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VENEZIA, BIENNALE TEATRO 2021 - KAE TEMPEST : L’Integrità è il coraggio in azione. -di D.G.

Kae Tempest - "The book of traps lessons" Kae Tempest - "The book of traps lessons"

KAE TEMPEST : L’Integrità è il coraggio in azione

Kae Tempest , poet*, aut* , performer e artista discografic*, riceve il Leone D’Argento al 49. Festival Internazionale del Teatro della Biennale di Venezia 2021 “BLEU” , in quanto “voce poetica più potente e innovativa emersa nella Spoken Word Poetry degli ultimi anni – recita la motivazione - capace di scalare le classifiche editoriali inglesi e raccogliere consensi al di fuori dei confini nazionali per il coraggio ardimentoso nel dissezionare e raccontare con sguardo lucido angosce, solitudine, paure e precarietà di vivere, i più invisibili eppure concreti compagni di vita della nostra epoca – tra identità, ipocrisie e marginalità vissute anche sulla sua pelle scaraventandosi contro l’odierna morale imperante e opprimente.”

(Gli asterischi sono perché l'artista non si riconosce in nessun genere (femminile o maschile))

Questo non è il primo dei riconoscimenti attribuiti a Kae Tempest (classe ’85) negli ultimi anni: nel 2013 riceve il Ted Hughes Award, ha vinto il Next Generation Poet, nominat* al Costa Book Award e Brit Awards nel 2018, finalista per due volte al Mercury Prizer e nominat* al Poetry Book Society.

Il 6 agosto 2020 Kae (prima Kate) annuncia la sua non - binarietà e il cambio di pronome adottando they/ them (loro). Quindi procediamo a riferirci a Kae in questo modo.

Sul palco della premiazione Kae Tempest arriva con una modestia disarmante. Come se l’onestà del suo essere artista rendesse il corpo trasparente permettendoci di leggere i suoi pensieri e creando immediatamente un canale di empatia indistruttibile.
Il premio viene consegnato – scrivono i direttori ricci/forte – “per l’audacia luminosa nel posizionare deflagranti inneschi riflessivi e per voler ancora sperimentare in un genere definito di nicchia, come la poesia, mescolando l’aulico con il basso, la rabbia con la dolcezza degli affetti – tra versi e rime taglienti di shakespeariana memoria e dal forte contenuto sociale, miti classici e ibridazioni hip hop – arrivando a parlare col cuore a un pubblico sempre più vasto, entrandoti fin dentro le ossa, costringendoti a specchiarti nella tua dolorosa intimità”.
Segue un dibattito condotto da Andrea Porcheddu in cui Tempest rivela che il suo metodo di composizione rimane un mistero in cui più va avanti e più va a fondo nell’avvicinarsi all’emozione originale; nulla nasce da una scelta, ma è l’idea stessa che sceglie come essere espressa e il suo compito è quello di essere a servizio, il suo lavoro è quello di farla accadere ( CiT. “Il tempo della sofferenza è finito. Ora è il tempo del servizio.”) La scelta sarebbe manipolazione e la manipolazione rende l’idea morta. Emerge dalla discussione che Tempest non ha un pubblico ideale, la sua esperienza come performer ha insegnato loro che chiunque abbia un cuore aperto è l’audience da cui vogliono essere ascoltati perché è così che è accaduto anche a loro. “ Se sei stato profondamente ispirato da un altro artista puoi aspirare ad ispirare gli altri allo stesso modo” afferma con semplicità e continua “ Il coraggio è la sfida del momento .. il coraggio di vivere.. l’impegno all’integrità..voglio creare qualcosa di bello anche se nasce dalla sofferenza.”
In agosto 2021 debutterà al National Theatre Londra la sua versione del Filottete di Sofocle, “Paradise” e rispetto al mito afferma che il mito è ovunque, è la necessità di andare indietro, di ritornare al passato per vivere più in profondità nel presente, di sentire il passato correre attraverso il suo essere.
Kae Tempest conclude il dibattito confidando di non sentirsi portavoce di una generazione, ma di sentirsi mera espressione di gratitudine: per loro il teatro è semplicemente il luogo dove far vivere la parola, il personaggio manifestazione di tutte le persone amate e la rappresentazione scenica il tempo in cui loro e il pubblico condividono una ferita, lo specchio di una vera intimità.

