Claudio Bertolini e Luca Servini THRILLER ITALIANO IN CENTO FILM Le Mani, Genova, Euro 18.00, pp. 268
Sedicesimo volume di una "Storia del cinema" rivisitata attraverso i generi, quello del duo Albertini-Servini mette a fuoco il "thriller" italiano quale emerge dagli anni 60 quando di contro ad un contesto politico e culturale immobile e confuso, il nostro cinema si arrocca su alcuni generi di facile consumo. Accanto a bondismi d'avventura, western-spaghetti, pepla, musicarelli, fioriscono anche racconti ad enigma che, magari su climaterica scia di feuilleton popolari o di classici "gialli", non senza assimilazione di "crime story" ben radicati nella cultura anglosassone, si compiacciono di esasperare cupezze metropolitane, incubi adrenalinici, traumi d'infanzia. morbosità, violenze. Il ventaglio di 100 film parte da "germogli" di classico giallo (Il rossetto, 1960, di Damiano Damiani), un modello di suspense hitchockiana (L'orribile segreto del Dr. Hitchock, 1962, di Riccardo Freda), quel "capolavoro seminale" vademecum d'ogni realizzazione futura che è La ragazza che sapeva troppo (1963) di Mario Bava, e approda a Sotto il vestito niente L'ultima sfilata (2011) di Carlo Vanzina, raro esempio thriller in un ormai asfittico panorama di genere.. Ma, senza trascurare casi atipici firmati Brass, Bazzoni. Petri, Avati, Lizzani, Zampa, soprattutto tra le altre, trafila saggistico opere di maestri del genere, i due Bava, papà Mario e figlio Lamberto, Sergio Martino, Dario Argento, Umberto Lenzi, Lucio Fulci. In premessa, è Roberto Della Torre ad inquadrare storicamente il thriller italiano, e ne coglie "tradizione e identità" delineando ambientazioni per lo più metropolitane, figurazioni "misteriose e inafferrabili" di killer seriali, crudezze omicide, esibizioni erotiche, con uso parossistico di soggettive e dettagli inquietanti e non rare contaminazioni con altri generi.
Alberto Pesce
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