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ADRIANA LECOUVREUR - regia Frederic Wake-Walker

"Adriana Lecouvreur". Foto Michele Monasta, Teatro del Maggio "Adriana Lecouvreur". Foto Michele Monasta, Teatro del Maggio

Commedia-Dramma di Eugène Scribe e Ernest-Wilfrid Legouvé
Ridotta Opera in quattro atti per la scena lirica da Arturo Colautti,
Musica di Francesco Cilea
Copyright ed edizione Casa Musicale Sonzogno di Pieo Ostali, Milano
Prima rappresentazione: Milano, Teatro Lirico, 6 novembre 1902

Direttore Daniel Harding
Regia Frederic Wake-Walker
Scene Polina Liefers
Costumi Julia Katharina Berndt
Luci Marco Faustini
Coreografia Anna Olkhovaya

Personaggi e interpreti
Adriana Lecouvreur María José Siri
Maurizio, Conte di Sassonia Martin Muehle
La principessa di Bouillon Ksenia Dudnikova
Michonnet Nicola Alaimo
L'abate di Chazeuil Paolo Antognetti
Il principe di Bouillon Alessandro Spina
M.lle Jouvenot Chiara Mogini
M.lle Dangeville Valentina Corò
Quinault Davide Piva
Poisson Antonio Garès
Un maggiordomo Michele Gianquinto
Danzatori
Anna Olkhovaya, Chiara Ferrara, Erika Rombaldoni, Giulia Mostacchi, Sebastiano Marino, Matteo Zorzoli

Coro e Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino
Maestro del Coro Lorenzo Fratini
Firenze, teatro del Maggio Musicale Fiorentino, 3 maggio 2021, ore 19 (3a rappresentazione)

