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SCHIACCIANOCI (LO) - coreografia Ofelia Gonzalez, Pablo Moret

"Lo Schiaccianoci", coreografia Ofelia Gonzalez, Pablo Moret. Foto Yasuko Kageyama "Lo Schiaccianoci", coreografia Ofelia Gonzalez, Pablo Moret. Foto Yasuko Kageyama

Musica Pëtr Il’ič Čajkovskij
Coreografia Ofelia Gonzalez, Pablo Moret
Consulenza musicale Giuseppe Annese
Scene a cura di Michele Della Cioppa
Costumi a cura di Anna Biagiotti
Luci Fabrizio Marinelli
Allestimento del Teatro dell’Opera di Roma
Allievi della Scuola di Danza del Teatro dell’Opera di Roma
Teatro dell’Opera di Roma 15 dicembre 2019

www.Sipario.it, 17 dicembre 2019

“Hoffmann infrange la finzione di una realtà univoca e chiaramente definita, cara ad ogni realismo di stretta osservanza”. Parole, queste di Claudio Magris, che ben aderiscono allo Schiaccianoci di Čajkovskij, tratto da un racconto del grande scrittore europeo. In questo balletto straordinariamente musicato, dove la fantasia colora una realtà scarna e noiosa, è una severa critica ai dettami di una certa morale borghese che vien mossa, ma senza dimenticare che arte e creatività mai possono essere relegate in secondo piano.
A tutti è nota la storia. Siamo nella sera di Natale. In ogni casa un luminoso albero addobbato troneggia nel centro della stanza più grande, con sotto tanti bei regali impacchettati in modo variopinto. Clara e Fritz, i due bimbi protagonisti de Lo schiaccianoci, attendono con ansia il momento in cui sarà possibile scartare i doni ricevuti. Fra i tanti, ve ne sarà uno che attirerà da subito l’attenzione della bimba: uno schiaccianoci dalle sembianze di un soldatino. La serata prosegue in allegria, grazie anche ad uno spettacolo di marionette e burattini che il padrino Drosselmeyer generosamente inscenerà per Clara e Fritz.
Quando giunge il momento di andare a letto, la bimba augura la buonanotte a tutti. Anche al suo schiaccianoci. Non appena si addormenta, la giovane protagonista si trova nel bel mezzo di straordinarie avventure: violente battaglie fra soldatini di latta e topi; viaggi attraverso terre incantate dalla Spagna alla Cina passando per l’Arabia, fino ad arrivare al paese della Fata Confetto e del Principe Azzurro. A condurre Clara attraverso questi luoghi mirabolanti, è lo schiaccianoci verso cui lei ha subito diretto le sue attenzioni. 
Sul far del giorno, quando tutti si risvegliano, scompaiono i mondi straordinari appena sognati. Ma di queste meraviglie non tutto è perduto, perché il soldatino schiaccianoci rimane con Clara: unico trait d’union fra la realtà così stinta e grigia e un regno dove nulla vi è che non abbia un aspetto variopinto e gaio.
Di questo balletto, dolce e simbolico al contempo, la scuola di danza dell’Opera di Roma ha inscenato una versione bellissima. Fantasiosa e accogliente la scenografia; briose, luminose e dal gesto essenziale ma raffinato le coreografie di Ofelia Gonzalez e Pablo Moret. Straordinario il pas de deux fra la Fata Confetto (Giada Olivieri) e il Principe (Joao Victor Gomes): nobile, dolce, pieno di intimità che mai si è trasmutata in carnalità. Sia nelle prese che nel disegno della coreografia loro dedicata, i due ballerini hanno saputo mantenere una distanza colmata da sguardi e sorrisi angelici, così da trasportare il punto più alto del balletto di Čajkovskij in una dimensione metafisica piena di luce.
Una versione de Lo schiaccianoci che ampio respiro ha dato alla fantasia ed alla fiaba; così ricordando che fuggire da una realtà soffocante è possibile. Come? Facendo attenzione ai sogni dei bimbi: regni immensi dove la vita assume forme e aspetti sempre nuovi e inattesi. 

Pierluigi Pietricola

Ultima modifica il Martedì, 07 Gennaio 2020 10:59

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