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PADOVA, Arena Live Geox - "FABIO CONCATO - MUSICO AMBULANTE TOUR 2021". -di Francesco Bettin

Fabio Concato. Foto Filippo Chinello Fotoclub Padova Fabio Concato. Foto Filippo Chinello Fotoclub Padova

FABIO CONCATO - MUSICO AMBULANTE TOUR 2021
Con Ornella D’Urbano, arrangiamenti, pianoforte e tastiere

Stefano Casali, basso
Larry Tomassini, chitarre

Gabriele Palazzi, batteria
Castello Festival Padova, Zed Live Padova, Arena Live Geox, 30 luglio 2021

L’amico della porta accanto, il vicino, quello chiamato comunemente una brava persona. Questo è Fabio Concato, quasi un fratelllo per chi lo segue, nei modi sinceri, gentili, sempre di grande educazione. Cose che si evincono anche, e da sempre, nella tappa padovana del Musico Ambulante Tour 2021, al Castello Festival, dove il cantautore milanese ha portato una delle sue date dell’ultimo tour in corso. Con la sua consueta gentilezza e i modi di porsi unici, certamente molto diversi da tantissimi suoi colleghi, Concato inizia il live subito con una grinta quasi inaspettata, intonando “Bella bionda”, ritmo e melodie a braccetto, testo e musica armonici che fanno subito presa sul numeroso pubblico del Castello Festival. Concato è un cantautore abbastanza atipico nel panorama italiano, pare starsene in disparte guardando gli altri, per poter offrire il suo meglio appena può, scegliendo luoghi e date. Sono aspetti che lo rendono per così dire più umano rispetto a tanti suoi colleghi, blasonati e non, che del divismo spesso ne fanno un mestiere tralasciando la musica dietro, diversi passi. Con una fida band, il cantautore ripercorre appunto, il meglio della sua carriera, che lo vede protagonista da diversi anni della nostra musica. Anche in questa occasione Concato si conferma signore del palco, buttando lì un “andate avanti voi nel caso non ricordassi i testi io”, e questo anche se sembra una semplice frase lo accredita e lo introduce al quel rapporto speciale creato ormai anni e anni fa coi suoi estimatori. Nel concerto patavino non si risparmia nemmeno un po’, suonando canzone dopo canzone, scherzando con le persone, da amico e fratello, appunto, con uno stile personale e discreto. Arrivano dunque in sequenza, una dietro l’altra, “Ti ricordo ancora”, “Stazione Nord”, “Tienimi dentro te”, insieme a brani più intimistici farciti di semplicità del racconto, come “In trattoria”, o “Giulia”, brano considerato soprattutto da lui molto bello e dedicato alla seconda figlia. “Domenica bestiale”, una hit di grande successo si inserisce con facilità e predisposizione all’ascolto, una canzone che tutti conoscono e che non si è dimenticata. Una voce intonatissima, quella del cantautore, che non risente di quell’arietta frizzantina che dice di sentire sopra il palco, in senso contrario, tanto da coprirsi prima la gola con una sciarpa e poi ottenendo in prestito da uno spettatore un giubbino che lo salva dall’escursione termica palco e luci/caldo, e esterno/aria. E’ un gusto ascoltare una musica così tranquilla, con il concerto che continua con altri brani, sempre tra uno scherzo verbale e un altro, sempre più che sobri, tipo “Sono uno scemo, ma mi conoscete, no?”. E una sua fissa, sempre scherzosa, è il dibattito finale dopo concerto, sul quale insiste (ma naturalmente è tutto finto, si fa per ridere). La scaletta continua con “Prima di cena”, “Troppo vento”, “Il caffettino caldo”, e poi tocca a uno dei momenti forte, dove l’emozione prende il posto da protagonista. La canzone è “051 222525”, la canzone scritta per Telefono Azzurro molti anni fa, in omaggio ai bambini vittime di abusi e maltrattamenti. L’atmosfera si silenzia ancor di più di prima e l’ascolto è rigoroso, riconoscendo l’importanza di non dimenticare mai drammi quotidiani, in questo caso sui piccoli innocenti, tragedia sempre purtroppo troppo reale. Si riprende con altre canzoni del suo repertorio che l’hanno reso popolare nel tempo, come “Sexy tango”, dove ci si diverte, poi “Un trenino nel petto”, “Canto”, la straordinaria e toccante “Gigi”, dedicata al padre, che rimane sempre un pezzo da brividi, “Umarèl”, (dove un certo Enzino fa capolino alla fine, un omaggio a Jannacci) scritto durante la pandemia (“ho dovuto scriverla, lo sentivo fortemente”), per chiudere con “Fiore di maggio”, altra celeberrima canzone dedicata stavolta alla nascita della prima figlia. Circondato da un trio di musici, che spiccano a vario loro modo ognuno per precisione e ritmo, che non lo lascia mai solo, e che lo coccola, Concato si avvia senza fretta verso i bis, “Non smetto di aspettarti”, “Rosalina” e “Buonanotte a te”. Le divagazioni jazzistiche, apprezzatissime, non mancano. Una serata che si è chiusa in bellezza, che risveglia musicalmente in qualche modo da un certo torpore nel quale ci siamo addentrati. Successo e chiamate sentite, e i musici ora ringraziano.

Francesco Bettin

Ultima modifica il Giovedì, 05 Agosto 2021 08:27

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