, marginale nel libretto, incaricato di comporre la cantata nunziale, ma qui destinato ad una sorta di deus ex macchina nel quale il regista proietta se stesso come cacciatore, o registratore, di suoni,(una sorte di documentarista e testimone di queste vicende di amore) forse la parte più debole dell'allestimento che inserisce le ormai desuete comparse in vestiti fine anni 50 e gli immancabili addetti a spostare e riposizionare attrezzature tecniche in palco come azione sceniche di riempimento. Chiara invece è la lettura di fondo sulla sua idea di amore e di relazione di coppia che fa emergere dalla trama della composizione di Berlioz. Mettendo in scena delle farfalle che vengono deposte in urne, uno scimmione (l'istintività primordiale), il giardino dell'Eden con Adamo ed Eva (l'amore primordiale e naturale), nelle quali le coppie si immergono alla ricerca della loro identità. Amore convenzionale che ingabbia gli affetti, un amore istintivo che non troverà mai stabilità affettiva "sicuri di odiarci, si per oggi la tregua è firmata" è la degna conclusione di questa commedia. I dialoghi prevalgono sulla parte musicale e questo ha fatto da tornasole alle capacità attoriali degli artisti in scena. A Genova è stato presentato un cast di giovani d'esperienza. Della coppia protagonista, Béatrice è stata gestita dal mezzosoprano Cecilia Molinari con estrema razionalità vocale, nelle parti recitate come nel canto, certa dei suoi mezzi vocali che assumono toni morbidi e che puntano alla coloritura delineando un personaggio essenzialmente indipendente e libera nelle scelte. Sua la grande scena e aria del secondo atto di dichiarazione d'amore. Convincente e corretto il Bénédict del tenore Julien Behr che fa emergere la costante incertezza e dubbi verso se stesso nei confronti dell'amore verso Béatrice.
Ben riuscita il soprano Benedetta Torre, nel ruolo di Héro, controparte, alle prese con una aria tutta di agilità "Je fais le voir!". Il basso Nicola Ulivieri si presenta d'autorità nel ruolo defilato del generale Don Pedro, una parte prevalentemente parlata con brevi inserimenti di canto. Il resto del cast, Yoann Dubruque (Claudio), Eve-Maud Hubeaux (Ursule), Ivan Thirion (Somarone), Gérald Robert-Tissot (Léonato) restituiscono ottime caratterizzazioni ai loro personaggi.
Del resto, Donato Renzetti alla guida dell'orchestra del Carlo Felice. ha delineato un piccolo gioiello che riesce a riassumere le caratteristiche musicali del compositore francese. A tratti emerge uno stile antico, ricordato anche dalle indicazioni dei numeri di scena quali Siciliana, epitaliamo grottesco, rondò, notturno, improvvisazione, marcia nunziale. Poi si è sommersi dalle vulcaniche invenzioni musicali di Berlioz graffianti e piene di lirismo, una summa di ascolti di stili, considerando che questa è la sua ultima composizione.
Bene il coro diretto da Claudio Marino Moretti, che in scena è un oggetto ad uso e consumo del personaggio di Somarone.
Serata inaugurale da tutto esaurito con un pubblico variamente composito, che andava dalle autorità cittadine agli studenti delle scuole, che ha decretato un successo convinto alla produzione, anche Damiano Micheletto si è meritato la sua dose di applausi, qualche sparuto dissenso, ma subito rientrato.

Federica Fanizza

Ultima modifica il Domenica, 06 Novembre 2022 20:20

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