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A SOLO IN THE SPOTLIGHTS - coreografia, drammaturgia, interpretazione Vittorio Pagani

Vittorio Pagani. Foto Elisa Nocentini Vittorio Pagani. Foto Elisa Nocentini

Coreografia, drammaturgia, interpretazione Vittorio Pagani
produzione The Place London
spettacolo selezionato per la Vetrina della giovane danza d’autore 2023 – Network Anticorpi XL
produzione esecutiva Equilibrio Dinamico
collaborazione alla drammaturgia Hannes Langolf, Martin Hargreaves, luci Mark Webber
Visto il 14 luglio 2024 al Teatro della Misericordia di Sansepolcro
nell'ambito di “Festival Kilowatt 2024” diretto da Lucia Franchi e Luca Ricci, sezione Danza.

www.Sipario.it, 18 luglio 2024

A solo in the spotlights del giovane e già talentuoso Vittorio Pagani è uno di quei rari spettacoli di danza giocati, nel doppio senso che questo termine ha in area anglosassone e francese, dalla, con e nella 'ironia', quell'ironia particolare capace, nella sua stessa evoluzione coreografica, di mettere uno spazio tra il movimento del corpo, il 'passo' tecnicamente inteso, e il suo significare, senza però mai separarli, ma facendo di quel 'passo' un ponte in cui trasmettere, esteticamente, simbolicamente ma anche matericamente come proprio della danza, il suo senso.

Diventa così, questo affascinante spettacolo di corpo e pensiero, un raccontare una metafora nella metafora, apertamente e liberamente senza ricorrere alle parole, che comunque anche non volendolo 'limitano', la metafora dello sguardo su si sé, e del suo peso qualche volta addirittura 'insopportabile', quando si è chiamati a rispondere ad un giudice esterno, sia questo durante un provino o un esame, un giudice che ti giudica, mi si passi l'impiccio, secondo schemi che spesso sono i suoi non i tuoi, schemi che si fanno movimento imposto che spesso non può o non vuole tenere conto del tuo 'desiderio'.

Una metafora che è alla fine metafora della vita, che questi stessi nostri desideri mette quasi sempre al giogo di altro e di altri che deformano.

Qualche volta però, senza il peso di quella parola e chissà anche miracolosamente, la danza può farsi attivo mascheramento di quel desiderio, di quella autenticità che può così sbocciare e imporsi in quanto non immediatamente riconosciuta come tale, e che, quando lo è, fortunatamente è troppo tardi.

Lo può fare quando la tecnica diventa spontaneità, tanto è parte del corpo che la esercita, fino ad alleggerire, come la danza talora riesce a fare, il peso di una gravità, materiale, sociale, psicologica ed anche metafisicamente estetica, che ci opprime.

L'energia estetica così liberata, anche nell'attrito tra il corpo danzante e le parole che lo circondano quasi imprigionandolo in scena, può trasfigurarsi addirittura in riso, suscitato da quella parte della sintassi comica caratterizzata dalla frizione tra la realtà e la sua rappresentazione.

Quando infatti siamo chiamati a rivestire un ruolo, o anche ci candidiamo per esso, nella danza come nella vita, ci troviamo pirandellianamente di fronte alla maschera che quel ruolo riassume socialmente e con essa dobbiamo fare i conti con effetti talora ridicoli e comici, nello specifico sia per il protagonista che per il suo o i suoi giudici, effetti che questo spettacolo riassume appunto nella sua complessiva ironia, la quale, ricordiamo, era insieme al 'riso' una delle armi più affilate di Pirandello.

Avere o non avere consapevolezza di questo meccanismo fa la differenza.

Vittorio Pagani qui dimostra di avere ottime qualità non solo come danzatore ma anche come coreografo, abituato ormai alle idee innovativative, quelle idee che danno alle sue esibizioni una 'robustezza' simbolica ed una capacità di comunicazione non comune.

Da segnalare tra gli spettacoli più belli in assoluto, non solo di teatro danza, visti alla XXII edizione del Festival Kilowatt a Sansepolcro.

Maria Dolores Pesce

Ultima modifica il Sabato, 20 Luglio 2024 11:49

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