di e con Vittorio Pagani
supervoce, supporto alla drammaturgia e riprese video Pietro Angelini
testi originali, coreografie, proiezioni Vittorio Pagani
disegno luci Stefano Moriondo
consulenza artistica Francesca Santamaria
musiche Freda Gain.., Bo Burnham, Nils Frahm, Myss Keta, Andrea Laszlo De Simone, Kyle Bobby Dunn, Dylan Henner, I Cani
residenze artistiche nell’ambito di ResiDance – azione del Network Anticorpi XL presso L’Arboreto – Teatro Dimora/La Corte Ospitale – Centro di Residenza Emilia- Romagna, Fondazione Armunia,Fondazione Teatro Comunale Città di Vicenza, Lavanderia a Vapore
produzione CodedUomo
coproduzione Festival Danza in Rete – Fondazione Teatro Comunale Città di Vicenza
Festival Danza in Rete 2025 - Danza in Rete Off
Schio (Vicenza), teatro Civico, 12 aprile 2025– Prima nazionale e coproduzione
Nelle diverse sovrapposizioni delle performances che compongono Superstella, di Vittorio Pagani, si intrecciano storie e aspirazioni in modalità continue, nuove, che cercano una loro propria identità nel mood non lontano da uno spicchio di pensiero freudiano di essere una cosa sola, anzi di essere in grado di esserlo. Con un loop che si aggancia , che è Questo è solo l’inizio. Il coreografo milanese in più vesti, anticipato da una specie di ironico quiz (una giacca della tuta, o i pantaloni? Cosa volete che indossi, dopo?) si pone tra le altre cose, di fronte al cinema come sogno e modifica, elaborazione di se stessi. Prende ad esempio brani di Otto e ½, di Federico Fellini, e la voce magnetica di Mastroianni a commentare, indurre, incitare. E’ un’analisi dalla tanta, forse troppa carne al fuoco, dove si alternano tra le altre altre movenze e stati super, in prova: Superbuio, Supervox, Superficiale etc. L’iperscrutabilità di Pagani è di ricerca perpetua dal mezzo sorriso sulle labbra, con tanto di (auto)analisi e autoesame richiamante un eventuale apprezzamento del pubblico, con voto e giudizio sui temi trattati anche via social. L’esperimento si svolge attraverso varie ed eventuali funzioni, che coinvolgono la parola, il senso verbale, a parte strettamente la danza, chiaro, che è la fonte e l’essenza principale e il corroborante di tutto. Gli inizi, nuovi, si rincorrono e si alimentano in questo lavoro dall’impegno fisico importante, che spazia appunto nella molta ricerca e oltrepassa anche qualche confine, divenendo dunque teatro, voce, rappresentazione. Pagani, in scena non si risparmia e si getta a capofitto in un progetto Super e innovativo, ma il materiale è molto e certe volte si rischia la confusione sicuramente in parte voluta. Non bastasse il teatro come forma d’arte Pagani indaga coi video, originali, piacevolissimi, realizzati dall’istrionico Pietro Angelini che raffigurano il danzatore e le sue frammentazioni uniche e unite, paradossalmente. Con la dichiarazione di creare, in un mondo dove non ci sarà più niente a creare, di star a fare proprio un pezzo sullo stesso, con l’impressione che non finirà mai. Idealizzazione e realtà, ecco, come lui stesso spiega, attraversata fisicamente sul palco in numerose forme, in tante ipotesi e suggestioni, in diversi attimi creativi e trasformativi. Si è e si prova ad essere, si fa e si continua a fare, è un gioco ma non solo, è un processo creativo progettuale a più sbocchi, dal linguaggio stipato e anche rigurgitante di inerenza all’arte tutta, al voler esserci. L’omaggio al cinema, e a Federico Fellini in particolare, del suo film è una sicura presa in un caos di globalità che seducente, o almeno prova a esserlo, si avvicina ed è tentatrice. Rimettersi in gioco, in posizione, è un’elaborazione che val la pena provarsi. Al Civico di Schio, il messaggio è stato colto, e gradito certamente, visti gli applausi. Francesco Bettin