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CIAIKOVSKIJ SUITE - coroegrafia Matteo Levaggi

"Ciaikovskij Suite" - coreografia Matteo Levaggi "Ciaikovskij Suite" - coreografia Matteo Levaggi Foto Luca Di Bartolo

(da Il Lago dei cigni, La bella addormentata, Lo Schiaccianoci)
coreografia Matteo Levaggi
musiche P.I. Ciaikovskij
danzatori Marco De Alteriis, Denis Bruno, Kristin Furnes, Manuela Maugeri, Vito Pansini, Viola Scaglione
costumi Maria Teresa Grilli, Corpicrudi, luci Fabio Sajiz
Collegno Torino, Lavanderia a vapore 21-22 febbraio 2014

www.Sipario.it, 24 febbraio 2014

Un balletto che utilizza la musica di Ciaikovskij parte senz'altro avvantaggiato perché è difficile che partiture tratte da Il lago dei cigni, La bella addormentata e Lo schiaccianoci non siano note a tutti, ma d'altra parte per il coreografo che si raffronta con le storiche coreografie è una grossa sfida, il che comporta per lui un impegno non da poco perché il richiamo a Petipa è sempre presente. Questo fatto però come non ha scoraggiato né Balanchine, nè Mats Ek, nè Matthew Bourne, in questo caso, non è sembrato un ostacolo neppure per il nostrano Matteo Levaggi, coregrafo stabile della Compagnia Balletto Teatro di Torino. Levaggi ha affrontato Ciaikovskij sperimentando, come consueto, la possibile unione tra danza classica e moderna, continuando a sviluppare il suo interesse per le identità, nonchè le ambiguità sessuali, cercando anche di andare a fondo su il significato vero dei balletti Ciaikovskijani che non sono solo storie fantastiche per bambini. Il duro lavoro che Levaggi fa sul corpo dei danzatori della sua compagnia rende ogni passo e movimento quasi carico di fatica e sofferenza, offrendo al pubblico una forte drammaticità. Questo è apparso soprattutto nei primi due brani. Nel primo, tratto da Il lago, Odette, il cigno bianco, è al maschile e si trova intrappolato a attaccato dai cigni neri con a capo Odile, invece femmina fino in fondo. Odile è il male tentatore che seduce il bene offrendogli il ceppo che rappresenta i segreti della vita, quelli che non si possono dire ma che si possono sentire. Un ceppo che scotta e dal quale ci si può liberare solo lanciandolo lontano come alla fine fa con un gesto rumoroso e plateale e Odette, il bravissimo Vito Pansini. Nel secondo brano, tratto da La bella addormentata, Levaggi prende ampia distanza da Petipa portando alla ribalta un Aurora candida e allo stesso tempo smarrita che si affaccia alla vita con voglia e timore di conoscerla in tutte le sue sfaccettature. Viola Scaglione appare sul fondo del palco con in mano un mazzo di fiori bianchi che adagia a terra uno ad uno, usando una capace gestualità dal profondo significato. Da qui i passaggi corali a seguire che pongono l'accento sull'esuberanza giovanile utilizzando le attitudini e capacità del corpo che si tende fino all'estremo. Stessa forza fisica, anche se usata in maniera diversa, si riscontra nell'ultimo brano, ispirato allo Schiaccianoci, in cui volutamente i danzatori si cimentano in un divertissement di danzare ginnico, all'interno di una palestra immaginaria.

Francesca Camponero

Ultima modifica il Martedì, 25 Febbraio 2014 09:18

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