Il festival di danza contemporanea di Roma
SOFIA NAPPI
KOMOCO
PUPO
Prima italiana
Ideazione e coreografia Sofia Nappi
Interpreti: Arthur Bouilliol, Leonardo de Santis, Gregorio Dragoni, Glenda Gheller, India Guanzini, Paolo Piancastelli, Julie Vivès
Sound Design: Ed Mars e Sofia Nappi
Luci: Alessandro Caso
Costumi: Judith Adam
Musiche di Dead Combo, Jean du Voyage, Irfan, Frédéric Chopin
Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone
Sala Petrassi, 17 febbraio 2024
“Tutti bravissimi” era il commento tra il pubblico all’uscita dalla Sala Petrassi, e poi ancora “mi è molto piaciuto che non si riuscisse a definire il sesso dei danzatori, bella la scelta del costumista”: scegliamo di iniziare la descrizione di questo spettacolo dai commenti, perché li abbiamo condivisi. Così come l’incantamento dato dai movimenti dei danzatori en souplesse anche se contrassegnati da grande virtuosismo, non si percepiva l’atletismo e lo sforzo, e l’abbigliamento attuale, che non disegnava i corpi ma nel quale gli interpreti si potevano muovere con naturalezza, rimandava semplicemente ad un mondo di persone non meglio definite. Persona era l’attore nel teatro antico, una persona, un essere umano con un corpo non di legno, voleva diventare Pinocchio, al quale il balletto si ispira. E quel modo di muoversi di lui ai primi passi, che un po’ ha la gestualità del burattino (pensiamo a Totò) un po’ la grazia dei pennuti, è affascinante. Non vuol essere un racconto didascalico, questo Pupo (così in alcune regioni del centritalia si chiamano i bimbi) ma dal primo stupore e curiosità nei confronti dell’esistere, vediamo i ballerini percorrere la vita commettendo errori, e quanti ne ha fatti Pinocchio, recuperando comunque la voglia di essere “la versione migliore di se’” e la gioia di esistere. L’assunto collodiano forse non sarebbe stato comprensibile, anche se abbiamo visto spesso disegnare nell’aria l’idea del lungo naso col quale tutti identifichiamo il burattino, ma la felicità che il balletto trasmette al pubblico in poco più di un’ora, quella è palpabile. Mediata dal virtuosismo non ostentato del progetto Komoco, capace di esprimere in questa pièce la gioia di danzare, dalla beguine a Chopin. Fondamentale l’uso delle luci, davvero magnifico, non si sente la mancanza della scena, la luce, spesso ispirata al futurismo, quindi capace di esprimere il concetto di movimento, la luce racconta. Non ci meraviglia che la giovane coreografa Sofia Nappi, che ha cominciato il proprio percorso professionale a New York, abbia avuto un supporto per questa produzione da numerose realtà internazionali: la sua creazione può essere compresa ovunque. Pupo, in un momento in cui la danza contemporanea troppo spesso sembra volersi staccare dalla felicità espressiva del corpo, così come la società sembra volersi allontanare dal contatto diretto tra le persone, ben esprime il tema che si è dato il festival romano Equilibrio, giunto al suo 18° appuntamento, con il successo di pubblico che qui, al Parco della Musica, abbiamo potuto constatare. Annamaria Pellegrini