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DIPTYCH – The missing door and The lost room - regia Gabriela Carrizo, Franck Chartier

“Diptych”, regia Gabriela Carrizo, Franck Chartier. Foto Virginia Rota, Pepping Tom “Diptych”, regia Gabriela Carrizo, Franck Chartier. Foto Virginia Rota, Pepping Tom

Ideazione Gabriela Carrizo, Franck Chartier
PEEPING TOM -  performers Konan Dayot, Fons Dhossche, Lauren Langlois, Panos Malactos/Akira Yoshida,
Alejandro Moja, Fanny Sage,Eliana Stragapede, Wa-Lun Yu, e con Corrado Carollo
scenografia Gabriela Carrizo, Justine Bougerol
costumi SeolijnKim, Yuchun Liu, Louis-Clément Da Costa
luci Tom Visser
progetto sonoro, arrangiamenti Raphaelle Latini, Ismael Colombani, Annalena Froehlich, Louis-Clément da Costa, Euridike De Beul
produzione Peeping Tom
coproduzione Opéra National de Paris, Opéra de Lille, Tanz Koeln, Goeteborg Dance and Theatre Festival, Théatre National Vallonie-Bruxelles, deSingel Antwerp, GREC Festival de Barcelona, Festival Aperto/Fondazione I Teatri, Torinodanza Festival, Teatro Stabile di Torino di Teatro Nazionale, Dampfzentrle Bern, Oriente Occidente Danz Festival
distribuzione Frans Brood Productions
regia Gabriela Carrizo, Franck Chartier
rassegna Danza in Rete 2023 Vicenza Schio 2023
Teatro Comunale, Vicenza, 18 marzo 2023

www.Sipario.it, 21 marzo 2023

Una dimensione che si sdoppia, quella di “Diptych”, un set cinematografico che illumina con le tipiche  lampade del cinema “che si crea” le proprie scene, i due dittici visti sul palco della Sala Maggiore vicentino per “Danza in Rete”. Un fantasioso, illustre, surreale set che racconta due frammenti di un film (?!) passando per apocalittici e surrealismi profondi ma svelati, dettagliati, straordinariamente vivi e evolutivi. Una danza visionaria quella dei Peeping Tom, compagnia belga dalla tecnica mostruosamente eccellente e dalla sinuosità incredibile dei corpi che si inarcano e fluttuano in un universo parallelo e incrociato che paga, eccome, lo spettatore (per la cronaca, teatro praticamente esaurito con standing ovation finale). Chi ha scelto di esserci, dunque, non ha sbagliato nulla né tantomeno si è potuto pentire, visto l’altissimo livello. I motivi sono molti, due storie/nonstorie, più che altro accadimenti portati all’estremo, considerazioni visuali e sbalorditive, impensate. E’ la caratteristica di questa compagnia, che della visionarietà fa la sua cifra stilistica e che indica in questo ottimo spettacolo, che è uno di quelli davvero difficile da dimenticare, il segmento noir unito al thriller, con all’unisono movimento, narrazione, ispirazione talentuosa. Il primo dei due momenti, “The missing door” riportato in scena dalla compagnia è pregno di porte che si chiudono e aprono ma soprattutto non sono mai in sincrono, segno tangibile di metafora mentale e autodistruttiva, alla recherche profonda di se stessi. I personaggi vanno e vengono, le porte si aprono e si chiudono e un’aria decisamente sinistra è presente, palpabile. Viene in mente, tra le altre cose vite nel tempo, sul tema, “La casa dalle finestre che ridono” di Pupi Avati, o qualche immagine dei film di Werner Herzog, universi scissi e deformati, viaggi paralleli e meno consoni di quel che potrebbe apparire. Tutto va e si trasforma in questa possente produzione di danza contemporanea che parla di cinema anche non volendo, come lo stesso riesce a fare ribaltando la situazione, e allora il cinema e il suo mondo scompaiono, rimangono tracce e la danza moderna trionfa. Una sovradimensione che spiazza continuamente e offre diverse occasioni di analisi di profondità nel ballo dei nostri giorni, e una riflessione sul talento che non è cosa proprio di tutti né di ogni istante. Tra personaggi mozzafiato, e mozza testa, amplessi goderecci ma sofferti e condizionati, cameriere che mettono e levano quando non strabuzzano gli occhi dopo aver sbattuto (su una delle porte menzionate, naturalmente) “The missing door” propone una visione extra che sposa un surreale degno di pensieri kafkiani. Si cambia veste, scenograficamente, la seconda parte del balletto “The lost room”, rimanendo sui binari elettrici della danza, non lesinando certo scosse a ripetizione. La nave che ospita quella stanza offre a profusione saette e tempeste, vento che sospende per aria i malcapitati, e sveste una cameriera rimasta poi fuori in balcone, non a guardare il mare ma a ghiacciarsi, sortilegi vari confondendo le acque e i diversi corpi gommosi. Scorrono anche frammenti di videogioco, rallenty, ragazze svenute e trascinate. Una bellezza per gli occhi totale, con un sottofondo musicale plurifirmato di altra eccelsa fattura. La nave ormai è in balìa, o lo è sempre stata, del mare o degli eventi, che lisciano pelle e cuore dei viaggiatori. Con la speranza nel finale della nascita, del neonato che si spera possa essere più fortunato nella vita. Successo travolgente, a grandi cori.

Francesco Bettin

Ultima modifica il Martedì, 21 Marzo 2023 14:50

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