The Hateful Eight
di Quentin Tarantino.
Con Samuel L. Jackson, Kurt Russell, Jennifer Jason Leigh,
Walton Goggins, Demiàn Bichir
USA 2015
La notte brava di John (Ford) e Agatha (Christie)
Nel Wyoming, all'approssimarsi di una bufera, una diligenza diretta a Red Rok, con a bordo il cacciatore di taglie John Ruth (Russell) - soprannominato "Il Boia" perché porta sempre al patibolo i criminali che cattura - e la sua prigioniera Daisy Domergue (Jason Leigh), viene fermata da Marquis Warren (Jackson), un ex-maggiore di colore dell' Unione, ora anche lui bounty-killer, che ha perso il cavallo mentre stava trasportando i cadaveri di quattro criminali fino a Red Rock per riscuoterne la taglia. Il cocchiere O.B. (James Parks) gli dice di parlare con Ruth e questi – temendo che possa liberare Daisy – lo fa salire ma ammanettato. Poco dopo, nuova sosta: stavolta si tratta di Chris Mannix (Goggins), un rinnegato del sud che va a Red Rocks per assumere la carica di sceriffo. Ruth è costretto a farlo salire (senza uno sceriffo nessuno potrà pagare la taglia di 10.000 dollari per Daisy) ma libera Warren e fa con lui un accordo: si aiuteranno nel difendere i reciprochi interessi (i quattro banditi uccisi dal maggiore valgono 8.000 dollari). Mannix, che odia i neri ed i nordisti, racconta come Warren (che si era sempre dipinto come un eroe ed aveva con se una lettera di elogi del presidente Lincoln) fosse stato congedato con disonore perché, durante la guerra civile, catturato dai sudisti, per evadere dal campo nel quale era recluso, lo avesse incendiato, facendo morire 37 prigionieri di guerra nordisti. La diligenza, a causa della bufera, è costretta a fermarsi all'emporio di Minnie (Dana Gourier), dove vengono ricevuti dal messicano Bob (Bichir) che dice di occuparsi del locale in assenza della proprietaria, in visita con il marito Sweet Dave (Gene Jones) dalla madre. Nell'emporio sono rifugiati il boia Oswaldo Mobray (Tim Roth) il vaccaro Joe Gage (Michael Madsen) e Sanford Smithers (Bruce Dern), un ex generale sudista. Ruth e Warren sono diffidenti: il primo teme sempre che qualcuno dei viaggiatori sia lì per liberare Daisy e l'altro non crede che i proprietari siano partiti lasciando l'emporio nelle mani di un messicano. La sera, Warren confessa divertito che la lettera di Lincoln è falsa e, dopo aver messo una delle sue pistole vicino alla poltrona del generale, gli rivela di essere stato lui ad uccidere suo figlio (Craig Stark): questi era andato a cercarlo per incassare la taglia che il Sud aveva messo su di lui ma Warren lo aveva sopraffatto e, dopo averlo costretto e camminare nudo nella neve e a praticargli una fellatio, lo aveva abbattuto come un cane. Il generale afferra la pistola e tenta di sparare ma il maggiore è più rapido e lo uccide. Intanto qualcuno, visto solo da Daisy, ha avvelenato il caffè. Il cocchiere e Ruth ne bevono e muoiono vomitando sangue (in realtà l'indistruttibile Ruth cerca prima di uccidere la prigioniera ma questa gli prende la pistola e lo finisce), Manninx, che stava a sua volta prendendo il caffe, lo butta a terra e convince Warren, che ha puntato la pistola contro tutti per individuare il colpevole, della propria innocenza (anche lui stava per morire avvelenato). Daisy è stata disarmata e le chiavi delle manette che la tengono legata al cadavere di Ruth gettate nella stufa, mentre Cage, Bob e il boia sono faccia al muro sotto il tiro delle pistole. Bob era lontano dal bricco del caffè durante gli ultimi avvenimenti ma la poltrona di Sweet Dave sporca di sangue ed altri indizi dimostrano senza dubbio che lui ha ucciso Minnie e il marito e Warren gli spara in testa; poi per ottenere una confessione da Mobray o da Gage, Warren minaccia poi di far bere il resto del caffè avvelenato a Daisy. Cage confessa ma un altro uomo, Jody (Channing Tatum), nascosto sotto le tavole del pavimento, spara al maggiore, colpendolo ai testicoli e Mobray afferra una pistola nascosta e spara addosso a Mannix ferendolo gravemente, venendo colpito a sua volta. Sappiamo, a questo punto, che quella mattina una diligenza guidata da Ed (Lee Horley) e Judy "6 cavalli" (Zoe Bell), era arrivata all'emporio con a bordo Mobray, Gage, Bob e Jody, fratello di Daisy e capo di una banda di criminali. I quattro uccidono tutti (tranne il generale, che era nell'emporio e che avrebbe dato un tocco di veridicità alla messa in scena; lui, spaventato, garantisce il silenzio). Ora Warren e Mannix, feriti a morte, costringono, minacciando Daisy, Jody ad uscire e il maggiore lo uccide; La ragazza, che ora è il capobanda, tenta di fare un accordo con Mannix, proponendogli salva la vita (altri 15 banditi, a suo dire sono appostati a Red Rock) e la possibilità di intascare le ricche taglie dei fuorilegge che giacciano morti nell'emporio. Lui sembra titubante ma, in una successiva sparatoria, lui e Warren fanno fuori Mobray e Cage. Sempre insieme, per onorare la memoria du Ruth "Il boia", impiccano la ragazza, ridendo. Moriranno leggendo, commossi, la falsa ma toccante lettera di Lincoln.
Tarantino è al suo secondo western dopo Django enchained e, anche per effetto delle musiche di Moricone, di nuovo sembra riproporre gli stilemi del, da lui adorato, spaghetti-western; in effetti, la neve e l'angustia degli ambienti rimandano a Il grande silenzio di Sergio Corbucci (autore anche di Django) ma in Tarantino il gioco dei richiami cinematografici (e non solo) è molto più ricco e complesso: si va da Ombre rosse di John Ford, alle varie versioni dei Dieci piccoli indiani di Agatha Christie (nella prima stesura – uscita in Italia con il titolo ...e poi non rimase nessuno – nella quale muoiono tutti), al western crepuscolare Notte senza fine di Raoul Walsh, al grandioso massacro finale del Mucchio selvaggio di Sam Peckimpah e, per ammissione dello stesso regista, a La cosa da un altro mondo di Christian Niby e Howard Hawks e al suo remake La cosa di John Carpenter. Lui è notoriamente un autore divisivo: lo si adora o lo si odia ma non è mai racchiudibile in una sola dimensione (lo stesso Grindhouse –A prova di morte, dichiarato omaggio ai b-movie degli anni '70 ha più piani di lettura). Hateful eight non fa eccezione e, soprattutto, è un gioiello (sporco di sangue e di umori sinchè si vuole) di cinema: la perfetta fotografia del suo sodale Robert Richardson, le musiche di Moricone nuove e sorprendenti (lui, anche contro il parere del regista, ha evitato ogni auto-citazione ed ha avuto ragione!) e lo splendido cast, l'ironica e geniale Jason Leigh in testa, ne fanno un grande memorabile film. Il pubblico, come sempre intelligente, sta al gioco e gli incassi arrivano.
Antonio Ferraro