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VOLLMOND - coreografia Pina Bausch

Vollmond Vollmond Coreografia Pina Bausch

coreografia e regia di Pina Bausch
scene di Peter Pabst
costumi di Marion Cito
compagnia Tanztheater Wuppertal.
Al Théatre de la Ville di Parigi, fino al 24 giugno

Il Sole 24 Ore.com, 21 giugno 2007
L'acqua incessante nella notte di luna piena di Pina Bausch

Inizia con una bottiglia di plastica tenuta in mano da un uomo intento a catturare il suono nell'aria. Sorridendo entrano altri. E tutti, ondeggiando le proprie bottiglie vuote, col fischio prodotto danno vita ad una sorta di melodia. Faranno poi lo stesso con dei bastoni, frustando l'aria. Ma il suono costante che accompagnerà tutto lo spettacolo è quello acquatico. E', infatti, un trionfo d'acqua l'ultima creazione di Pina Bausch, "Vollmond" (Luna piena).

Come sempre negli Stuck (come lei stessa definisce le sue creazioni) predomina un elemento naturale: erano le foglie secche in "Blaubart", la terra in "Viktor" e nella "Sagra della primavera"; il legno delle grandi sequoie americane in "Nur Du"; il campo di garofani in "Nelken", i mattoni in "Palermo, Palermo", e così via. Elementi che fanno da mezzo dove si consuma l'eterna lotta tra i sessi, con la leggerezza e l'umorismo che contraddistingue l'ultimo periodo creativo della Bausch. In "Vollmond" è acqua vera quella che cade in continuazione dall'alto come pioggia battente. Che diventa fiume – nella vasca ricreata sul palcoscenico – da attraversare a nuoto, o con una barchetta di plastica, sguazzandoci coi piedi o perlustrandola in superficie lentamente come coccodrilli.

Acqua che, sempre i ballerini, si buttano addosso e l'un l'altro raccogliendola con dei secchi, in una battaglia che è atto liberatorio e gioco infantile. Vi danzano dentro nella quiete di quel rigagnolo, o nella risacca dell'urto simile ad un'onda creata dagli stessi danzatori nell'atto di infrangerla sull'enorme scoglio a grotta che domina la scena. Roccia che rimanda ad un meteorite abbattutosi sulla terra in una notte di luna piena, venuto a influenzare e stravolgere i ritmi e gli equilibri comportamentali fra gli esseri umani. Nello scatenarsi di innumerevoli gags piene di brani parlati e di musica sempre varia e potente, si celebra, ancora una volta con la Bausch, la coppia nei suoi rituali amorosi, nelle piccole violenze quotidiane e nei dispetti maniacali, negli approcci e nelle schermaglie, negli abbracci espressi o rifiutati, nelle sfide da ingaggiare per dimostrare di esistere. Sempre, comunque, alla ricerca di amore, di un contatto umano da conquistare. E poter trattenere.

Si salta sulle sedie e si assume la stessa forma per far sedere la partner, ci si bacia di corsa, si offre un'arancia al pubblico in segno di fame, si spreme un limone per dire che "oggi sono aspro". Gli uomini sono creature fragili e ansiose, mentre le donne hanno il piglio da dominatrici. Si tira al bersaglio con la pistola e il bicchiere sulla testa; si tracciano col gesso i segni dei piedi e delle mani per terra e sulla parete, unico modo, forse, di conoscenza dell'altro; si depositano delle piccole pietre sul corpo del partner, o dei pezzi di carta come garza per tamponare le ferite. Negli urti rabbiosi dell'acqua in eleganti abiti da sera, nelle corse per prendersi e abbandonarsi, così come nel divertente e reciproco spruzzarsi gocce d'acqua dalla bocca, o nel vagare come sonnambuli sullo scoglio per poi accorgersi che non si è gli unici, la danza ritorna predominante, voluttuosa e unica: nei movimenti ondeggianti e furiosi delle lunghe chiome bagnate che prolungano i gesti delle braccia, nelle scivolate corali a terra, nelle ritrovate coreografie di gruppo.

Ma soprattutto nei magnifici ed estenuanti assoli. Come quello di Dominique Mercy, icona della Bausch, che dall'iniziale incedere clownesco trasforma la sua danza in una struggente materia di sofferenza; o quello della irresistibile Nazareth Panadero col suo lungo abito rosso che vuole anche impressionare prendendo dei pezzi di vetro per dimostrare che non ci si fa male; o, ancora, del frenetico Rainer Behr nelle sue velocissime scorribande bagnate. Il successo clamoroso del debutto di "Vollmond" lo scorso anno a Wuppertal, si sta ripetendo ora nella trionfale tournèe parigina. Successo che sicuramente si ripeterà anche a Venezia al Teatro La Fenice dove la sacerdotessa del Tanztheater è attesa in luglio, dal 12 al 15, con un altra titolo, "Agua", spettacolo nato in Brasile, che approda per la prima volta in Italia nella città acquatica per eccellenza.

Giuseppe Distefano

Ultima modifica il Venerdì, 11 Ottobre 2013 12:11

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