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(CINEMA) - FESTIVAL INTERNAZIONALE del CINEMA di BERLINO. "So Long, My Son" di Wang Xiaoshuai

Di jiu tian chang | "So Long, My Son", Competition 2019, CHN 2019, by Wang Xiaoshuai, Ai Liya, Xu Cheng, Li Jingjing, Yong Mei, Wang Jingchun, Qi Xi © Li Tienan / Dongchun Films Di jiu tian chang | "So Long, My Son", Competition 2019, CHN 2019, by Wang Xiaoshuai, Ai Liya, Xu Cheng, Li Jingjing, Yong Mei, Wang Jingchun, Qi Xi © Li Tienan / Dongchun Films

"So Long, My Son" di Wang Xiaoshuai – Il privato è politico
di Gloria Reményi

Un gruppo di amici si riunisce per una festa. È il compleanno dei piccoli Xingxing e Haohao. I due bambini sono nati lo stesso giorno, una coincidenza destinata a legare per sempre le loro vite: questo è perlomeno ciò che credono le due coppie di genitori. "Come fratelli", dice il padre di Haohao, invitando la moglie e i genitori di Xingxing a brindare a questo legame indissolubile.

Della rottura dell'armonia che regna tra gli amici presenti alla festa racconta il film So Long, My Son (il titolo originale, Di jiu tian chang, corrisponde a un verso di una popolare canzone cinese sull'amicizia) del regista cinese Wang Xiaoshuai, presentato in concorso al Festival internazionale del cinema di Berlino. La causa della rottura è l'improvvisa morte di Xingxing per annegamento. L'episodio ha conseguenze drammatiche sui genitori del bambino, Yaojun (Wang Jingchun) und Liyun (Yong Mei), ma anche sull'amico Haohao, presente al momento dell'incidente, e sui suoi genitori.

Già vincitore di due Orsi d'argento alla Berlinale (nel 2001 per Beijing Bicycle e nel 2008 per In Love We Trust), Wang Xiaoshuai ha realizzato un film della durata di quasi tre ore, la cui trama abbraccia ben tre decenni di storia cinese raccontata attraverso le vicende dei personaggi. Tre ore e tre decenni che però volano in un soffio.

A seguito dell'annegamento di Xingxing, Yaojun und Liyun lasciano la città, si trasferiscono lontano, dove niente può ricordare loro la vita passata con il figlio, ma allo stesso tempo cercano di "rimpiazzarlo" adottando un altro bambino. Nella speranza di dimenticare il dolore per la perdita e di colmare il vuoto lasciato nelle loro vite, lo chiamano proprio Xingxing, ma privandolo della sua vera identità non fanno altro che allontanarlo da sé, arrecando a lui e a se stessi ulteriore dolore. Anche il loro rapporto coniugale ne risente. "Stiamo soltanto aspettando di diventare vecchi", dice Yaojun, consapevole che nulla potrà restituire loro la vita che hanno condotto fino alla morte del figlio. Con i genitori di Haohao, con cui un tempo erano inseparabili, non hanno più contatti. Una separazione che però è soltanto illusoria: la tragedia ha infatti unito le due famiglie indissolubilmente e irrevocabilmente nel dolore. Questo legame soffocato dalla separazione fisica spingerà Yaojun und Liyun a tornare dopo molto tempo nella città natale, a immergersi nei ricordi e a incontrare di nuovo gli amici di una volta mai dimenticati.

Il contesto che fa da cornice al dramma famigliare di So Long, My Son è costituito dalle radicali trasformazioni della società cinese nel corso degli ultimi tre decenni, dagli anni Ottanta dell'epoca post rivoluzione culturale fino alla Cina capitalista di oggi. Il regista fa saltare lo spettatore avanti e indietro nel tempo, senza mai dare indicazioni specifiche che aiutino l'orientamento. Wang Xiaoshuai tematizza le drammatiche conseguenze della politica del figlio unico adottata dal governo cinese negli anni Ottanta, una riforma che costringeva le donne ad abortire se non potevano permettersi di pagare una tassa salata; mostra gli "arresti per dissolutezza" con cui lo Stato puniva il malcostume e poi le proteste in fabbrica legate ai massicci tagli dei posti di lavoro dovuti all'avvento del capitalismo. Tuttavia il regista sceglie di evitare l'approccio didascalico e di raccontare piuttosto la grande storia attraverso la storia personale dei protagonisti, di proiettare dunque la dimensione politica su quella privata. In tal modo Wang Xiaoshuai riesce ad articolare una complessa e sottile critica sociale e politica sulla base delle vite dei suoi personaggi e a incarnare alla perfezione il motto della Berlinale di quest'anno: "il privato è politico".

Nella conferenza stampa successiva alla proiezione del film il regista ha parlato dei sentimenti come vero e proprio motore della narrazione: "Sono i sentimenti a raccontare la storia", così Wang Xiaoshuai. A collegare i diversi piani temporali del film e a consentire allo spettatore di unire i tasselli del grande puzzle storico e politico sono in effetti le intense emozioni che i personaggi riescono a trasmettere, senza mai dover ricorrere ad azioni eclatanti o a dettagliate spiegazioni. Gesti misurati e poche parole sono sufficienti a dare una rappresentazione e una voce al dolore smisurato e alla forza per guardare al futuro, all'amore e alla morte, al senso di colpa e al potere del perdono.

Ma So Long, My Son non è un capolavoro soltanto dal punto di vista emotivo, ma anche estetico. Nel film i due piani si intrecciano: ciò che è emozione è anche estetica e ciò che è estetica è anche emozione. La precisione delle scelte formali supporta la comunicazione emotiva del film, rendendola ancora più efficace. Nelle scene più intense del film la cinepresa sceglie per esempio di rimanere distante dai suoi personaggi e proprio nella distanza si sprigiona la forza emotiva di queste scene. Questo succede già in una delle prime sequenze, quella della morte di Xingxing in ospedale, in cui vediamo i due genitori Yaojun und Liyun disperarsi in fondo a un lungo corridoio, quasi a sottolineare il ruolo del contesto nelle sofferenze dei singoli. Notevoli anche le suggestive riprese d'interni, i dettagli delle scene dedicate al cibo, la scelta della musica, impiegata con parsimonia, ma con estrema accuratezza.

Anche grazie alle eleganti scelte estetiche Wang Xiaoshuai riesce a evitare che il contesto storico e politico soffochi la componente emotiva del film, cui è impossibile non abbandonarsi con commozione e partecipazione. A offrire la sintesi migliore di ciò che questo film rappresenta è il regista stesso, che in conferenza stampa ha sottolineato l'universalità della storia raccontata, un'universalità basata sulle componenti fondamentali dell'esistenza umana, la vita e la morte, la colpa e il perdono: "So Long, My Son è la storia di ogni uomo".

Ultima modifica il Lunedì, 18 Febbraio 2019 08:32

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