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GALA DI BALLETTO – Il ritorno della danza alla Scala 2020

"Gala di balletto" - Roberto Bolle - "BOLERO". Foto Brescia e Amisano, Teatro alla Scala "Gala di balletto" - Roberto Bolle - "BOLERO". Foto Brescia e Amisano, Teatro alla Scala

GALA DI BALLETTO
Le Corsaire - pas de deux, atto II
Coreografia di Anna-Marie Holmes da Marius Petipa e Konstantin Sergeyev
Musica di Riccardo Drigo, Boris Fitinhof-Schell, Yuly Gerber - Orchestrazione Kevin Galiè

Do a duet
Creazione di Mauro Bigonzetti
Musica di Wolfgang Amadeus Mozart

La bella addormentata nel bosco - assolo dall’atto II
Coreografia e regia di Rudolf Nureyev
Musica di Pëtr Il’ič Čajkovskij

Carmen - scena terza
Balletto di Roland Petit
Musica di Georges Bizet

La morte del cigno
Coreografia di Michail Fokin
Musica di Camille Saint-Saëns

Le Parc - pas de deux, atto III
Coreografia di Angelin Preljocaj
Musica di Wolfgang Amadeus Mozart

Boléro
Coreografia di Maurice Béjart. Musica di Maurice Ravel
Con: Svetlana Zakharova, Roberto Bolle, Alessandra Ferri, Federico Bonelli
e il Corpo di Ballo del Teatro alla Scala diretto da Frédéric Olivieri

Orchestra del Teatro alla Scala. Direttore: David Coleman
MILANO, Teatro alla Scala, dal 23 settembre al 2 ottobre 2020

www.Sipario.it, 4 ottobre 2020

Il ritorno della danza alla Scala: il Gala di Balletto

È una risposta: sì, è una vigorosa risposta la ripresa delle attività del Teatro alla Scala dopo la brusca interruzione della stagione corrente in seguito alle disposizioni nazionali relative al contenimento della diffusione del Covid-19. Una risposta, si diceva, al lungo, interminabile silenzio delle note e delle scarpette da punta sull’amato palco del Piermarini.
Per l’occasione è stata opportunamente rispolverata l’antica formula della stagione d’autunno che per il balletto prevede anche la ripresa della fortunatissima versione di Giselle firmata da Yvette Chauviré. Tuttavia l’apertura di questa nuova programmazione delle attività non poteva che essere affidata, come si conviene alle grandi occasioni, ad un Gala salutato come omaggio alla danza.
L’appuntamento, impreziosito dalla presenza delle immancabili étoile scaligere Svetlana Zakharova e Roberto Bolle, ha visto il ritorno alla Scala di due étoile ospiti legate, seppur diversamente, al palco milanese: Alessandra Ferri e Federico Bonelli. Quattro punte di diamante della scena coreutica internazionale qui chiamate a suggellare l’auspicato ritorno della danza alla Scala insieme ai primi ballerini, ai solisti e al corpo di ballo diretto da Frédéric Olivieri.
Ad aprire il Gala di balletto il notissimo pas de trois del secondo atto della versione de Le Corsaire firmata da Anna-Marie Holmes e andata in scena proprio alla Scala nel 2018. Come ricorderanno i più attenti ballettomani e i più fedeli lettori della nostra testata, all’epoca il balletto segnò un debutto storico per il teatro milanese dal momento che andò in scena per la prima volta sul palco del Piermarini dopo le produzioni ottocentesche. Se in illo tempore la scelta del Direttore del Corpo di Ballo fu quella di non ricorrere ad alcun artista ospite ma di prediligere e porre l’accento sulla troupe meneghina largamente impegnata a riconsegnare le numerose variazioni e l’architettura coreografica di un titolo complesso ed articolato, anche in questa occasione i tre ruoli portanti del balletto sono affidati ai ballerini scaligeri. Martina Arduino, Marco Agostino e Mattia Semperboni - impegnati rispettivamente nei ruoli di Medora, Conrad e Alì - qui ripropongono, come si diceva, il notissimo pas de trois nella grotta dei corsari. Un ingresso in scena placido, a tratti commovente per le note ragioni che hanno accompagnato la riapertura delle attività scaligere, contraddistingue l’esordio del loro adagio privo di evidenti sbavature. Prudenti sono le scelte adottate nelle tre seguenti variazioni tratteggiate, com’è noto, da numerose, ardue e risolute pennellate tecniche.
È un “gioco coreografico”, invece, Do a duet: la creazione firmata da Mauro Bigonzetti che prosegue un Gala rivelatore, anch’esso, di un vissuto contemporaneo impegnativo. Impegnativo ma combattente, esattamente come lo è questo duetto “declinato al femminile - precisa il coreografo - che in sei minuti ci permette di riappropriarci dello spazio scenico, abitato anche dalla musica e dall’orchestra”. Uno spazio sottratto per mesi e qui concesso ad Antonella Albano e Maria Celeste Losa che con validi sincronismi e forti dinamiche giocano coreograficamente con l’Allegro con brio della Sinfonia n. 25 in sol minore K. 183 di Wolfgang Amadeus Mozart.

