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Le Direttrici senza Orchestra - di Ilaria Giani

Le Direttrici senza Orchestra - di Ilaria Gianidi Ilaria Giani
LE DIRETTRICI SENZA ORCHESTRA
Lucca, LIM.Tascabili, 2020 pp. XXV+107 €18,00 
(TEATRO - Federica Fanizza)

Direttrice d'orchestra o direttore? Vestito maschile tra il classico frak e abito a giacca con pantaloni, o libertà di una mise da sera in lungo? La comparsa della direttrice d'orchestra Beatrice Venezi al Festival di Sanremo nell'edizione 2021 ha dato seguito ad una querelle sulla questione se è meglio per una donna qualificarsi direttore o direttrice d'orchestra. Lei ha optato per la definizione al maschile. Non le si sono risparmiate critiche, con relative obiezioni anche in merito alla qualità della sua carriera: forse tale assunto le costerà dal punto di vista professionale, ma certamente ha contribuito ad aprire una discussione sulla presenza femminile in un ambito particolare della pratica musicale, quale è la direzione d'orchestra.
Uscito nell'autunno del 2020 Direttrici senza orchestra, di Ilaria Giani (LIM - Libreria Musicale Italiana, 2020) apre una finestra sull' ambito della direzione d'orchestra praticata da donne compiendo anche un doppio percorso sulle problematiche del lavoro femminile e della discriminante nell'ambito delle professioni in Italia. La riflessione condotta dalla musicologa, rielaborazione della sua tesi di Laurea discussa a Cremona alla Facoltà di Musicologia e Beni Culturali dell'Università di Pavia, porta ad un'analisi complessiva sull’accesso alle professioni musicale con un’amara constatazione sulla persistenza tutta italiana di stereotipi che ancora colpiscono le donne che si accostano a nuove professioni ancora di predominio maschile. Può sembrare certo un titolo pessimistico, se prendiamo come riferimento il passato: donne sul podio se ne vedono sempre di più. Ma l’'impressione generale che le rappresentanti italiane nella pratica della conduzione di una orchestra siano ancora un passo indietro rispetto al panorama internazionale, se per qualificare la bravura di una direttrice d’orchestra occorre ricorrere ancora ad uso di linguaggi che enfatizzano la presenza femminile sul podio con formule stereotipate, a discapito di una comunicazione sobria che renda conto del genere delle direttrici senza però ridicolizzarle o ricondurle ad una dimensione di eccezionalità. Tra degli addetti ai lavoro nel mese di aprile ha fatto notizia del debutto al Teatro Comunale di Bologna, in streaming, la direttrice d'orchestra ucraina Oksana Lyniv, prima donna nella storia ad inaugurare il 25 luglio prossimo il Festival di Bayreuth con Der Fliegende Hollander (L'Olandese volante). Consolida la sua fama Joana Mallwitz, trentatreenne direttrice d’ orchestra tedesca, che nel 2019 ha ottenuto il premio “Dirigent des Jahres” dalla rivista Opernwelt, considerato come il più significativo tra i riconoscimenti critici attribuiti nel mondo teatrale tedesco dalla stampa specializzata ed è approdata al festival di Salisburgo 2020 con conferma per il corrente 2021. Aggiungiamo che per elogiare la sua direzione nel titolo mozartiano Così fan tutte al Festival di Salisburgo si è scritto su un insospettabile quotidiano italiano che la direttrice è stata brava perché dirigeva come un uomo. Certamente in perfetta buona fede, ma comunque è una conferma implicita di come sia difficile perseguire, qui in Italia, un altro linguaggio di giudizio oltre che il dirigere sia qualcosa prettamente maschile e che le donne possono al massimo imitarli come se non avessero una propria dignità di podio. Esiste la percezione che una donna deve essere molto più brava di un uomo per mantenere il ruolo al di sopra dell’orchestra, per essere accettata e seguita, ed essere un bravissimo musicista al di sopra di qualsiasi dubbio. Eppure podi al femminili sono passati nelle stagioni musicali della penisola, se fino al 2017 (dal 2009) la cinese Zhang Xian è stata direttore musicale dell'Orchestra La Verdi di Milano. E che raramente leggiamo i loro nomi nei calendari delle stagioni sinfoniche italiane nonostante non ne manchino sulla scena musicale italiana e internazionale: Silvia Massarelli, Margherita Colombo, Gianna Fratta, Carla del Frate, Elisabetta Maschio, Luisa Russo, Nicoletta Conti, Denise Fedeli, Caterina Centofante, Speranza Scappucci in rappresentanza di tante altre, che in ordine sparso vediamo poco comparire i loro nomi nelle locandine, come nella cronaca di settore. Possono contare quelle italiane su una loro pagina Facebook https://www.facebook.com/universodirettriciorchestraitaliane/ che le riporta tutte. Ancora dominante è la tendenza a voler presentare una donna a capo di una orchestra sempre come una prima volta anche se queste prime volte su un palcoscenico italiano risultano poi tante volte, forse perchè la funzione direttoriale è ancora carica di metafore mistiche e militari, come immagine e simbolo di capacità di comando. Claire Gibault diresse all'Opera di Roma nel 1986; quando venne chiamata a Milano alla Scala venne definita come la prima donna a dirigere un'opera, medesimo appellativo nel 2008 quando sul podio Scaligero venne chiamata Marin Aslop. Gianna Fratta è stata la prima donna italiana