Oasis
Regia, scene, luci di Pino Di Buduo
Interpreti: Marcus Acauan, Zsofia Gulyas, Nathalie Mentha, Daniela Regnoli, Hector Gustavo Riondet, Irene Rossi, Vincenzo Sansone, Maurizio Stammati. Videoartisti: Tiago Branchini, Alessandro Rosato, Vincenzo Sansone
Elaborazione immagini: Gioele Stella
Produzione: Teatro Potlach
21 ª Edizione Campania Teatro Festival
Istituto Caselli di Capodimonte 9 luglio 2021
Pino Di Buduo artefice di regia, scene e luci di Oasis ha creato nell’Istituto Caselli di Capodimonte e nei giardini intorno uno spettacolo affascinante, bellissimo, ricco di richiami colti, certamente storicizzati, avendo come protagonisti un gruppo di attori e di videoartisti del Teatro Potlach veramente bravi e molto motivati sia nella forma che nei contenuti. Trattasi d’uno spettacolo interdisciplinare e multimediale, certamente dedicato a questo incredibile spazio di 13 km quadrati che è Capodimonte, uno dei più grandi giardini d’Europa, molto vicino alle installazioni artistiche, con un pubblico che si muove a piccoli gruppi di sei/sette spettatori per volta, fermandosi per circa sei/sette minuti davanti alle sette opere/performance distribuite negli spazi interni ed esterni all’Istituto Caselli. La prima tappa si svolge in un cortile quadrangolare con due facciate dello stabile illuminate da lucette siderali di varie dimensioni che pare ti vengano addosso, lasciando spazio poi a colonne di templi e di statue classiche con cascate d’acqua che volano girando tutt’intorno, mentre nell’aria si diffondono musiche iterative in stile Ligeti di 2001 Odissea nello spazio di Kubrick. Lasciato il cortile si entra all’interno d’un laboratorio di ceramica o di porcellana con tre giovani in camice bianco che ci mostrano come dagli stampi si arrivi a comporre oggetti vari, ultimati pure con le mani. Adesso attraversiamo un corridoio e si scorge nel vano basso un artista che utilizza una pittura fosforescente e scrive il nome di OASIS in due direzioni opposte e ci si trova subito dopo in un giardino con un ficus che ingloba una figura d’uomo (morto o dormiente) mentre sui muri tutt’intorno si stampa grandissima l’immagine nota del Vesuvio pop di Andy Warhol, ispirata forse a Il Fuji rosso di Hokusai. Come per magia l’uomo di prima è vivo, chiama per nome una tale Rosalia “sangue mio mia nemica”, recitando dei versi a lei dedicati, ma colei non apparirà mai. Appariranno invece su una grande facciata del palazzo, adiacente ad un giardino, immagini ingrandite di porcellane di Capodimonte, alcune col viso di Carlo III di Borbone, il cui dipinto ad opera di Anton Raphael Mengs, uno dei massimi esponenti europei del Neoclassicismo, è visibile al Museo del Prado di Madrid, mentre si diffonde tutt’intorno una musica struggente e appare su quei muri ruvidi a lettere cubitali la scritta di CAPODIMONTE. Ancora pochi passi sui campi erbosi ed ecco trovarci davanti ad un alto albero con una donna appesa a delle funi che esegue degli esercizi ginnici per niente pericolosi, guardata a vista da un uomo disteso su un tappeto persiano che la guarda e le manda dei baci. Ecco adesso una donna, simile ad una geisha per via dell’abito e dell’ombrellino, che ci conduce in un campo rivestito da lenzuola bianche dove due donne sbucate fuori quasi da dipinti impressionisti corrono, giocano, ridono svolazzando le loro bianche sottane, guardando la luna e il cielo stellato fermandosi poi a dormire forse a sognare nuovi amori. Il viaggio finisce verso l’uscita dove una saggia attrice seduta accanto ad un tavolo con un bicchiere e una brocca di vino rosso, legge con voce suadente quella parte del Viaggio in Italia di Goethe dedicata al Vesuvio, a Napoli, a questa unica e incredibile città dal volto tragico e comico.
Gigi Giacobbe