coreografia Sofia Nappi
in collaborazione Paolo Piancastelli, Adriano Popolo Rubbio
danzatori Paolo Piancastelli, Adriano Popolo Rubbio
assistente alla coreografia Glenda Gheller
costume design Adriano Popolo Rubbio
realizzazione costumi Adriano Popolo Rubbio, Adelaide D’Ago
luci Alessandro Caso
musiche Gurevitsch, Martines Serrano, Thornato (feat. The Spy Spy from Cairo), Casalis, Goldenthal
produzione Komoco
coproduzione Festival Danza in Rete – Fondazione Teatro Comunale Città di Vicenza
con il sostegno di Oriente/Occidente,Centro Coreografico Nazionale/Aterballetto
residente a progetto presso il Centro di Rilevante Interesse Nazionale per la Danza Scenario Pubblico/CZD
Festival Danza in Rete 2025 - Danza in Rete Off
Schio (Vicenza), teatro Civico – Prima nazionale e coproduzione 12 aprile 2025
Un Io e un altro, Le due Frida, di Frida Kahlo, dipinto realizzato dalla pittrice messicana nel 1939 fa da sfondo e richiamo, ispirazione, appropriata a questo lavoro di danza contemporanea della coreografa Sofia Nappi, messa in scena assieme ai fidi collaboratori (e danzatori del lavoro) Paolo Piancastelli e Adriano Popolo Rubbio. The Fridas esplica in una durata anche abbastanza breve di un balletto seducente, elegante, la personalità doppia che torna prepotentemente singola, ovvero si rafforza per un singolo percorso a venire, prossimo. Sofia Nappi guarda a Frida Kahlo e al suo vivere doloroso con un certo affetto, in qualche modo lo scompone e lo ricompone svelandolo in un duetto che sa regalare anche una certa sinuosità. Una e due, la Frida di Nappi è un tentativo di rafforzare l’identità, di farla una e propria sebbene in un confronto presente con la sua seconda, la doppia. Nelle movenze sinuose, nei movimenti danzanti leggeri e tecnici, in quegli slanci d’intesa che i due (le due personalità) si lanciano c’è tutta una ricostruzione di un ‘anima singola, raccontando, ecco il paradosso, le molteplici diversità, le tantissime esponenti personali del soggetto. E’ una ricostruzione difficile ma tentata, ed è un nuovo colpo di scena, altro che colpo di spugna. In discussione si torna a pensare a un nuovo Io, che può essere notato, vivisezionato da diversi punti di vista, e Kahlo torna e ritorna , è la sua anima che lo grida e lo sente. La coreografia, come detto, elegante, diventa nuova linfa contrapposta alla difficoltà dell’essere una e plurima, dove a vincere, per così dire, può solo l’ironia captata, fatta anch’essa propria. E’ una dolce parabola che attraversa più sentimenti, trovando in ognuno feritoie e anfratti. La performance è, se possiamo dire, dotata anche di una certa delicatezza, hai degli ottimi costumi che donano armonia, e se vogliamo trovare un piccolo difetto, in questo caso, può essere solo che il personaggio a cui ci si ispira, che personalmente amo molto e ci tengo a dirlo, ma che da qualche tempo è decisamente inflazionato, mentre sarebbe bello scoprire e approfondire altri di personaggi, quelli che mai purtroppo escono allo scoperto pur avendo molto da dire. Ce ne sono, è un altro lavoro da fare quello di cercarli, che ha bisogno di tempo, analisi, ma che è interessante quando si vede, nella sua originalità di quel momento, di quello stesso personaggio. Francesco Bettin