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ORIENTEOCCIDENTE 2021 - "POLITICAL MOTHER UNPLUGGED", Coreografia e musica Hofesh Shechter. -di Federica Fanizza

"POLITICAL MOTHER UNPLUGGED", coreografia e musica Hofesh Shechter "POLITICAL MOTHER UNPLUGGED", coreografia e musica Hofesh Shechter

HOFESH SHECHTER COMPANY – SHECHTER II (UK)
POLITICAL MOTHER UNPLUGGED
Coreografia e musica Hofesh Shechter
Design luci originale Lee Curran
Design costumi originale Merle Hensel
Design video proiezioni Shay Hamias
Collaborazione musicale originale Nell Catchpole e Yaron Engler
Arrangiamento percussioni Hofesh Shechter e Yaron Engler
Musica registrata Christopher Allan (violoncello),
Rebekah Allan (viola), Laura Anstee (violoncello), Joseph
Ashwin (chitarra), Nell Catchpole (viola), Yaron Engler (batteria),
Dom Goundar (batteria), Joel Harries (chitarra), Tim Harries
(contrabbasso), Andrew Maddick (viola) e Kai West (contrabbasso)
La partitura di POLITICAL MOTHER è stata creata in collaborazione
con la Guildhall School of Music & Drama e barbicanbite09,
con una ricerca sostenuta dal Jerwood Studio al Sadler’s Wells.
L’uso di Solaris di Cliff Martinez è stato concordato con EMI Music
Rovereto, TEATRO ZANDONAI, 4 settembre 2021
OrienteOccidente 2021

A Rovereto, il mese di settembre significa danza con la rassegna OrienteOccidente, attiva dagli inizi degli anni ’80. E continua con un programma (da 3 al 12 settembre) ricco di eventi tenendo ben presente le disposizioni sanitarie. Era riuscito l’anno scorso a tener fede al suo impegno con tutte le problematiche insite nell’estata 2020. Quest’anno è il Viaggio l’idea guida che sottende le scelte di programma. Come sostiene il direttore artistico Lanfranco Cis: “Viaggiare” è una necessità comune a tutti gli esseri umani. È la ricerca di un “altrove” possibile: l’artista è viaggiatore. La mobilità è tanto intrinseca al suo lavoro quanto imprescindibile. Lo è dalla notte dei tempi. Ma viaggiare è una necessità comune a tutti gli esseri umani. È la ricerca di un “altrove” possibile. Oggi, dopo lunghi mesi di isolamento e di privazione degli spostamenti, il viaggio assume un significato ancor più necessario. Non si tratta di abbandonare il mondo nel quale ci siamo sentiti imprigionati ma semplicemente di andare “al di là” della propria circoscritta umanità che la pandemia ha reso più stringente. Isolati, abbiamo avvertito più forte la necessità dell’incontro con l’altro, di conoscere nuovi orizzonti. Come gli artisti sentiamo urgente la voglia di vagabondare, di farci trasportare in luoghi diversi. Da qui l’idea di un programma contaminato da artisti che rifiutano di radicarsi in un’identità fissa, che amano esplorare, trasmettere, entrare in contatto in osmosi con il territorio, per dare e ricevere conoscenza.”
Più volte annunciato in Italia nel 2020, approda in prima nazionale come spettacolo inaugurale della rassegna, POLITICAL MOTHER UNPLUGGED progetto del 2010 del coreografo israeliano Hofesh Shechter. Coreografo, musicista e compositore israeliano, Shechter, nel 2008, scelse il Regno Unito come base per la sua compagnia, la Hofesh Shechter Company, nella quale da quasi tre lustri convoglia la duplice passione per la musica e il movimento in composizioni coreografiche destinate a far sprigionare dai corpi un’energia viscerale capace di abitare lo spazio e coinvolgere tutti i sensi. Giudicato “audio visual marvel”, Political Mother catapultò Shechter nel gotha della coreografia: fu nominato “artista associato” al prestigioso Sadler’s Wells di Londra, poi invitato al Nederlands Dans Theater 1, al Ballet de l’Opéra de Paris, al Teatro alla Scala di Milano per un allestimento coreografato di Orfeo e Euridice di Gluck per la regia dell'inglese John Fulljames. Per la sua compagnia non ha mai smesso di creare e sviluppare progetti, tra i più significativi l’ideazione della “Shechter II”, una compagnia giovanile concepita come vivaio professionale biennale per giovani artisti selezionati nel mondo di età compresa tra i 18 e 25 anni. Per loro appositamente, il coreografo concepisce nuovi lavori, ma ripropone anche titoli del suo repertorio. Il progetto approdato a Rovereto per il Festival di danza Oriente Occidente è emblematico del mondo del coreografo israeliano, con i suoi gesti collettivi che evocano amore, speranza, trance e violenza con la sua danza fatta di ritmi tribali che allude sia alle danze rituali di guerra che a riti popolari liberatori, coreografie abbastanza semplici fatte di braccia sincronizzate e ondeggianti, corpi in cammino travolti dal ritmo rock frenetico e ossessivo. I motivi ideologici portanti dello spettacolo, la violenza e totalitarismo sono comunicati tramite un'aggressiva creazione visuale e sonora, qui riportata con effetti audio e video. L'immagine di apertura ci porta il suicidio rituale di una figura di samurai (sulla base delle note iniziali del Requiem di G. Verdi). Questo, afferma Shechter, è il termine a cui giungono tutte le manifestazioni di nazionalismo, militarismo e le azioni di gloria. Un video proietta una grafica di un demagogo, un Führer demente, che inveisce e urla in modo incomprensibile vantandosi dio del rock. La danza ci porta in scena i danzatori come prigionieri, o folli, rinchiusi in uno spazio in cui sono costretti a muoversi con ossessivi giri circolari che rammenta la "fossa dei serpenti" ossia lo spazio libero degli ospedali psichiatrici. Ma la musica del rude ritmo del rock apre a in cui si inseriscono momenti classici dalle sonate di Bach e armonie mediorientali: ricompaiono in scena danzatori in veste di samurai, che la tradizione vede come portatori di saggezza e di coraggio individuale, ma anche di gesti irrevocabili. Quasi a voler significare che siano loro i liberatori dalle nostre ossessioni e dalle dittature mentali. Nello spazio tradizionale e assai raccolto del Teatro Zandonai il pubblico ha accolto con una ovazione la proposta di Shechter a dimostrazione che la danza contemporanea è capace di comunicare gli stati d'animo del mondo presente.

Federica Fanizza

Ultima modifica il Domenica, 12 Settembre 2021 11:49

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