www.Sipario.it, 6 maggio 2021

Il titolo inaugurale dell'83a edizione del Maggio Musicale 2021 era in programma da quasi un anno, contestualmente con la pubblicazione della Stagione lirica e Concerti 2020-2021. E cosi non si è fatto cogliere di sorpresa la macchina organizzativa delM aggio quando il governo a fin aprile ebbe ad annunciare che le attività teatrali potevano riprendere in presenza nelle regioni che rientravano in "zona gialla". Come previsto da calendario, il 26 aprile, il pubblico ha potuto rianimare gli spazi del Nuovo Teatro Comunale, debitamente contingentati (500 posti pari al 50% della capienza complessiva disponibile) con il concerto diretto da Daniele Gatti e il giorno successivo con la ripresa degli spettacoli d'opera. l'Adriana Lecouvreaur di Francesco Cilea ha visto la luce come da calendario, con variazioni nella locandina sia per quanto riguarda la regia che doveva essere affidata al controverso regista tedesco Jürgen Flimm mentre è stata affidata in brevissimo tempo al giovane regista inglese Frederic Wake-Walker. Confermata Maria Josè Siri come protagonista, al Maurizio di Sassonia diFabio Sartori è subentrato il tenore brasiliano Martin Muehle, come nella principessa Boullion, all'annnciata Ekaterina Gubanova, la giovane russa Ksenia Dudnikova.
Delle sostituzioni forse ne ha giovato la direzione musicale e scenica in una sostanziale uniformità di vedute tra direzione musicale del giovane inglese Daniel Harding (protagonista degli eventi musicali di questo aprile al Maggio) e l'allestimento di Wake-Walker, ambedue alle prese per la prima volta con un simile titolo alquanto desueto nel repertorio italiano, e si sono attenuti sostanzialmente ad una lettura onesta e lineare sia della partitura che della vicenda del libretto. Un titolo impegnativo questo titolo di Cilea, legato a doppio filo al mito della prime donna in sena. Protagonista, infatti una diva del teatro della Comédie-Française del XVIII, amante di Voltaire stesso; alla quale Ernest Legouvè e Eugène Scribe le dedicarono un dramma, rappresentato nel 1849 per l'attrice principale proprio di quel teatro parigino, Elisabeth Rachel Felix: ma fu Sarah Bernhardt a indentificarsi totalmente in Adrienne sia scena, nel 1908 che in pellicola, nel 1913. Il compositore Francesco Cilea (1866) si innamorò del personaggio che in Italia assunse le fattezze di Eleonora Duse, rivale sulle scene proprio di Sarah Bernhardt. Arturo Colautti gli fornì il libretto; il compositore impiega tre anni per le musiche tra Firenze e Fiesole e finalmente a Milano, al Teatro Lirico (destinato a ospitare i lavori della "Giovane scuola" dell'opera italiana) il 6 novembre 1902 Adriana Lecouvreur debuttò trionfalmente. Jules Massenet si congratula con Cilea "amo la vostra musica; la vostra orchestrazione è così pulita, così espressiva, così cangiante; quel sentimento pittoresco accanto all'espressione drammatica!" parole che fanno da contrasto alla laconicità pucciniana: "voglia gradire i miei rallegramenti sinceri per il bel successo ottenuto coll'Adriana". Immediatamente fece il giro del mondo, approdando nel 1907 al Metropolitan con protagonista Lina Cavalieri per sparire ben presto dalle scene teatrali per riapparire verso gli anni '30 titolo guida per quelle vocalità lirico spinte e voci robuste come di attori che sappiano dare pathos e teatralità affinché l'opera faccia breccia nel pubblico che la riconosce per quei momenti in cui la protagonista non gioca a far l'attrice ma interpreta se stessa, "Io son l'umil ancella" e "Poveri fiori". Una questione di gusti musicali e culturali come di scelte interpretative per una composizione nata in un periodo in cui la cultura italiana si muoveva tra il Liberty floreale e il Simbolismo di maniera. E' sbagliato considerare Adriana un'opera verista, anche se nasce negli stessi anni in cui si affermò tale estetica priva come è dell'enfasi tipica di quel genere, mentre è piena di delicatezze armoniche e di sfumature strumentali che l'avvicinano più a certe trasparenze dell'impressionismo francese. Harding ha gestito la partitura cercando di far emergere dalla scrittura di Cilea i momenti più lirici, ma anche i modelli musicali di questo inizio Novecento, senza prestarsi all'enfasi dei momenti più ariosi e drammaticamente costruiti (scena dello scontro da Adriana e la principessa di Bouillon), mostrando attenzione ai volumi dell'orchestra senza che questa prevaricasse sulle voce nelle parti più drammatiche. Un onesto lavoro di concertazione, nulla di più, per questo giovane direttore, certo di fama internazionale nel repertorio sinfonico per il suo ordine e pulizia, ma ancora da formarsi nell'ambito lirico dove spesso si richiede una certa personalità interpretativa. Così le voci si sono affidate di più alla gestione scenica dei rispettivi personaggi. Maria Josè Siri, Adriana, reduce dalla recentissimo debutto nell'opera a Las Palmas, ha dimostrato di possedere potenti mezzi vocali, buona resa delle parti acute ma le sfugge spesso il cantato, tende a incupire la voce nelle le frasi "recitate", importantissime per lo svolgersi dell'azione. Complice forse una regia che non si è addentrata nei personaggi, le è mancata una illuminante definizione del personaggio mostrando buona volontà sostanziale nell'approccio al complesso personaggio che necessita però di autorità e carisma interpretativo. Se Adriana è la protagonista, suo alter ego è Michonet, direttore della Comedie, funzionale testimone oculare del suo essere attrice. Bravo in tutti sensi il baritono Nicola Alaimo, che ha definito il personaggio dal punto di vista vocale che recitazione definendo l'amarezza di un amore vissuto da "dietro le quinte" sempre in bilico tra il recitato nelle parti di racconto e il canto nei momenti di dialogo affettuoso con la protagonista. Riuscita l'interpretazione della principessa di Bouillon fatta da Ksenia Dudnikova imponendosi sia nella sua scena "Acerba voluttà" che nel duetto-duello con Adriana reso con accesi accenti e con giusta cattiveria e autorevolezza nel canto. Pregevole, nell'idea della registica il principe di Bouillon di Alessandro Spina che lo fa diventare un gran giocatore di ruolo tra moglie e amanti e in questo caso ben accompagnato e in perfetta sintonia con il petulante Abate di Chazeuil di Paolo Tognetti, dotato questi di una bella linea di canto leggera e impostata. Il punto debole di questa produzione di Adriana, ma sembra ormai una costante nel momento in cui si "osa" mettere in scena questo titolo, nella penuria attuale di voci tenorili spinte e drammatiche, è stato il tenore Martin Muehle che ha dimostrato di possedere vigore vocale ma senza grande finezza. Semplice ed essenziale, e per nulla nuova, la regia Frederic Wake-Walker che ha giocare col teatro nel teatro come caratteristica del libretto medesimo, ambienta in un Ottocento salottiero e teatrale nel contempo, amplificando ed esasperando la gestualità attoriale dei cantanti, come si percepisce dalle immagini di epoca, facendoli agire in una semplice struttura mobile che si presentava alternativamente un retroscena, scena, giardino e teatro per la famosa scena del ballo del atto III ambientata nel palazzo di Bouillon. Le scene di Polina Liefers, i costumi di Julia Katharina Berndt e le coreografie di Anna Olkhovaya hanno rievocato una semplice macchina teatrale rievocativa di un teatro all'antica italiano con l'inserimento delle maschere della commedia dell'arte. Ci sta ance la morte in piedi di Adriana, “Sciolta da duolo io volo, io volo come una bianca colomba stanca, al suo chiaror” Completavano il cast (M.lle Jouvenot Chiara Mogini, M.lle Dangeville Valentina Corò, Quinault Davide Piva Poisson Antonio Garès, Un maggiordomo Michele Gianquinto) gli allievi dell'Accademia di Canto del Maggio Musicale. Successo sincero e manifestazioni d'affetto per Daniel Harding come per tutti gli artefici dello spettacolo. Pubblico poco numeroso anche in confronto ai pochi posti disponibili per questa terza recita, rispetto a quanto avevano fatto ben sperare, per la ripresa della voglia di teatro, le due precedenti rappresentazioni. Il desiderio di teatro si scontra ancora tra timori e coprifuochi e magari attuando nuovi sistemi di reclutamento di pubblico, mancando ancora le presenze internazionale.

Federica Fanizza

Ultima modifica il Martedì, 11 Maggio 2021 07:54

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