coreografie e atmosfera Michele Di Stefano
con Biagio Caravano, Sebastiano Geronimo, Luciano Ariel Lanza, Flora Orciari, Laura Scarpini, Francesca Ugolini
modular system live Biagio Caravano
musiche The Creatures, My Bloody Valentine
luci Giulia Broggi
management Carlotta Garlanda con Silvia Parlani
distribuzione Jean Francois Mathieu
co-produzione mk/KLm, LAC Lugano Arte e Cultura (CH), Triennale Milano, Bassano OperaEstate con il sostegno di Istituto Italiano di Cultura Bucarest (RO)
in collaborazione con USI Accademia di Architettura di Mendrisio (CH) e CNDB Centro Nazionale Danza Bucarest (RO)
con il supporto di KOMM TANZ/PASSO NORD progetto residenze Compagnia Abbondanza/Bertoni in collaborazione con il Comune di Rovereto, ORBITA /Spellbound Centro Nazionale di Produzione Danza in collaborazione con ATCL Circuito multidisciplinare del Lazio - Spazio Rossellini
CREATURES è una declinazione site-specific del progetto PANORAMIC BANANA, cominciato con l’episodio MOBILE HOMES per il LAC Lugano Arte e Cultura-festival Lugano Dance Project.
rassegna Operaestate Festival Veneto 2024 – 46.ma edizione
Bassano del Grappa, CSC San Bonaventura, 27, 28 luglio 2024 - anteprima nazionale
C’è quantomeno qualcosa di misterioso e angosciante in questa nuova produzione del coreografo Michele Di Stefano e della sua compagnia MK, Creatures, presentata in anteprima nazionale a Bassano del Grappa, da Operaestate Festival e dalla stessa coprodotta. E’ un segnale ancora una volta della vivacità della danza contemporanea, che apprezziamo. Pensata per gli spazi del Museo Civico della città, causa probabile maltempo previsto ha dovuto essere ospitata in una sede probabilmente non del tutto appropriata, e di questo ha sicuramente un po’ sofferto limitandosi nell’effetto. Anche in questo caso lo stretto rapporto tra corporeità, materia e ambiente, fra loro in relazione, si sviluppa attorno a delle creature, cinque danzatori più un musicista performer, un nucleo omogeneo nel muoversi inerente al rapporto spazio-luogo-tempo. Una performance, quella dei sei, che diventa così un cerchio chiuso, un’apocalisse di intenti messa in scena con grande impegno, che va certamente riconosciuto ai danzatori. Lo stesso sfocia in una ottima prestazione tecnica, di sensazione, impatto sonoro e visivo. Il corpo ancora una volta è assoluto protagonista in relazione con gli altri, e con quello che gli sta attorno, modello esistenziale di una relazione allargata a cose e ambienti, in una grande movimentazione. La sperimentazione, la ricerca fanno parte del progetto, iniziato con una possente musica e il (quasi) buio, con una danzatrice a terra distesa, tra suoni dissennati e immagini a velocità vorticosa, che danno di fatto il benvenuto allo spettatore. Biagio Caravano nel suo bel daffare al computer sciorina immagini-stickers richiamanti la guerra, una mitragliatrice, una bomba a mano e …una tigre. Iconiche figure che trascinano a loro volta altre immagini coloratissime, nervosamente assemblate, sintomo angosciante, replicante. Poi, tutto si placa ed ecco le Creatures, uomini e donne immersi in luci fluo, in ambienti dinamici e stranianti, universi complici. Creature che senza sosta si mostrano, entrano ed escono forsennatamente accompagnate dalla vorticosa musica che mai o quasi è domata dal silenzio. Un lavoro rigoroso che unisce grande tecnica e abilità diffusa, in una performance non semplice e affollata di simboli (calzamaglie alla Spiderman, costumi rossi accesi e sgargianti con variazioni, sirene richiamate), dove non è difficile trovare i riferimenti ai conflitti contemporanei, le guerre (anche, purtroppo, stellari). Dove sono i richiami ancestrali, i volumi-valori arcaici? Soffocati da quelli apocalittici? O la speranza c’è, si trova perché va trovata? Curiose e sempre che inquietano non poco sono le uscite e le entrate da automi dei ballerini, in un universo contrappesato, di nuovo corso. Particolarmente interessante è la parte finale, dove il team si unisce e dà dimostrazione, apre spazi, a una coreografia che allarma e diffonde l’aspetto contemporaneo, ed è di grande interesse alla vista. I cinque in scena sono uniti, condividono, sono le creature di un Nuovo Mondo che ci aspetta, è futuro e presente, e noi già viviamo quei giorni. Francesco Bettin