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BISBETICA DOMATA (LA) - coreografia Jean-Christophe Maillot

Ekaterina Krysanova e Vladislav Lantratov in "La Bisbetica Domata", coreografia Jean-Christophe Maillot. Foto Damir Yusupov Ekaterina Krysanova e Vladislav Lantratov in "La Bisbetica Domata", coreografia Jean-Christophe Maillot. Foto Damir Yusupov

Balletto in due atti.
Musica di Dimitrij Šostakovič.
Coreografia di Jean-Christophe Maillot
Assistente del coreografo: Bernice Coppieters

Scene di Ernest Pignon-Ernest. Luci e video di Dominique Drillot. Costumi di Augustin Maillot. Assistente costumista: Jean-Michel Laîné. Drammaturgo: Jean Rouaud.
Con: Ekaterina Krysanova, Vladislav Lantratov, Olga Smirnova, Semyon Chudin, Kristina Kretova, Denis Savin, Anastasia Stashkevich, Artem Ovcharenko e il Corpo di Ballo del Teatro Bolshoi di Mosca diretto da Makhar Vaziev.
Produzione Teatro Bolshoi di Mosca.
Orchestra Sinfonica "G. Verdi" di Milano. Direttore: Igor Dronov.
MILANO, Teatro alla Scala, dall'11 al 13 settembre 2018

www.Sipario.it, 23 settembre 2018

Il Bolshoi alla Scala: La bisbetica domata

Lo sguardo critico della nostra testata torna a considerare il lavoro di uno dei coreografi della contemporaneità che da venticinque anni dirige Les Ballets de Monte-Carlo: Jean-Christophe Maillot. Affrancato dall'appartenenza ad uno specifico assetto coreografico, l'artista francese, com'è noto, sposa l'idea di una danza che è dialogo fra tradizione accademica e avanguardia: una scelta, questa, che struttura il suo repertorio coreico aperto, anch'esso, al confronto fra tessuto narrativo e pura astrazione.
L'originale vena creativa di Maillot emerge nella recente tournée del Balletto del Teatro Bolshoi al Teatro alla Scala con una delle ultime creazioni commissionata dal più importante teatro nazionale russo al coreografo francese e in debutto nel 2014: La bisbetica domata, balletto in due parti basato sull'omonima commedia di William Shakespeare.
Per l'occasione il coreografo ricorre al confronto e alla sinergia fra le plurime voci che compongono lo spettacolo di danza avvalorando l'idea della creazione coreografia quale portato del lavoro collettivo; al suo fianco si annoverano, infatti, i nomi di collaboratori che hanno attraversato la sua carriera: Ernest Pignon-Ernest firma le scene, Dominique Drillot cura video e luci, il figlio Augustin impegnato con i costumi, Jean Rouaud quale drammaturgo e Bernice Coppieters, protagonista di numerose creazioni dell'artista francese, adesso maître de ballet e assistente alla coreografia. Tale mélange creativo porta in scena un'opera convincente capace di vivere nel legame indissolubile fra le componenti dello spettacolo e nella coerenza drammaturgica che si offre quale opportunità di ripensamento antropologico, relazionale e sociale vissuto nell'ineludibile riferimento alle abilità attoriali dei danzatori. Alla Scala i personaggi principali del titolo rivivono con i medesimi interpreti scelti dal coreografo francese per il debutto moscovita: la docilità di Bianca è affidata ad Olga Smirnova, Principal tecnicamente impeccabile che al suo fianco gode del fascino raffinato di Lucenzio nell'armonico e accorto movimento di Semyon Chudin: il passo a due del primo atto è un gioco di seduzione che diverte rivelando il preludio della loro simbiotica relazione; la bisbetica Caterina beneficia del netto e risoluto tratto che le concede Ekaterina Krysanova; preponderante appare la verve, il rilievo drammaturgico e la vigorosa disinvoltura che Vadislav Lantratov dona al suo Petruccio. Sul palco del Piermarini scopriamo un danzatore che è, allo stesso tempo, un attore abilissimo a dipingere un personaggio magnetico, audace e scaltro vissuto nell'ottima caratterizzazione psicologica che offre la coreografia.
La struttura musicale del balletto è affidata alle composizioni per il cinema firmate da Dimitrij Šostakovič e gode di un incedere coreografico che non cede alla soluzione di continuità; fra i segmenti di maggiore pregnanza scenica si annoverano: il maestoso il valzer tratto dalla composizione per il film Sofia Perovskaya - op. 132 collocato nella prima parte del balletto, come pure il gioco metateatrale del secondo atto fra Petruccio e Caterina ed il vivido duetto conclusivo di Bianca e Lucenzio in bilico tra fine sviluppo interpretativo e solida impalcatura coreografica.
Si chiude con questo titolo l'ospitalità della troupe russa diretta da Makhar Vaziev che torna al Piermarini dopo la lunga esperienza alla direzione del corpo di ballo scaligero: "Non avrei mai immaginato di tornare alla Scala con il Bolshoi - confessa -, la Scala è un teatro straordinario, ha una grande storia e mi ha insegnato molto. Qui ho avuto modo di incontrare molte persone di cuore, mi sento a casa. La Scala è sempre la Scala e rimarrà la Scala".

Vito Lentini

Ultima modifica il Domenica, 23 Settembre 2018 22:22

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