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BLASPHEMY RHAPSODY - coreografia Emio Greco e Pieter C Scholten

"Blasphemy Rhapsody", ideazione e coreografia: Emio Greco e Pieter C Scholten. Foto Marco Caselli Nirmal per la Fondazione Teatro Comunale di Ferrara "Blasphemy Rhapsody", ideazione e coreografia: Emio Greco e Pieter C Scholten. Foto Marco Caselli Nirmal per la Fondazione Teatro Comunale di Ferrara

ICK DANS AMSTERDAM - EMIO GRECO / PIETER C. SCHOLTEN
ideazione e coreografia: Emio Greco | Pieter C Scholten
danza: Victor Callens, Beatrice Cardone, Denis Bruno, Edward Lloyd, Hiroki Nunogaki, Maria Ribas, Emio Greco
luci: HenkDanner
costume: Clifford Portier
video: Robin Coops
sound design: Pieter C. Scholten
Teatro Comunale di Ferrara, 6 novembre 2021

www.Sipario.it, 11 novembre 2021

La stagione di danza contemporanea del Teatro Comunale di Ferrara si chiude con l’ultima prima italiana in cartellone: Blasphemy Rhapsody (ICK Dans Amsterdam), ideata da Emio Greco e Pieter C. Scholten. Prima dello spettacolo la voce di Iggy Pop accoglie il pubblico mentre le luci sono ancora accese. La sua citazione dice: "Siamo le persone senza tradizione, che non sanno morire in pace". Queste parole possono essere considerate il sottotitolo di Blasphemy Rhapsody, il nuovo lavoro presentato da Emio Greco e Pieter C. Scholten. Apparentemente può sembrare un messaggio negativo ma la coreografia ne mostrerà il contenuto positivo: l'incertezza e l'inquietudine sono la spinta propulsiva alla vita, sembrano dire i due coreografi, che hanno abituato il pubblico a contenuti profondi espressi con un formalismo coreutico accurato e sempre forte ed incisivo. Emio Greco ha in più forme chiarito con i suoi lavori che il modo in cui danza non può mai essere completamente disgiunto dal modo in cui vive, cosìcché danza e società si intrecciano, e questa coreografia scritta nel 2020 è stata dichiaratamente impregnata dalle sensazioni di precarietà, limiti, incertezze e paura portati dalla pandemia che ha investito il pianeta. E’ comunque una creazione molto vivace, energica e a tratti quasi combattiva incentrata su due stili di danza che hanno ispirato Greco e Scholten: i ritmi da discoteca, reazione alla chiusura e difficoltà di movimento degli ultimi due anni, e la pizzica, danza popolare del sud Italia, con cui si provava espellere dal corpo il veleno iniettato dal morso di un ragno velenoso. Nel loro lavoro i due coreografi cercano lo scontro e l’attrito costruttivo tra due mondi, tra mente e movimento, tra sacro e profano, massa e individuo. Sei ballerini del ICK Dans di Amsterdam in pantaloncini bianchi, quasi una tenuta da fitness, girano in cerchi vorticosi con movimenti laterali fulminei, al ritmo ora della techno music ora della pizzica, alle gambe hanno dei cimbali, il cui suono accentua l’incalzare del movimento. Irrompe e invade il gruppo una figura mascherata, è Emio Greco stesso. Inizialmente sembra che prima i danzatori lo adorino, più tardi torna ghignante per essere un elemento di disturbo. Nel frattempo, i ballerini stessi sono al centro della scena, uno per uno, ognuno con un assolo, mentre sul fondo del palco viene proiettato il loro ritratto. Il tempo scorre velocemente e sempre a ritmo sostenuto. Blasphemy Rhapsody trasuda sollievo, energia e nervosismo. Con momenti incisivi e a tratti anche meditativi questa danza dà la sensazione di oscillare attorno al binomio inquietudine e certezza, di toccare il divino e sprofondare nel terreno, mantenere le distanze e abbracciarsi, spinge i danzatori verso l'alto ma contemporaneamente li àncora saldamente al suolo. La proiezione di divinità di varie religioni e laiche al termine dello spettacolo suggerisce che questa coreografia possa anche essere letta come un rituale danzato in cui vengono sacrificate le certezze. Alla fine sventola una bandiera bianca. Potrebbe indicare la resa umana, ma la sensazione che ispira è certamente positiva, come volesse dare al pubblico la vittoria.

Giulia Clai

Ultima modifica il Venerdì, 12 Novembre 2021 09:44

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