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OMAGGIO A NUREYEV - coreografie varie (IN STREAMING)

Virna Toppi, Nicola Del Freo e il Corpo di Ballo in "Raymonda". Foto Brescia e Amisano, Teatro alla Scala Virna Toppi, Nicola Del Freo e il Corpo di Ballo in "Raymonda". Foto Brescia e Amisano, Teatro alla Scala

Coreografie di Rudolf Nureyev
Don Chisciotte. Musica di Ludwig Minkus. Scene dall’atto II
La Bella addormentata nel bosco. Musica di Pëtr Il’ič Čajkovskij. Adagio della Rosa dall’atto I
Manfred. Musica di Pëtr Il’ič Čajkovskij. Assolo
Il lago dei cigni. Musica di Pëtr Il’ič Čajkovskij. Pas de trois dall’atto III
Cenerentola. Musica di Sergej Prokof’ev. Pas de deux dall’atto II
Romeo e Giulietta. Musica di Sergej Prokof’ev. Pas de deux dall’atto I
Raymonda. Musica di Aleksandr Glazunov. Divertissement dall’atto III
Con i primi ballerini, i solisti e gli artisti del Corpo di Ballo del Teatro alla Scala diretto da Manuel Legris.
Orchestra del Teatro alla Scala. Direttore: Koen Kessels.

MILANO, Teatro alla Scala, 28 marzo 2021
In streaming sul sito e sulle pagine Facebook e YouTube del Teatro
Evento seguito dal redattore nel corso della seduta di registrazione del 19.03.2021

www.Sipario.it, 6 aprile 2021

Omaggio a Nureyev: le coreografie del divo russo tra cavalli di battaglia e nuove rappresentazioni per il Balletto scaligero

Dopo le masterclass di balletto con Manuel Legris e Carla Fracci, i Grandi Momenti di Danza e Giselle, è la serata Omaggio a Nureyev il nuovo appuntamento coreutico che il Teatro alla Scala ha inteso proporre - in streaming sul sito web ufficiale e sui canali social del Teatro - per l’affezionatissimo pubblico di ballettomani. Una serata, questa, che offre l’opportunità di svelare il tratto distintivo nonché l’eredità più preziosa dell’amato divo russo egregiamente raccolta dal neodirettore Manuel Legris che a lungo, com’è noto, ebbe il privilegio di danzare, frequentare e scandagliare il peculiare repertorio firmato dal mito della danza.
Ad aprire la serata è il balletto che nella versione di Nureyev approdò alla Scala nel 1980 e mai uscito dal repertorio della compagnia milanese: Don Chisciotte. Federico Fresi è qui lo zingaro che governa la scena gitana del secondo atto con tempra e risolutezza lasciando subito spazio alla visione di Don Chisciotte: se migliorabili appaiono alcuni passaggi della coreografia prescritta per il corpo di ballo, convincenti e contraddistinte da linee imponenti sono le variazioni della Regina delle Driadi e di Kitri/Dulcinea rispettivamente affidate a Maria Celeste Losa e Nicoletta Manni, l’Amore di Agnese di Clemente gode di valida esecuzione tecnica e brio contenuto.
Martina Arduino è la principessa Aurora nell’Adagio della Rosa tratto dal primo atto della Bella addormentata nel bosco, emblematicamente noto come il titolo apogeo del repertorio classico. Contesa dai quattro principi giunti dai quattro angoli del mondo - qui assegnati a Mick Zeni, Massimo Garon, Edoardo Caporaletti e Gioacchino Starace -, la sua principessa può contare su reiterate attitude di pregio. L’acuta memoria del ballettomane più accorto avrà forse notato che le scene di Franca Squarciapino sono qui sostituite con il fondale firmato da Luisa Spinatelli per una scena de Le Corsaire.
A concedere ampiezza alla tensione drammatica, al tormento dell’anima e alle contraddizioni esistenziali è il Manfred del tartaro volante che trova spazio anche in questa serata scaligera. Sulle musiche di Pëtr Il’Ič Čajkovskij sono disegnati i rilievi coreografici dell’assolo qui affidato a Claudio Coviello. Con il primo ballerino scaligero sono rispolverate con disinvoltura le lacerazioni e i mutamenti repentini di una coreografia che intende svelare la solennità agonica dell’umano in un balletto mai rappresentato dalla troupe milanese.
Nicoletta Manni, Timofej Andrijashenko e Christian Fagetti si misurano, invece, con il pas de trois tratto dal terzo atto del Lago dei cigni. Lo stralcio selezionato qui gode di musicalità, accuratezza e definizione sia sotto il profilo dell’interpretazione che dell’esecuzione coreografica. Priva di considerevoli imprecisioni, risoluta e arricchita da salti vigorosi l’ardua variazione di Siegfried; equilibri netti e misurata malizia sono i tratti concessi nella variazione del cigno nero; per Rothbart fierezza e dinamicità contraddistinguono la variazione appositamente aggiunta da Nureyev.
I riflettori puntano, quindi, sugli studi cinematografici di Hollywood con il pas de deux del secondo atto della rivoluzionaria Cenerentola con Alessandra Vassallo e Gabriele Corrado: ciò che appare interessante nei due interpreti scaligeri è la disinvolta naturalezza offerta ai due peculiari personaggi trasfigurati, com’è noto, dalle decise pennellature lasciate, in illo tempore, dal divo russo.
Con il noto pas de deux del balcone i due amanti di Verona rivivono con Vittoria Valerio e Marco Agostino. È un gioco quasi adolescenziale inframezzato da impeti audaci quello che la coppia scaligera dona a Romeo e a Giulietta ricalcando i tratti che la coreografia sapientemente suggerisce.
Nella chiusa della serata campeggia una delle immagini più belle che la Scala conserva del ballerino che fece storia ed è proprio questo lo scatto fotografico che accompagna il divertissement del terzo atto della sua prima grande coreografia del repertorio classico: Raymonda. È una variazione affrontata con piglio sicuro quella di Maria Celeste Losa nei panni di Henriette seguita dal banco di prova del passo a quattro tutto al maschile e dalle tenui nuances del pas de trois femminile; se tecnicamente valido è l’assolo di Jean de Brienne con l’aitante Nicola Del Freo, la Raymonda di Virna Toppi, nella variazione conclusiva dello stralcio proposto, è solenne ed imponente. Il corpo di ballo qui conquista robustezza tecnica misurandosi per la prima volta con questa versione coreografica.
A dirigere l’orchestra del teatro il Maestro Koen Kessels, Direttore musicale del Royal Ballet londinese nonché bacchetta che vanta un vasto repertorio ballettistico.
Seguita ad annoverare ricordi e successi, dunque, l’eredità lasciata dal ballerino che ebbe il coraggio di scegliere la libertà e che “nell’intossicazione di passi” - come ama precisare il Direttore Manuel Legris - donava emozioni. Emozioni e capitoli di rilievo della storia della danza che torneremo sicuramente a rispolverare anche nelle prossime stagioni coreutiche segnate dalla guida Legris, colui che ebbe il privilegio di assurgere al rango di étoile nella scena tersicorea d’oltralpe proprio all’epoca della direzione Nureyev.

Vito Lentini

Ultima modifica il Mercoledì, 07 Aprile 2021 09:31

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