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BIANCANEVE - coreografia Angelin Preljocaj

Rebecca Bianchi in "Biancaneve", coreografia Angelin Preljocaj. Foto Yasuko_Kageyama Rebecca Bianchi in "Biancaneve", coreografia Angelin Preljocaj. Foto Yasuko_Kageyama

Musica di Gustav Mahler
Musica addizionale 79 D
Coreografia Angelin Preljocaj
Costumi Jean Paul Gaultier
Scene Thierry Leproust
Luci Patrick Riou
Assistente ripetitrice Claudia De Smet
Interpreti principali
Blanche Neige Rebecca Bianchi (2, 3, 4, 7 e 9 maggio) / Giorgia Calenda (5 e 8 maggio).
Principe Claudio Cocino (2, 3, 4, 7 e 9 maggio) / Giacomo Castellana (5 e 8 maggio).
Regina Virginia Giovanetti (2, 3, 4, 7 e 9 maggio) / Annalisa Cianci (5 e 8 maggio).
Étoiles, Primi Ballerini, Solisti e Corpo di Ballo del Teatro dell'Opera di Roma
Musiche su base registrata
Teatro dell'Opera di Roma dal 2 al 9 maggio 2019

www.Sipario.it, 10 maggio 2019

Non sempre le favole sono storie piacevoli e consolatorie. Occorre togliere questa patina di bontà ormai giunta all'estremo fin a toccare lo stereotipo, e riscoprire quella forza simbolica, potente e reale – sebbene distante dal bieco realismo – che alberga nella fiaba. Elémire Zolla e Giuseppe Sermonti ne hanno discorso, tratteggiando il sottile confine tra leggenda e mito, realtà e fantasia. Si scoprirà, con gran stupore, che tali limiti non esistono: sia nella realtà che nel magico mondo delle storie che tanto appassionano i bambini.
Il mito di Biancaneve rivive in questa chiave nel balletto omonimo approntato da Angelin Preljocaj su musiche di Gustav Mahler. Il coreografo, con vigile esercizio critico, ha impostato lo spettacolo calando il mondo della favola della bella principessa odiata e osteggiata dalla perfida regina matrigna nella nostra realtà.
Ad apertura di sipario si assiste alla nascita di Biancaneve. Ma a quale prezzo! Perché sua madre, nel darle la vita, morrà. La conclusione, invece, dove tutti sono felici nell'osservare l'amore finalmente coronato dalle nozze con il Principe, ha per protagonista la Regina cattiva che, catturata dalle guardie del Re, viene condannata a morte.
Fiaba raccontata in modo ciclico, che fra l'inizio e la fine lascia che la storia si evolva, badando a restare coi piedi ancorati alla realtà senza perdersi in sterili fantasticherie. Interpretazione affine ad uno stile veristico, accentuato dai colori delle scene: tutti tendenti all'oscurità. Non vi è mai una luce che abbacina, oppure diafana, limpida e che irradia splendore. Al contrario, assistiamo di continuo ad un equilibrio fra ombra e luminosità. Par quasi che questa messinscena voglia dire che le fiabe non sono mai solo il frutto di una fervida invenzione. Bensì storie quotidiane che accadono sotto i nostri occhi ignari e distratti.
Soluzione che ben si accorda alle musiche di Gustav Mahler evocate attraverso la registrazione di una buona esecuzione. Il cui merito, è da notare, è consistito soprattutto nell'aver saputo sottolineare quei tratti compositivi acuminati che ben evidenziano i momenti topici della vicenda di Biancaneve. Per l'occasione, Mahler ha creato melodie dal colore arcigno che di tanto in tanto si tramutano in una placida ed accogliente distesa.
Particolarità ripresa dallo stile delle coreografie. Caratterizzate, tutte quante, da un andamento rapido e secco, che poco spazio concede a movimenti ampi ed ariosi. Cifra stilistica ideale per la rappresentazione dei momenti di intima passionalità fra Claudio Cocino (il Principe) e Rebecca Bianchi (Biancaneve): entrambi sublimi interpreti di sentimenti narrati con equilibrio, senza adottare eccessiva distanza o prossimità dai rispettivi personaggi.
Caratteristica presente anche nella Regina di Virginia Giovanetti, così austera e per ciò stesso crudele da renderla somigliante a un personaggio reale.
Perché le fiabe, parafrasando Salustio, sono storie che non avvennero mai, ma sono sempre.

Pierluigi Pietricola

Ultima modifica il Sabato, 11 Maggio 2019 09:20

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