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(CINEMA) - "Charlotte, la vita di una pittrice vittima dell’Olocausto" di Tahir Rana, Eric Warin.

"Charlotte, la vita di una pittrice vittima dell’Olocausto" di Tahir Rana, Eric Warin "Charlotte, la vita di una pittrice vittima dell’Olocausto" di Tahir Rana, Eric Warin

Charlotte, la vita di una pittrice vittima dell’Olocausto
di Tahir Rana, Eric Warin
con Keira Knightley, Marion Cotillard, Brenda Blethyn, Jim Broadbent, Sam Claflin.
Francia, Canada. 2021

Le emozioni sono onde che non si possono soffocare. Charlotte è un film su una ragazza che attraverso il dono del disegno concretizza in realtà visiva i propri sentimenti e regala allo spettatore cinematografico un turbinio di emozioni incontaminate. É la storia vera di Charlotte Salomon, una giovane pittrice ebrea tedesca che diviene adulta nella Germania nazista e nonostante le mille difficoltà che ne derivano insegue i suoi sogni senza arrendersi, non smettendo mai di dipingere, che sia a Berlino o altrove. “Vita? O Teatro?” È questo il titolo della sua raccolta monumentale di opere, un’impresa mastodontica e autobiografica che si pone l’obiettivo di raccontare attraverso quasi mille dipinti l’intera storia della propria famiglia. Una storia colma di zone oscure e tetre, segreti laceranti che nel tempo continuano a seminare morte e pazzia. Charlotte decide di raccontare tutto: il bello e il brutto, la gioia e il dolore. Gli amori che l’hanno ispirata e le difficoltà di una vita densa dii traumi non proferibili a parole. Il disegno può tutto e Charlotte lo sa bene. “ Solo facendo qualcosa di folle posso restare sana di mente”. Dipingere è un gesto catartico di liberazione per lei, l’espressione del suo Io più profondo. Dipinti che rimandano in modo inequivocabile all’arte moderna e in particolare all’espressionismo tedesco. Charlotte infatti dipinge ciò che sente, ciò che il cuore vede. Per i nazisti è deformazione, allontanamento dalla perfezione della realtà; per lei è la sola verità, quella dell’anima.

La storia di Charlotte Salomon poteva essere approcciata facilmente con un live action, invece è stata scelta la strada del film d’animazione, che ha il potere di potenziare l’impatto emotivo di un racconto. E il risultato è stato sublime: un vero gioiello dell’animazione. Complice anche la colonna sonora, che accompagna magistralmente il prezioso materiale visivo. Le tecniche di disegno utilizzate per questo film d’animazione hanno tenuto conto ovviamente di quelle dei disegni reali di Charlotte, mimetizzandosi le une nelle altre e mantenendo intatta l’armonia visiva. Particolarmente interessanti le sequenza in cui i disegni di Charlotte prendono vita, partendo da macchie di colore a cui seguono i contorni in blu.
Il viso di Charlotte rivela, come cita anche una battuta del film, tutte le sue emozioni. La bidimensionalità del disegno classico si conferma niente affatto sorpassata, al contrario sempre profondamente comunicativa.

Viene compiuta una precisa scelta drammaturgica: non mostrare la violenza. Ci sono due momenti molto significativi del film in cui l’azione, proprio come se fossimo in un sofisticato live action, si svolge interamente fuori campo e se ne sentono i rumori, si intuisce cosa accade ma non lo si vede. Viene da chiedersi se sia un’estensione della teoria sulla non rappresentabilità della Shoah, applicata in generale alla sofferenza, anche se sono gli stessi disegni di Charlotte a smentire questa interpretazione dal momento che lei con il suo operato artistico dimostra quanto il dolore possa essere colto ed espresso dalla forza dell’arte, senza abbellimenti o falsità. Di sicuro all’interno di un’opera cinematografica non mostrare il brutale può rivelarsi un’operazione efficace e suggestiva, una elegante parentesi di sospensione che amplifica ed esalta l’azione fuori campo.

La voce di Charlotte è affidata a Keira Knightley nella versione inglese e a Marion Cotillard nella francese. Due attrici d’eccezione per un personaggio non da meno. Tutto nel film è curato con sensibilità e gusto e Charlotte è uno di quelle pellicole d’animazione che smentiscomo la teoria che i cartoon siano solo per bambini. Raggiunge una profondità che lascia senza fiato, percorrendo viali tortuosi e affrontando dilemmi morali angusti.

Come guarire da ferite indelebili quali quelle di Charlotte? Quello che il film vuole raccontare non è tanto o solo la disgrazia ma l’amore per la vita: “per tornare a vivere non è necessario che la vita ti ami ma amare la vita”. A Charlotte fu sottratta la libertà, ma la sua vera libertà, quella dell’arte, le sopravviverà in eterno e la finzione, quel Teatro di cui lei stessa parla, la riscatterà dai demoni della morte e dell’oblio. L’arte può fare anche questo.

Corinne Vosa

Ultima modifica il Venerdì, 22 Ottobre 2021 04:06

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