Mauro Giori LUCHINO VISCONTI. ROCCO E I SUOI FRATELLI Lindau, Torino, Euro 19.00, pp.245 Ricorrendo a documenti in buona parte inediti e reperiti in vari archivi, Mauro Giori rilegge "Rocco e i suoi fratelli" alla luce del suo contesto culturale. Dapprima si addentra lungo le complesse e tormentate "molte vite" di "un racconto a quattordici mani", scriminando apporti dei sette a vario titolo coinvolti in trattamenti, cancellature, elaborazioni, annotando come a differenza dei cinque in sceneggiatura (Suso Cecchi D'Amico, Enrico Medioli, Luchino Visconti, e il duo Pasquale Festa Campanile-Massimo Franciosa "sotto contratto con la Titanus"), e Vasco Pratolini partecipe del soggetto, Giovanni Testori sia lasciato ad una noticina di margine. Proprio sul nodo Testori, dopo aver fatto cronaca degli strascichi polemici, censori, giudiziari del film, si concentra Giori. Disserta sulle quattro fonti principali, Uno sguardo dal ponte di Arthur Miller, I Malavoglia di Giovanni Verga, Giuseppe e i suoi fratelli di Thomas Mann, L'idiota di Fjodor Dostoevskij. Ma in quinta battuta, allarga lo studio su racconti di Testori, da cui nonostante "Visconti appaia restìo a riconoscerlo", il film ricalca "episodi e porzioni dell'intreccio, in particolare la violenza subita da Nadia", di più ancora con "un'influenza che penetra nel tessuto poetico, ideologico e morale" del film. Etnografico "scontro di culture", stridore di personaggi non solo tra Nadia che "è la città. Milano", anche tra i fratelli situazionalmente in alternativa uno all'altro, mondo della boxe tra "degrado sociale e sessualità", resterebbe sempre forte la simbiosi tra Testori e Visconti "due facce della stessa medaglia", uno per l'altro strumentale per "un melodramma in chiave realistica e su sfondo contemporaneo" con "l'ambizione etica di commentare didascalicamente la realtà". Alberto Pesce |
Luchino Visconti. Rocco e i suoi fratelli di Mauro Giori
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