lunedì, 14 ottobre, 2024
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(CINEMA) - “LA VITA ACCANTO” di Marco Tullio Giordana

“La Vita Accanto” di Marco Tullio Giordana. Foto di scena Angelo Turetta “La Vita Accanto” di Marco Tullio Giordana. Foto di scena Angelo Turetta

LA VITA ACCANTO 
regia Marco Tullio Giordana
tratto dal romanzo omonimo di Mariapia Veladiano (Einaudi, 2010), Premio Calvino 2010
sceneggiatura Marco Bellocchio, Gloria Malatesta, Marco Tullio Giordana
con Beatrice Barison, Sonia Bergamasco, Valentina Bellè, Paolo Pierobon, Michela Cescon, Sara Ciocca, Angela Fontana, Luigi Diberti
prodotto da Simone Gattoni, Marco Bellocchio, Beppe Caschetto, Bruno Benetti 
una produzione Kavac Film, IBC Movie, One Art con Rai Cinema 
distribuzione italiana 01 DISTRIBUTION
foto di scena Angelo Turetta
data uscita nelle sale 22 agosto 2024

Uscito da qualche giorno nelle sale, La vita accanto (tratto dal romanzo omonimo di Mariapia Veladiano), lo diciamo subito, convince per metà, ed è la prima parte. Il melodramma che viene narrato prende immediatamente, cresce per poi pian piano scemare, portando oltretutto troppa carne al fuoco, come si dice. I motivi per apprezzarlo, sempre per metà, sono diversi: una certa tensione, seppur minima, creata dalla trama, un cast interessante, una storia che se fosse rimasta entro certi limiti senza sconfinare, ad esempio, nell’onirico quasi incontrollato sarebbe stata piacevole e credibile, e una regia attenta, misurata. Difatti, è sempre un parere personale, ricordiamolo, il film regge fino a un certo punto, quando va via via a scivolare e non riesce più a proporre sguardi poetici, raffinati. In una famiglia alto borghese vicentina viene al mondo Rebecca, subito non accettata dalla madre a causa di una voglia di fragola sulla faccia. Una grande macchia rossastra che condizionerà la sua vita, ma soprattutto quella di sua madre Maria (una credibile Valentina Bellè, dal malessere continuo). Al tempo stesso Rebecca è ben protetta e amata dal padre Osvaldo, ginecologo che per la cronaca non ha scelto di farla nascere personalmente, (un ottimo Paolo Pierobon, pieno di sfumature e di solida recitazione) e dalla sorella di quest’ultimo Erminia, pianista di fama. Il dramma, se così vogliamo chiamarlo, si intuisce fin da quando i due vanno in ospedale per vederla, dalle loro espressioni che pare invitino in anteprima a ciò che penserà la madre. Il melodramma si compie fin da qui, tra sorrisi (pochi e forzati) della mamma alla bimba, che nel frattempo attraversa varie età, e disperazioni da letto. In questa fase il film va a scavare e attenziona alcuni temi suggestivi e ahinoi, reali, suggerendo come possano toccare chiunque. Rebecca pare invece sana e lucida, abbastanza incurante della grande macchia che non scardina il suo carattere, anzi, semmai lo forgia. Complice un’attenzione della zia Erminia, Rebecca si avvicina al pianoforte, lo studio e si applica, e un’altra ottima pianista entra in famiglia. Tutto a poco a poco, naturalmente, in una Vicenza anni Ottanta anche troppo didascalica. Se il tutto va in un leggero crescendo formando di fatto il film, alcuni aspetti vengono calcati. Maria vuole a tutti i costi non fare uscire Rebecca, proteggerla dagli sguardi altrui, con tanta pazienza di padre e zia (e personale della casa). Il grande vuoto di Maria, la sofferenza patita, la delusione si intersecano con il talento che la bimba acquisisce, che in qualche modo si riscatta (nonostante, come detto, non fosse certo lei  a soffrire così tanto l’isolamento). Non volendo ovviamente raccontare di cosa succede da un certo punto in poi, a parte appunto il fatto di aver visto sullo schermo tante, troppe situazioni(e più di un personaggio) un po’ forzate, guardo all’opera con sguardo tecnico, soffermandomi a segnalare la scioltezza, chiamiamola ecco, talento anche qui, di alcuni interpreti, come le minori, le varie Rebecca e la sua amica Lucilla, o quello di Sonia Bergamasco, che interpreta la pianista Erminia, attrice sempre attenta ai suoi personaggi, dosatissima (come lo stesso Pierobon, del resto) E quello della giovane Sara Ciocca. Ma anche quello di Beatrice Barison. Che da musicista pura si trasforma in attrice e se la cava molto bene, soprattutto nelle scene dove fa se stessa e suona con armonia e decisione il suo strumento, da pianista che lo conosce molto bene. Da segnalare inoltre tre partecipazioni importanti, amichevoli, come si legge nei titoli di coda, quelle di Michela Cescon, di Luigi Diberti e di Angela Fontana.

Francesco Bettin

Ultima modifica il Giovedì, 12 Settembre 2024 08:58

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