a dirigere all’Opera di Roma. E ancora si annunciò novità nel 2011 quando la finlandese Susanna Mälkki, diresse l'opera Quartett di Francesconi, così come nel 2019, con lo stesso tono di sorpresa, venne annunciata la lituana Mirga Gražinytė-Tyla, direttrice musicale del Salzburger Landestheater e adesso della City of Birmingham Symphony Orchestra. Meglio straniere come se l’essere italiane, pregiudichi una scarsa preparazione nell’arte della direzione. Eppure l'italiana Speranza Scappucci è una presenza costante sia in Italia che all'estero. Come si concilia questo immaginario legato alla superiorità intellettuale del direttore d'orchestra all'immaginario femminile che pone la donna in posizione nonostante tutto, in posizione subalterna o all'ambito della cura? Nei complessi orchestrali la presenza femminile è una costante, ma ancora legata ad alcuni settori di organico, archi, piuttosto che ottoni, arpa piuttosto che percussioni: anche qui vige ancora una pratica di genere allo studio strumentale. Il posto in orchestra assicura una certa stabilità, se pur precaria, di impiego, per la direzione orchestrale occorre aver predisposizione e disponibilità alla mobilità che si scontra sulle problematiche di cura domestica che ancora ricadono sull’elemento femminile di una famiglia. Il fatto che in relazione a un secolo fa le cose vadano meglio, non significa però che la situazione italiana sia rosea in senso assoluto. Eccezione l’Orchestra della Toscana che nel 2019 ha nominato la finlandese Eva Ollikainen direttore principale, Beatrice Venezi e l’italo-turca Nil Venditti, direttrici ospiti principali. La ricercatrice si pone delle domande sullo scarso coinvolgimento dell'elemento femminile nella direzione d'orchestra. Da dove ha nasce questa difficoltà di accedere al podio, ma, come abbiamo visto, che linguaggio usa la stampa per descrivere le donne che dirigono? Esiste un effettivo pregiudizio nei loro confronti? Infine, quali sono le difficoltà che si incontrano, in generale, nel mondo della direzione d’orchestra e in che modo esse influenzano il già tortuoso percorso che le donne affrontano per arrivare al podio? Questo libro cerca di rispondere a queste domande mettendo sul tavolo i tanti fattori responsabili della scarsa presenza femminile nel mondo della direzione d’orchestra, dove comanda una certa retorica maschile, ma che in Italia si amplifica sulla complessa difficoltà della donna di raggiungere posizioni apicali, perché, nell’immaginario collettivo, dirigere un'orchestra è raggiungere una posizione di comando per antonomasia come responsabilità su scelte che riguardano una collettività, quella dell’organico orchestrale. Se poi la discussione verte sulla terminologia se Direttore o Direttrice, e sul podio tutta l'attenzione cade su come si veste, se da uomo o da donna, siamo nel pieno delle argomentazioni sugli stereotipi. Le ricche citazioni bibliografiche permettono di ripercorrere anche la storia dei percorsi di superamento della discriminante di rappresentanza nel mondo musicale. Sono per lo più saggi dal mondo anglosassone, attento alle politiche di genere e alla discriminazione che in Italia anno fatto breccia agli inizi del nuovo Millennio con le ricerche di Silvia Girardi e Silvia Luraghi sulle discriminazioni di trattamento economico e di accessi alla carriera. In Italia l'interesse verso la situazione nazionale delle direttrici d'orchestra sì è manifestato nel 2003 con le ricerche della ricercatrice Lucia Navarrini dell'Atti dedicati a Carmen Campori Bulgarelli, direttrice d'orchestra italiana degli anni'50 che ha raggiunto una notevole notorietà internazionale, e con la cura di un convegno sulla direzione d'orchestra al femminile, per iniziativa della Commissione pari opportunità della Regione Toscana. Sono state iniziative che hanno dato seguito al progetto Bacchette rosa: azione positiva per offrire maggiori chances alle giovani musiciste nella direzione d'orchestra. Buone intenzioni alle quali però non è seguita la pratica dell'allargamento della presenza di bacchette donne nell'ambito dell'orchestre italiane. Del resto questa situazione è lo specchio di una società, quella italiana, dove in generale le donne devono sobbarcarsi il lavoro di cura per la scarsa propensione alla flessibilità dei ruoli e dei compiti in famiglia e questo le tiene lontane dal mondo del lavoro dove viene richiesta estrema mobilità e poca propensione alla stabilizzazione familiare. A questo dobbiamo aggiunge la problematicità cronica nostrana nell'ambito dell'organizzazione musicale di non fidarsi di sconosciti, se non sono "sponsorizzati", di puntare sul sicuro conosciuto a completamento di un circolo vizioso di esclusione di nuove leve nell’ accesso alla carriera musicale e lavorative apicali, e se donna, meglio cercare nell’ambito internazionale, come se di sottovalutasse il livello di preparazione delle nostre rappresentanti. La questione della presenta femminile nel mondo della musica e nel settore della direzione orchestra non diventa solo di genere ma sostanziale al di là di questione puramente verbale di Direttore o direttrice per comunicare "la professione".

Ultima modifica il Sabato, 01 Maggio 2021 13:09

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