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GROSSE FUGUE | ELEGIA - coreografie Maguy Marin, Enrico Morelli

"Elegia", coreografia Enrico Morelli. Foto Tiziano Ghidorsi "Elegia", coreografia Enrico Morelli. Foto Tiziano Ghidorsi

GROSSE FUGUE
coreografia Maguy Marin
musica Ludwig van Beethoven, Die Grosse Fuge, op.133,
eseguita dal vivo Quartetto Gli Archi di Cremona: Giacomo Invernizzi, primo violino, Gian Maria Lodigiani, secondo violino, Vincenzo Starace, viola - Gregorio Buti, violoncello
costumi Chantal Cloupet
luci François Renard, maestro ripetitore Dorothée Delabie
interpreti Matilde Gherardi, Fabiana Lonardo, Giorgia Raffetto, Alice Ruspaggiari
MM Dance Contemporaru in coproduzione con  Reggio Parma Festival, Festival Bolzano, Danza/Fondazione Haydn di Bolzano e Trento, Milanoltre Festival. 

ELEGIA
coreografia Enrico Morelli
musiche Frédéric Chopin, Giuseppe Villarosa, versione con musica dal vivo in PRIMA ITALIANA
eseguita da Diego Maccagnola, pianoforte, Quartetto Gli Archi di Cremona, disegno luci Carlo Cerri 
costumi Nuvia Valestri, voce recitante Isidora Balberini,
assistente alla coreografia Paolo Lauri
interpreti Lorenzo Fiorito, Mario Genovese, Matilde Gherardi, Fabiana Lonardo, Giorgia Raffetto, Alice Ruspaggiari, Nicola Stasi, Giuseppe Villarosa
MM Contemporary Dance Company in coproduzione con Teatro Comunale di Modena
al Teatro Ponchielli, Cremona, 22 febbraio 2025

www.Sipario.it, 18 marzo 2025

Ci sono corpo e anima, respiro e gesto nel dittico offerto da MM Contemporary Dance Company. Tutto questo nasce dal rapporto dal vivo che si crea fra partitura musicale, eseguita in loco, e movimento, un dialogo che si crea e si plasma nel qui ed ora della scena, nel sentire del movimento in accordo col gesto dei musicisti, col loro dare voce e corpo alla partitura. Nella Grosse fugue le danzatrici di rosso vestite incarnano il disegno coreografico spigoloso di Maguy Marin, che non concede nulla, che non regala facili armonie e sincronismi. Tutto ciò riflette la partitura del quartetto che profuma di inattese e novecentesche fughe in avanti nel tempo e nello spazio. La coreografia trasforma in movimento questo andare in avanti, prendere o lasciare un corpo come un rigo musicale. C’è energia nella gestione dello spazio, nella corsa disperata e leggera a trovare abbracci, cercare conforti, respingere e accogliere l’altra da sé per riconoscersi. Il rosso dei costumi raccontano di un’istintiva propensione a gettarsi, banalmente ad accogliere la vita in maniera passionale, diretta, a tratti scomposta. Ciò che piace del lavoro di Maguy Marin e del dialogo connesso con il brano beethoviano è l’esplosione dei canoni e dei codici, è la consapevolezza che musicisti e interpreti agiscono sulla regolarità della lingua, sporcandola di contemporaneità. Si assiste a Grosse fugue con una partecipazione puramente intellettuale, emozioni bandite, impossibili da provare, il gioco è nei rimandi semantici, è, per così dire, nei neuroni a specchio che mettono in dialogo percezione della musica e azione nello spazio. 

I colori e le temperature cambiano nel secondo pezzo, non a caso intitolato Elegia che nella replica del Ponchielli ha esperito il debutto in una versione total live. La coreografia di Morelli, i versi franti delle poesie di Mariangela Gualtieri, le musiche di Chopin, sporcate di contemporaneo danno vita a un corpo composito in cui danzatori e musica, interpreti e spazio coesistono in un elegiaco divertissement che dal caos iniziale va in cerca di una sua armonia elegiaca in cui le scene d’insieme e gli assoli o i pas de deux sono destinati a confluire sullo scenario di un cielo di stelle un poco di platica e kitsch. È questo l’unico tocco visivo stonato su un pezzo che vive di una sua facile e gradevole fruibilità, in cui gli interpreti sanno mettersi in gioco con i musicisti con attenzione e cura del dettaglio. Ma di tutta l’operazione piace questa sensibilità a coniugare movimento ed esecuzione musicale dal vivo, un progetto che dà respiro, che rende meno artificiose le coreografie e permette ai danzatori di provarsi sul serio sul tappeto imprevedibile della musica eseguita nel qui e ora delle performance. Alla fine si esce con gli occhi appagati di bellezza e armonia, malgrado qualche sbavatura, ma ci stanno in un danzare che sa essere semplicemente umano e per questo vero. 

Nicola Arrigoni

Ultima modifica il Mercoledì, 19 Marzo 2025 06:10

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