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OPEN – coreografia Daniel Ezralow

"Open", coreografia Daniel Ezralow "Open", coreografia Daniel Ezralow

uno spettacolo di Daniel Ezralow
musiche: Khachaturian, Chopin, Beethoven, Ponchielli, Bizet, Tchaikovsky, Debussy, Prokofiev, Albinoni, Strauss and Bach
Trieste, Politeama Rossetti, 13 dicembre 2021

www.Sipario.it, 20 dicembre 2021

È un inno alla mutevolezza della realtà, “un antidoto alla complicazione della vita” la coreografia ormai storica di “Open”, creazione di Daniel Ezralow. Ripresa in tour fino a primavera, è interpretata da un cast tutto italiano formato da otto danzatori. Energici, plastici, acrobatici, i performer rispecchiano la cifra della danza atletica che tanto ha fatto amare i Momix e si misurano con una colonna sonora appassionante appartenente al repertorio classico (Bach, Chopin, Debussy, Ponchielli e Bizet…) con qualche incursione contemporanea. Ma contraltare al movimento nonché suo naturale completamento si rivela la dimensione visiva. I quadri incantati, ironici, spiazzanti, divertenti sono realizzati con l’uso magistrale di luci, costumi e soprattutto videoproiezioni. Una multimedialità ricca che si intreccia con i corpi e invera brevi e sofisticate storie: l’effetto ultimo perseguito è sempre la sorpresa. L’emozione che nasce sulla scena dileggia, per esempio, l’alienazione dell’uomo d’affari, costretto alla routine dell’ufficio, o la coppia innamorata che sta per sposarsi ma che litiga animatamente come su un ring. Raffigura e suggerisce però anche un ritorno alla natura, descrivendo la crescita appassionata degli alberi che partecipano alla sofferenza dell’uomo, prostrati a terra pur anelando il cielo. I messaggi sottesi sono molteplici, inesauribili, esteticamente raffinati eppure semplici, come il fluire della vita verso cui bisogna essere “open” con la mente, con gli occhi e con il cuore per ricavare solo energia positiva.
Ma oltre ai curiosi fili narrativi che ogni spettatore può cogliere che portano alla risata, alla riflessione o ad una velata tristezza, colpisce soprattutto la poderosa fisicità che è impressa in ogni dinamica scenica, il fluire ritmico dei ballerini che dona ad ogni singola performance un’inarrivabile dimensione scultorea, una teatralità ginnica fatta della materia dei sogni. Il finale, in cui con un’illusione ottica ogni corpo trascolora per forme e cromatismi in quello successivo, rimane forse il paradigma della vitalità della danza e dell’intero spettacolo.

Elena Pousché

Ultima modifica il Domenica, 26 Dicembre 2021 09:47

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