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RomaEuropa Festival 2012 - 27esima Edizione di D.G.

Here/After Here/After Coreografua Constanza Macras

Breve incursione al RomaEuropa Festival 2012, giunto alla sua 27esima edizione, una vera occasione per sentire vibrare la capitale di innovazione, urgenza e dove lo straniero non è solo turista, ma fonte ineguagliabile di energia propositiva.
Tante le arti di cui questo festival promuove l'incontro, invitanti i nomi che dal teatro alla musica, dalla danza alla letteratura, dal Sud Africa all'Europa, dagli Stati Uniti alla Nuova Zelanda si trovano a questo appuntamento per aprire un dialogo in cui ognuno può parlare la sua lingua senza incomprensioni.
Un Festival in cui non ci si alza mai intorpiditi, satolli o genericamente saturi, ma in cui ci si sente costantemente stimolati e ci si rammarica se si è perso qualcosa.

CONSTANZA MACRAS/ DORKYPARK
HERE/AFTER
coreografia e regia Constanza Macras
di e con Fernanda Farah, Tatiana Saphir, Miki Shaji, Ronni Maciel, Santiago Blaum

Constanza Macras, coreografa argentina da sempre attratta dai fenomeni sociali e umani del suo tempo, porta in scena con HERE/AFTER una paura che in misura patologica o solo sporadicamente presente, si è insinuata nel nostro quotidiano, a volte in modo del tutto inconsapevole: l'agorafobia.
La paura degli spazi aperti che nutre la paura di lasciare il proprio nucleo protetto sfama la paura dell'incontro 'con gli altri' per poi generare 'l'unica realtà possibile è quella virtuale'. Questa infatti l'involuzione che emerge dall'acuta analisi della Macras: i suoi cinque personaggi (due attrici, un danzatore e una danzatrice e un musicista, tutti di differente nazionalità e formazione) si chiudono nel proprio microcosmo e immettono il loro bisogno di socializzazione sulla rete. Una rete che, mai come ora, appare trappola: ogni tentativo di comunicazione (da Facebook a Skype, senza scordare Youtube) si rivela essere un altro passo verso l'isolamento.
Un aspirante rockstar che teme la folla, vive la sua gloria nascosto in un angolo, una misteriosa straniera chiusa in un appartamento di vetro conversa compulsivamente su Skype con un amico in Giappone senza accorgersi che il mondo le passa davanti alla finestra, due donne inghiottite nel loro divano ingurgitano vuoto esistenziale guarnito di panna tra un'imitazione e l'altra in lingerie. E poi il fattorino, l'esterno che bussa alla porta, che tenta di penetrare in questi mondi asfittici, ma da cui si ritrova istericamente a scappare.
L'ironia con cui la Macras dipinge il mondo in HERE/AFTER (titolo che tra l'altro evoca una dimensione tra la vita e la morte) è feroce: si ride, di gusto, mentre una sottile angoscia si insinua sottopelle quando ci si accorge che la piattaforma rotante su cui gli interpreti si muovono, corrono disperatamente, tentano di vivere restando, invece, inesorabilmente fermi, altro non è che un rimando alla ruota panoramica di un luna-park proiettata fin dall'inizio sullo sfondo, un monito per chi si accorge di essersi chiuso in una cabina osservando la realtà da lontano, affannandosi per in-trattenersi.

SASHA WALTZ & GUESTS
TRAVELOGUE I – TWENTY TO EIGHT

Travelogue I

Sasha Waltz ripropone al RomaEuropa il lavoro che l'ha fatta conoscere nel panorama della danza internazionale nel '93 e in cui lei stessa ritorna ad esibirsi dopo anni di assenza. Peculiare per il montaggio filmico e la recitazione da film muto risulta assolutamente attuale nello sviscerare angosce e nevrosi sempre più presenti e profonde.
Travelogue I (prima parte di una trilogia che attraversa gli interni, si svolge in una cucina, alle otto meno venti appunto, dove cinque individui, due uomini e tre donne, condividono la propria quotidianità compresa tra un frigorifero, un letto, un telefono. Ma con la reiterazione il quotidiano rivela il suo intrinseco disagio, si inceppa e si modifica: i gesti che con affascinante precisione si incastrano in un ingranaggio armonico, a poco a poco, con altrettanta sconcertante puntualità, svelano solitudini ed egoismi, attrazioni e repulsioni, saturazione e vuoti di esistenze che si ritrovano a contatto solo perché costrette a dividere il medesimo spazio.

MASSIMILIANO CIVICA
SOPRATTUTTO L'ANGURIA

Soprattutto L'anguria

La desolante difficoltà di relazione emerge anche nel lavoro che Massimiliano Civica porta a questa edizione del Festival: in 'Soprattutto l'anguria' di Armando Pirozzi, è nel rapporto tra due fratelli ad emergere questa inquietante mancanza di comunicazione.
La scena è ridotta all'essenziale: una poltrona, un tavolino e un'abajour sono gli elementi che determinano l'ambiente in cui vive il personaggio interpretato da Diego Sepe, un uomo che si circonda di silenzio nello sforzo disumano di mantenere ordine ed equilibrio. Fino a che il fratello (Luca Zacchini) irrompe sulla scena come un'incontrollabile emorragia che invade ogni spazio, con il suo monologare logorroico.
Il motivo della visita è l'annuncio dell'imminente morte di loro padre, circostanza inevitabile nella vita di chiunque ma che con il procedere del racconto, a tratti esilarante, rivela dettagli grotteschi e surreali:il genitore sarebbe stato trovato in India caduto in un'irreversibile trance metapsichica e quindi conservato in un frigorifero in attesa di disposizioni, la madre, in ritiro in Africa causa crisi religiosa avrebbe accolto la notizia ''con filosofia'' e la sorella, rintanata in un igloo al polo Nord, avrebbe reagito, chiaramente, con freddezza.
Ma il delirio con cui quest'uomo tenta di reinventare la sua storia in modo decisamente più esotico, nasconde una realtà molto più banalmente amara. Sul finire si intuisce che probabilmente questa ''spettacolarizzazione'' della morte del padre è una forma di gioco consueto, alla cui reiterazione risponde il tagliente silenzio del fratello minore.
L'estremizzazione dei personaggi, però porta ad una sorta di condivisione del punto di vista del fratello più piccolo, rimanendo, al cospetto di quello strabordare di parole, lievemente perplessi e, in definitiva, piuttosto indifferenti.

Ultima modifica il Mercoledì, 20 Marzo 2013 18:32
La Redazione

Questo articolo è stato scritto da uno dei collaboratori di Sipario.it. Se hai suggerimenti o commenti scrivi a comunicazione@sipario.it.

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