Gala di Balletto "La bella addormentata" Claudio Coviello. Foto Brescia e Amisano, Teatro alla Scala

A poco più di un anno dalle ultime recite torna, nel prosieguo delle serata, anche l’amato binomio Pëtr Il’Ič Čajkovskij-Rudolf Nureyev con la “storia oltremodo bella e poetica” della Bella addormentata nella rilettura del balletto che Rudolf Nureyev firmò per la prima volta al Teatro alla Scala nel 1966. Il segmento selezionato per l’occasione è uno degli apici dell’opera appositamente coreografato dal tartaro volante: l’entr’acte symphonique del secondo atto affidato a Claudio Coviello, uno dei ballerini scaligeri che padroneggia con disinvoltura l’auspicata e morbida uniformità di movimento richiesta nella scrittura Nureyev. Qui torniamo a ritrovare le melanconiche venature del personaggio cesellate con fluidità e naturalezza negli ardui e peculiari sviluppi coreografici modulati sulle note di Čajkovskij.
Segue, di tenore nettamente distinto, Carmen in omaggio a Zizi Jeanmaire. Del balletto di Roland Petit firmato nel 1949 qui sono riproposte le variazioni e il pas de deux della terza scena con una consolidata coppia scaligera: Nicoletta Manni e Timofej Andrijashenko. Privi di inibizione i due interpreti mostrano un tratto inedito consegnando due ruoli in cui la provocazione erotica e la sensualità si sposano all’insita tensione del duetto e alla loro proverbiale finezza mai trasmodata.
La prima étoile ad entrare in scena è Svetlana Zakharova con La morte del cigno. Le note di Camille Saint-Saëns e la coreografia di Michail Fokin sono, com’è noto, i fondamenti ineludibili di un monumento della danza nato in pochissimi minuti e che a uno spazio temporale ristrettissimo affida bellezza, lirismo e apice di una fine agonia. Qui l’acclamata étoile elabora e coniuga sapientemente il latente desiderio di vita con l’ineluttabilità della morte facendo ricorso ad un port de bras ponderato.

Gala di Balletto "LE PARC" Alessanrda Ferri e Federico Bonelli. Foto Brescia e Amisano, Teatro alla Scala

Alessandra Ferri e Federico Bonelli li ritroviamo, invece, nel lungo pas de deux tratto dal terzo atto de Le Parc, il balletto firmato da Angelin Preljocaj nel 1994. È un abbandono, sì, è un abbandono all’arte di amare il tratto che Alessandra Ferri concede ad un personaggio che qui giova di un’oculata modulazione del movimento e di un affidamento pressoché assoluto al suo amante. Un’intesa artistica di prim’ordine lega la tragédienne italiana al Principal Dancer del Royal Ballet - un rilievo che Sipario rimarcò in occasione di uno dei recenti triple bill proposti dalla Royal Opera House - e qui tornata a palesare vigore gestendo con maestria l’iconico mélange del linguaggio accademico con quello contemporaneo della creazione di Preljocaj.
Roberto Bolle e il noto rituale erotico del Boléro infiammano, nella chiusa del Gala, i ballettomani scaligeri. Ossessione, ipnosi, possanza e sedici minuti di un notissimo crescendo musicale accompagnano il ritorno dell’étoile scaligera nel ruolo e che ritroviamo abile a corroborare e avvalorare con convinzione ed incisività un rito che sembra lambire i tratti epifanici della primigenia forza maschia. Un’inedita collocazione del tavolo rosso, dei danzatori e dell’orchestra diretta da David Coleman rendono la fruizione, in particolare dai palchi, difficile da dimenticare.

Vito Lentini

Ultima modifica il Domenica, 11 Ottobre 2020 23:50

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