Ideazione e coreografia Raphael Bianco
Light design e stage concept Enzo Galia
Assistente alle coreografie Elena rolla
Maitre de ballet Vincenzo Galano
Feroce Partita
Musiche J.Cage, J.S.Bach e Percussioni tradizionali giapponesi
Danzatori: Elisa Bertoli, Maela Boltri, Vincenzo Criniti, Marco della Corte, Carola Giarratano,
Cristian Magurano, Oksana Romaniuk, Elia Santonastaso, Maya Takebayashi, Davide Stacchini
(Quartetto) per la fine del tempo
Musiche Ezio Bosso, Olivier Messiaen
Danzatori: Elisa Bertoli, Vincenzo Criniti, Carola Giarratano, Cristian Magurano
COMPAGNIA EGRIBIANCODANZA
DIREZIONE ARTISTICA SUSANNA EGRI E RAPHAEL BIANCO
Debutto 10 dicembre 2021 Casa del Teatro Ragazzi di Torino
Due atti geometrici che rievocano avanguardie del passato nel misurare tempo e spazio in chiave di meccanicità. Disumani, robot postmoderni, sul crinale tra un’epoca in cui la digitalizzazione era conquista e la tragica consapevolezza coeva di un’umanità disumanizzata, decerebrata, inetta. Combattenti di legno o di pietra, i danzatori riempiono lo spazio del palco tronfi e minacciosi, nel mimare una guerra che è metafora dei tanti, troppi, odierni conflitti inestinguibili. La schematicità e la freddezza si richiama nei costumi per nulla appariscenti, finalizzati piuttosto a castigare giovinezza e avvenenza dei corpi giovani. Ma se “può una semplice cifra su un foglio, rappresentare in piccolo spazio un milione, concedete anche a noi gli zeri di questa grossa somma, di muovere le forze della vostra fantasia”, come scrive Shakespeare nel prologo di “Enrico V”, e così le vicende mimate indignano e commuovono, rapiscono e addolorano. Se Feroce partita è una performance corale, (Quartetto) per la fine del tempo rispecchia crudamente l’evo pandemico, per il distanziamento e le mascherine. Non solo. L’orizzonte è un mondo distopico in cui ciascuno abita una propria isola, chissà se perché la prospettiva è quella futura dell’innalzamento dei mari nel pianeta. Tant’è, l’incomunicabilità tra i personaggi passa anche attraverso questo cercare le distanze di sicurezza, guatarsi con sospetto, perplessità. Il Quartetto di Olivier Messiaen fu scritto quando il compositore era prigioniero, durante il secondo conflitto mondiale, in campo di concentramento. La partitura così contribuisce ad accrescere l’atmosfera emotiva, che acquisisce un refolo di nostalgia con gli inserimenti di brani cameristici di Ezio Bosso, Maestro contemporaneo, torinese, prematuramente scomparso. Spettatori di ogni età hanno tributato allo spettacolo fragorosi applausi.
M.S.