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MORPHED - coreografia Tero Saarinen

Tero Saarinen Company in "Morphed", coreografia Tero Saarinen. Foto Manuel Cafini Tero Saarinen Company in "Morphed", coreografia Tero Saarinen. Foto Manuel Cafini

coreografia Tero Saarinen
musica Esa-Pekka Salonen
luci e scene Mikki Kunttu
costumi Teemu Muurimäki
assistenti al coreografo Henrikki Heikkilä, Satu Halttunen
ballerini | Tero Saarinen Company
Ima Iduozee, Leo Kirjonen, Saku Koistinen, Mikko Lampinen, Jarkko Lehmus, Pekka Louhio, Jussi Nousiainen /Eero Vesterinen, David Scarantino
produzione Tero Saarinen Company, in collaborazione con Helsinki Festival e Opéra Théâtre de SaintEtienne. In collaborazione con ATER Associazione Teatrale Emilia Romagna.
A Civitanova Marche per il festival Civitanova Danza, Teatro Rossini, il 4 agosto, 2017.
Prima ed esclusiva italiana.

www.Sipario.it, 27 agosto 2017

Una lunga tenda formata da corde appese definisce i tre lati dello spazio scenico formando una stanza che è gabbia, prigione, o semplicemente luogo astratto al di là del quale si entra in un'altra dimensione sospesa, di attesa. Tenda che sembra delimitare un confine da attraversare, al di là del quale poter sostare per rientrare nel ring – a terra il disegno di un rettangolo bianco e nero – e riprendere la lotta del vivere, trasformandosi, definendo altre immagini di sé, altri aspetti della mascolinità. Quelle funi aggrovigliate, oscillate, spostate, fasciate come trecce, agite con violenza, determineranno sentimenti, umori, azioni. Con Morphed, il finlandese Tero Saarinen – ex danzatore del Finnish National Ballet, dal 1996 alla direzione della compagnia che porta il suo nome, e coreografo per altre compagnie europee – mette in scena le storie di sette uomini, il loro relazionarsi, per descrivere caratteri contrastanti e i lati sensibili della virilità. I sette danzatori hanno età e corpi diversi, una fisicità e un virtuosismo espressi con gesti aggressivi o teneri, energici o felpati, a terra o in cerchio, con salti e cadute, con girotondi vorticosi, andature ritmate, corse trascinanti, alternati in sequenze di gruppo, in duetti, terzetti e assoli. Già in apertura, quel ritmare di passi battenti – ahimè lunghissimo! –, quasi meccanico, lascia prefigurare una tensione in divenire, un'aria di scontro, di ribellione all'uniformità sociale. Tutto il gruppo, vestito di nero, col viso semicoperto da cappucci di felpe, marciano in più direzioni senza nessun contatto tra loro. Distanza che muterà quando disgregandosi, dismettendo il nero travestimento, svelando il volto e mutando, via via, l'abito nero in bande bianche e, successivamente, rimanendo a torso nudo, assumeranno specifiche identità attraverso l'espressività dei volti e di movimenti combattivi, intrecciati, avvinghiati, sensuali, e di manifestazioni di paura sospetto denigrazione, che li metteranno in relazione l'uno con l'altro. Monocromatico nella visione dei costumi e delle varie sequenze, il disegno luci si riscalda di giallo in molti altri momenti determinando, insieme alla partitura musicale, la temperatura emotiva dello spettacolo. Che pecca di ripetitività di movimenti e di qualche lungaggine. A contribuire ad una certa pesantezza dell'insieme concorre anche la musica, spesso altisonante nel suo componimento orchestrale, di Esa-Pekka Salonen, compositore noto soprattutto come direttore d'orchestra. Ad essa si è ispirato Tero Saarinen, e nello specifico ai brani Concert etude for solo horn, Foreign Bodies e Violin Concert. E a risultare dissonante con la coreografia – che alla lunga, per il vocabolario tecnico e stilistico, non sorprende più di tanto – è proprio questa variabilità musicale dal cambio repentino, dalla mutevolezza, pur con momenti lirici, dei cromatismi sonori e degli umori, che induce ad altre atmosfere più adatte ad un balletto d'azione piuttosto che a una scrittura contemporanea sprigionante, nelle intenzioni, un'energia selvaggia.

Giuseppe Distefano

Ultima modifica il Lunedì, 28 Agosto 2017 08:45

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