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SCHIACCIANOCI (LO) - coreografia Peter Wright

"Lo Schiaccianoci", Artists of The Royal Ballet. ROH 2010. Johan Persson "Lo Schiaccianoci", Artists of The Royal Ballet. ROH 2010. Johan Persson

Balletto in due atti
Coreografia di Peter Wright da Lev Ivanov. Musica di Pëtr Il'ič Čajkovskij.
Libretto originario: Marius Petipa da "Nussknacker und Mausekönig" di E.T.A. Hoffmann.
Produzione e libretto di Peter Wright
Scenografie: Julia Trevelyan Oman
Luci: Mark Henderson.

Con: Marianela Nuñez, Vadim Muntagirov, Yasmine Naghdi, Ryoichi Hirano,
Fumi Kaneko, William Bracewell, Akane Takada, Valentino Zucchetti,
Claire Calvert, Reece Clark, Yuhui Choe, Benjamin Ella,
Beatrix Six-Brunell, Nicol Edmonds, Sarah Lamb,
Lauren Cuthbertson, Reece Clark, Laura Morera,
gli Artisti del Royal Ballet, gli allievi della Royal Ballet School,
il London Oratory Junior Choir, la Schola cantorum of the London Oratory School.

Orchestra della Royal Opera House/Royal Ballet Sinfonia
Direttori: Barry Wordsworth/Koen Kessels

LONDRA, Royal Opera House, dal 3 dicembre 2018 al 15 gennaio 2019

www.Sipario.it, 5 gennaio 2019

L'irrinunciabile Schiaccianoci della Royal Opera House nella programmazione natalizia di Covent Garden.

Non appare arduo condividere il pensiero di Roy Strong - riportato nel breve intervento pubblicato sul programma di sala dell'ultima ripresa dello Schiaccianoci alla Royal Opera House - in merito all'interconnessione che egli ravvisa fra Lo Schiaccianoci e le nuances del movimento Biedermeir cristallizzate, com'è noto, intorno alla tutela delle virtù domestiche declinate in tutti gli aspetti della vita familiare. Un lettura, questa, che palesa l'intento di cogliere lo spirito autentico di un periodo storico e di uno stile nella versione sulle punte del racconto di E.T.A. Hoffmann ed in particolare nella nota family gathering per la Notte di Natale: reminiscenze dell'Ottocento che nel noto racconto del soldatino di legno ritroviamo in casa Stahlbaum. Rilievi di natura antropologica che hanno il merito, inoltre, di porre in dialogo il movimento Biedermeir non unicamente con l'alveo familiare proposto nello Schiaccianoci ma anche con le caratteristiche di un rito festivo che sembra oltrepassare i movimenti del tempo per giungere, pressoché inalterato, finanche nella contemporaneità. Sotto questo rispetto appare evidente, infatti, il radicamento e la tutela di antiche tradizioni familiari sia secolari che religiose ascrivibili al periodo dell'avvento e del Natale riprese nel titolo firmato sia da Hoffmann che Dumas padre e, in seguito, da Čajkovskij per giungere sulle scene coreutiche.
Biedermeir, vita familiare, riti, festività e stili di arredamento che trovano spazio e armonia nella trentennale versione dello Schiaccianoci firmata da Peter Wright: produzione di successo alla Royal Opera House che siamo tornati a riconsiderare in occasione delle diciotto recite previste fra dicembre e gennaio quale titolo irrinunciabile della programmazione natalizia a Covent Garden.
La versione, firmata nel 1984, seguita a giovare della consolidata approvazione della corposa platea di ballettomani inglesi sia per il perfetto equilibrio ravvisabile fra musica, scene e coreografia che per l'armonica coerenza drammaturgica. Un titolo, questo, che nella versione del Royal Ballet, com'è noto, considera Drosselmeyer quale figura chiave dell'intero sviluppo del racconto nonché personaggio di riferimento funzionale per l'avvio del primo atto, per l'armonizzazione del reale con il fantastico del secondo atto e per la conclusione della vicenda con il ritorno del nipote Hans-Peter.
Per la recita del primo giorno dell'anno a vestire i panni del magician Drosselmeyer è il Principal Character Artist Thomas Whitehead che abbiamo trovato in armonico equilibrio con la molteplice modulazione dei segmenti centrali del racconto ed in particolare nel dialogo con la piccola Clara qui affidata a Meaghan Grace Hinkis in sostituzione di Emma Maguire. Affabilità ed amabilità sono i tratti che la solista del Royal Ballet dona al ruolo al fianco di Luca Acri che nei panni di Hans-Peter/Lo Schiaccianoci regala un'esecuzione tecnica convincente, una fluttuante resa dell'incanto nella chiusa del primo atto, disinvolti e persuasivi interventi nel lungo divertissement del secondo atto con menzione di merito per la danza russa.
Il ruolo della Fata Confetto, nel secondo atto, è per la First soloist Fumi Kaneko: tecnica risoluta, giri ed equilibri sicuri, nella variazione del Grand pas de deux - qui ripreso secondo l'ossatura originaria della prima rappresentazione - opta per port de bras talvolta poco ariosi quantunque elaborati, minuzioso il lavoro sulle punte, ottimi i virtuosismi della coda. Il Principe è un nobile William Bracewell che dona precisione ai tours en l'air e svela fine qualities con le quali impreziosisce il ruolo.
Uno spettacolo, questo, che reca plurimi punti di forza sotto diversi rispetti e rispolverati anche in questa ripresa: le scene di Julia Trevelyan Oman continuano a funzionare nell'organica fruibilità del balletto con particolare riferimento al primo atto e alla Stahlbaum's living room come pure all'iconico Sugar Garden of the Palace; freschezza di stile e toni scanzonati nella Grandfather dance; ineccepibile il segmento che prelude al mondo della fantasia e dell'immaginazione con la mastodontica e realistica trasformazione dell'albero di Natale; verosimile la battaglia con il Re dei Topi affidata agli allievi della Royal Ballet School e poderoso l'incanto del Valzer dei fiocchi di neve. Una curiosità di natura musicale impreziosisce la versione qui analizzata: a lungo alla Royal Opera House fu adoperata una celesta (strumento che com'è noto fu applicato da Čajkovskij per la terza sezione del Grand pas de deux del secondo atto) risalente al 1890, una delle prime realizzate. Dal 2012 è in uso una nuova celesta - creata grazie alla generosità di un philantropist - modellata sull'originale e salvaguardando la medesima qualità di un suono non lontano da quanto ascoltato da Čajkovskij a Parigi nel 1891.
"Il Natale non è completo senza Lo Schiaccianoci - rivela il Direttore del Royal Ballet Kevin O'Hare - e sono entusiasta di far rivivere la produzione di Peter Wright nel corso di queste festività". Indubbiamente il titolo continua ad essere, infatti, un cavallo di battaglia della principale troupe inglese che svela di possedere con consapevolezza e destrezza le più fini peculiarità del balletto riletto da Peter Wright e divenuto, per di più, un appuntamento per ripensare, nella leggerezza, il reale, il fantastico e il rito di un'identità culturale che è ricerca di senso nella condivisione collettiva.

Vito Lentini

Ultima modifica il Mercoledì, 09 Gennaio 2019 10:35

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