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Il sogno del Minotauro. Il cinema di Terrence Malick - di Arianna Pagliara

Il sogno del montatura. Il cinema di Terrence Malick - di Arianna PagliaraArianna Pagliara
IL SOGNO DEL MINOTAURO. IL CINEMA DI TERRENCE MALICK
Historica, Cesena (FC), Euro 16.00, pp. 204

(CINEMA - Alberto Pesce)

Anche se forse più in Europa che negli USA, Terrence Malick, texano, è un autore di culto. Gli si ammira quella personale marcatura del suo cinema, nel linguaggio di un respiro più musical-lirico che narrativo, e nei temi dalle complesse prospettive nutrite di ideologici sottofondi di pensiero. Vi applica la propria ferratissima acribia critica anche la giovane studiosa romana Arianna Pagliara. Anzitutto, in premessa, a gradienti in una visione spettroscopica su un malickiano “universo sospeso e rarefatto”, coglie suggestioni ideomitiche di un pensiero filosofico che scende da Heidegger e Wittgenstein, soprattutto da Emerson, ma sempre con una visione filosofica che specie con voci fuori campo sta “nel generare domande più che nell’offrire risposte”, con moralità di sguardo anche nell’epica della violenza e della morte, in una via via cangiante dimensione spazio-temporale, magari dapprima con Badlands e I giorni del cielo “geometrizzabile”, più in là con The Tree of Life trasfigurata “in un magma fluido e pulsante”, in ogni caso con immaginario che agisce “sul piano percettivo prima che su quello intellettuale”.
Di riflesso, la Pagliara poi, per una minuziosa analisi di contenuti, forme, ascendenze, connessioni, zoomma sui singoli film, Badlands road-movie e paesaggio,“già toccato dal vento fresco della Nouvelle Vague”, I giorni de cielo con referenze iconografiche alla Hopper e alla Wyeth, La sottile linea rossa “sineddoche della guerra tout court e metafora del male”, The New World nel ‘600 idillio d’amore tra pellerossa Pocahontas e inglese John Smith, The Tree of Life tra lontane memorie d’angoscia e futuribile da giudizio universale una visione spiritual-terrestre che dilata il quotidiano, e To the Wonder nei suoi limiti e squilibri, per Malick scotto “della radicalità della sua poetica”.

Alberto Pesce

 

Ultima modifica il Martedì, 18 Novembre 2014 15:50

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