Composto di due parti, Live e 4, Mahler è un pezzo davvero molto particolare. A tutti gli effetti è una prima, rimandata già molte volte perché non è stato possibile rappresentarla dal vivo e così si è svolta online e senza pubblico. È il primo lavoro di Schläpfer come direttore artistico della compagnia di balletto dell’Opera di Vienna. La prima parte è un dialogo tra mezzi audiovisivi ed artistici in cui van Manen nel 1979 realizza uno spettacolo dal tratto particolarmente sensibile ed intimo, in cui c’è una prima forma di sperimentazione con l’inserimento del video nel teatro. Sulle note della sinfonia n. 4 di Mahler, Schläpfer trae ispirazione dalla bellezza della musica e dalla danza stessa, realizzando 4, la seconda parte del balletto, dopo Live, creando una sorta di metateatro della danza. Come se si indagasse la dimensione personale della ballerina, di cui quasi si segue il percorso fino al teatro, accompagnandola nella preparazione e nelle sue emozioni. Le arti dialogano e mostrano l’intreccio della loro bellezza e particolarità. Il contemporaneo più puro, ma anche il neoclassico in coppie, solisti e gruppi d’insieme, passi a due e trame coreografiche complesse ed articolate, si uniscono a luci basiche ed architetture illuminotecniche che si concentrano in particolare sui toni scuri in generale e sul bianco e nero soprattutto. L’effetto è un chiaroscuro molto intenso, con al contrario costumi che talvolta sono anche particolarmente colorati. L’intento che si può cogliere è proprio il mostrare, la volontà di far vedere come il campo artistico sia al centro della scena a tutti gli effetti, grazie alla poesia della danza, al teatro, alla parte audiovisiva ed al trarre fuori le emozioni, svelandone la profondità, emozioni che, da una sola persona, diventano anche quelle di ogni singolo spettatore.

Francesca Myriam Chiatto