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PONTS SUSPENDUS - ideazione Gustavo Giacosa

"Ponts Suspendus" - ideazione Gustavo Giacosa "Ponts Suspendus" - ideazione Gustavo Giacosa

CIE SIC.12 / GUSTAVO GIACOSA
ideazione Gustavo Giacosa
con Lucia Della Ferrera, Fausto Ferraioulo, Gustavo Giacosa, Akira Inumaru, Marion Bottollier, Francesca Zaccaria
musica originale eseguita dal vivo Fausto Ferraiuolo - scenografia Akira Inumaru
disegno luci Erwan Collet - realizzazione video e regia Gustavo Giacosa
produzione Le Merlan Scène Nationale de Marseille / Cie SIC12
con il sostegno di 3bisF d'Aix en Provence, Chartreuse d'Avignon, Théâtre de la Place de Liège, Conseil Général des Bouches du Rhône – Centre départemental de créations en résidence
Genova, Sala Gustavo Modena 18 marzo 2014

www.Sipario.it, 19 marzo 2014

Non poteva che essere il teatro dell'Archivolto ad ospitare un'opera di teatro di ricerca e sperimentazione come quella confezionata da Gustavo Giacosa. Uno spettacolo ospite lo scorso settembre a Marsiglia del Festival ActOral, e ieri, a Genova, in prima nazionale. Un lavoro che si serve del corpo degli attori più che della parola come mezzo per descrivere quell'elemento di passaggio, di confine e ricongiungimento tra mondi diversi, quello della vita e quello della morte, tra l'umano e il divino, tra l'aldilà e l'al di qua, e allo stesso tempo è propenso verso il desiderio di riunione, di ricostituzione del flusso interrotto. Giacosa sappiamo tutti ha avuto un grande maestro che è Pippo Delbono, la cui scuola ha inevitabilmente lasciato in lui una traccia indelebile. Le immagini forti e spaventose dell'Urlo di Delbono sono tutte all'interno di Ponts Suspendus, così come la bellezza e la suggestione da esse generate. Volti stravolti, maschere terribili e gestualità azzardata fatta di corpi nudi provocatori che usano le loro membra scarne per simboleggiare la miseria della vita, trascendono in una spiritualità che non ha più sesso e per questo si purifica e riscatta. La terra che gettata in maniera rituale da grossi e pesanti sacchi sul proscenio riempie l'ultima parte dello spettacolo rappresenta la "madre terra", dalla quale tutti noi veniamo e tutti noi ritorniamo, quasi con un compiacimento carnale, ben giustificato in un momento storico come questo in cui i valori veri sembrano scomparsi. La terra è la sola speranza per essere felici o per lo meno sereni, e il canto dolce che il giapponese Akira Inumaru intona tenendo fra le braccia il suo gallo, sembra appunto dare una speranza ad un mondo oramai denso di brutte immagini e di fantasmi inquietanti. Ottima l'ispirazione di Giacosa, tradotta poi in drammaturgia e regia, ottime le attrici/danzatrici scelte dall'artista argentino, tra cui la genovese Francesca Zaccaria assolutamente spettacolare nella performance danzata con la sciabola giapponese in cui viene fuori tutta la sua classe di ex dan-zatrice classica poi volta al percorso contemporaneo che nel 2005 l'ha resa anche vincitrice del premio Junge Hunde.

Francesca Camponero

Ultima modifica il Mercoledì, 19 Marzo 2014 10:15

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