Massimo Sgorbani Si può Innamorarsi dello spavento, si può. Ed è quanto raccontano con poetica e straziante drammaticità Blondi, Eva e Magda e lo spavento di Massimo Sgorbani, tre testi di assoluto nitore e che raccontano il fascino che può esercitare il male. Lo 'spavento' non è altro che Adolf Hitler, ad essere sedotte sono il cane Blondi, Eva Braun, e Magda, moglie di Goebbels, che condivise col capo del nazismo il suicidio finale. Blondi nasce dall'osservazione delle fotografie che ritraggono Hitler, Eva Braun e il loro pastore tedesco, probabilmente Blondi. Immagini di una normalità sconcertante se messa in relazione con ciò che Hitler ha rappresentato per la storia del Novecento e per la storia in generale. Ecco allora che Blondi è il flusso di coscienza canino di una fedeltà sensibile «trascrizione del sentire di una bestia che percepisce la realtà e si mette in rapporto con questa sul piano della materia e dei cinque sensi – si legge nell'introduzione firmata da Roberto Canziani -. Ama il suo padrone in una forma di sottomissione biologica e comportamentale che nasce dal suo essere cane». Blondi messo in scena con acume e intelligenza da Renzo Marinelli e interpreato da una sempre ottima e intensa Federica Fracassi è un esempio di drammaturgia scritta con cercello e cuore, ricca di eco poetiche e di pensiero. In Eva la Braum interloquisce con Mami di Via col vento, ne fuoriesce una commistione di suggestioni al femminile che trasformano la moglie di Hitler in una inedita e inquietante Rossela o'Hara. Chiude la trilogia di Innamorate dello spavento Magda, testo dedicato alla moglie/sacerdotessa di Goebbels che immolò se stessa e i figlia al culto del Fhurer, all'amore per il capo, per Hitler. Terrificante come l'atto di una madre che uccide i suoi figli. Innamorate dello spavento è un pugno allo stomaco senza retorica e con un surplus di poesia che toglie il fiato. Nicola Arrigoni |