a cura di Stella Casiraghi IL METODO STREHLER - DIARI DI PROVA DELLA TEMPESTA SCRITTI DA ETTORE GAIPA Skira, 2012, pp. 167
Dal 6 marzo al 28 giugno 1978, giorno del debutto al Teatro Lirico di Milano: questo il cammino che il lettore percorre tappa a tappa sotto la guida di Ettore Gaipa il quale, con i suoi diari di prova della Tempesta nell'allestimento di Giorgio Strehler, offre l'occasione di un viaggio inconsueto nel lavoro di un regista che non si conosce mai abbastanza e che mai cessa di sorprendere. Chi meglio di Gaipa avrebbe potuto compiere quest'impresa, avendo all'attivo, tra l'altro, l'interpretazione del Nostromo nella prima edizione de La tempesta, rappresentata nei Giardini di Boboli a Firenze nel 1948? Trent'anni dopo, dunque, eccolo impegnato a redigere un vero e proprio diario di bordo della nuova edizione che fa luce sulle diverse fasi alle quali hanno preso parte attori, tecnici e testimoni di passaggio, per non parlare delle emozioni condivise, delle osservazioni, dei commenti legati al memorabile allestimento di Strehler in cui la parte di Prospero viene affidata a Tino Carraro, reduce dalla sublime interpretazione di Re Lear, sempre sotto la direzione di Strehler, mentre Giulia Lazzarini dà corpo e voce ad Ariel e Michele Placido a Caliban. I diari delle prove sono anche testimonianza dell'impegno e della fatica fisica richiesta agli interpreti, sollecitati al massimo dal regista che non concede loro tregua, né la concede a se stesso. Tanto meno la concede allo scenografo Luciano Damiani, il quale si trova a gestire il traumatico trasferimento dell'allestimento dal Piccolo Teatro di via Rovello al Teatro Lirico di via Larga, assai più capiente della suggestiva sede originaria e tecnicamente più attrezzato, ma privo di quel calore e di quella 'umanità' che per il regista fanno la differenza. Nulla sfugge all'autore dei diari, che coglie ogni minima sfumatura, ogni dettaglio di quel momento straordinario tramandandolo a chi non ha avuto la fortuna di parteciparvi come interprete o di assistervi come spettatore. Del valore della sua presenza è ben consapevole lo stesso Strehler che lo ringrazia in una lettera riportata nel volume, in cui lo definisce: "...un testimone della nostra vanità, che ora è più povera". È il 13 gennaio 1993: "Addio, Ettore, il vuoto che lasci nei buoni è troppo grande", scrive il regista. È l'ultimo saluto ed omaggio ad Ettore Gaipa, scomparso pochi giorni prima.
Myriam Mantegazza
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