Irene Bignardi STORIA DI CINEMA A VENEZIA Marsilio, Venezia, euro 17.50, pp. 155 (CINEMA - Alberto Pesce)
Al di là di connotazioni architettoniche e coreografiche, c'è qualcosa di magico che fa di Venezia cinematografica location ideale di sogni, memorie, nostalgie. Ma Irene Bignardi non intende darne repertorio a centinaia di schede, ma con scrittura piacevolmente fluida trapuntare una ventina di titoli per giostrarvi all'interno, pizzicarvi con aneddotica gustosità, evocarvi "storie curiose, strane, bislacche, complicate, disastrose, avventurose, appassionanti". Comincia con Fred Astaire e Ginger Rogers nella hollywoodiana Venezia cartongesso di Cappello a cilindro e con La locandiera 1943 nel Cinevillaggio della Giudecca, interpreti Osvaldo Valenti e Luisa Ferida. E, al di là di Dieci inverni con immagini di una "Venezia diversa, marginale, ragazzesca, studentesca", conclude con 61 location veneziane di una scaletta apprestata da Susan Sontag per il Giro turistico senza guida. In mezzo, si distendono curiose divagazioni sulla scia di altri film. Tra gli altri, sono di Othello di Welles retroscene di un "mosaico di invenzioni, finanziamenti, location", in Senso anche quel notturno vagare di Livia Serpieri col futuro amante lungo "un itinerario che una astuta agenzia di vacanze intelligenti dovrebbe promuovere per i suoi clienti". in Summertime, anche "catalogo di chiese e di palazzi messi in posa", soprattutto Katherine Hepburn in un tempo d'estate "fioritura dei sentimenti e della sensualità", in Chi lavora è perduto come in Morte a Venezia e più di recente Pane e tulipani, un respiro "misterioso, cupo, nebbioso, sinistro di Venezia", per Woody Allen i tre amori cinematografici, Julia Roberts infilata tra Venezia e il Tintoretto, da Le ali della colomba di Henry James quel Le ali dell'amore, per la Bignardi "il film più rappresentativo dei rapporti tra James e la capitale lagunare".
Alberto Pesce
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