“ THE BOOK OF TRAPS AND LESSONS” nasce come album nel 2019 e in questa edizione della Biennale Teatro viene presentato per la prima volta ( e anche ultima a detta dell’artista) in versione spoken word senza musica. Un vero trionfo della drammaturgia contemporanea.

“Francamente stiamo ammazzando il tempo

Risveglialo

Riportatelo in vita”

Vita. Quello che si intuisce dopo il primo secondo in cui Kae Tempest inizia a dare voce alle sue parole sul palco è che siamo di fronte alla Vita. Pura. Potente. Commovente come il primo vagito di un neonato. Un respiro unico che non si arresta. E’ .
Al centro di una scena spoglia. Un microfono. Due bottigliette d’acqua (che non toccherà mai) appoggiate su una cassa. E loro. In una specie di divisa beige che non toglie e non aggiunge nulla. Gli occhi di un azzurro prepotente che ci attraversano e si fanno porta ad un flusso di parole che creano immagini in un vorticoso montaggio di ricordi, considerazioni, domande e confessioni. Con un ritmo che non è musica, che non ha una forma definibile, ma è come il palpito di un cuore che si risveglia da una delusione, che ama, che si tormenta e attende con speranza.
Dopo pochi minuti il corpo di Kae è ormai solo strumento, posseduto da un flusso che non può fermarsi perché canale di qualcosa di più grande, qualcosa che non chiede di essere compreso ma solo ascoltato.

“E allora che succede a te?
Menti se pensi
che il mio dolore non sia il tuo
perché quando colpiscono me sei tu che trasali”

Interdipendenza, connessione profonda tra esseri umani che possono salvarsi solo se si risvegliano a questa verità. Se sospendono il giudizio e si abbandonano all’espressione sincera di un inquietudine che ci unisce.
Continua Kae, a volte rallenta, a volte intona come se ricordasse una sua canzone, poi spezza e ritorna a urlare, a “ mangiare il silenzio” a dirci

“ Quando la gente è ferita ha bisogno di
dare la Colpa a qualcuno
ma guardatevi dalla Paura cui non sa dare nome nessuno”

si batte più volte il pugno sulla tempia, fa risuonare il pensiero e lo rende eco di un dubbio universale

“ Che si può fare per restare umani?

(..)

siamo on line
a sfogare il nostro Sdegno
a insegnare al futuro che la vita è spettacolo e vanità”

Poesia. Canzone. Versi. A volte rime, a volte no. Ci offre una voce chiara limpida cristallina. Non un’interpretazione. Non c’è la minima traccia di ego. Le parole sono libere e vibrano davanti a noi in modo ipnotico. Ci uniscono. Diventiamo parte di un tutto a cui Kae ha avuto il coraggio di dare inizio. Di dare fuoco alla passione e renderla cenere

“ Io l’ho chiamato Amore
Avrei dovuto chiamarla
Trappola.

(..)

Voglio nutrire
ma non voglio imboccare
una bocca affamata
senza budella solo avidità
un appetito senza fine
necessità
necessità
necessità”

Nello stesso respiro ci ritroviamo a fluttuare con loro in una danza senza movimento e partecipiamo a questa lotta sublime, eterna in cui ci viene confidato

“ Mi sono confinata in tante scatole anguste
spero di vivere
ma non sono sicura che questa sia vita.”

Impossibile non lasciarsi andare alla commozione che come liberazione arriva al suo culmine, quando con nota di profonda speranza conclude

“Comincio a sbiadire
ma il mio senno è salvo perché vedo le vostre facce.
Comincio a sbiadire
ma il mio senno è salvo perché vedo le vostre facce.

(..)

Adoro le facce della gente”

E sono le nostre facce a cui Kae volge un saluto quando un applauso estatico, mosso da gratitudine impagabile accompagna la sua uscita di scena e lascia su quel palco vuoto il ricordo di un esperienza indimenticabile.

D.G.

Ultima modifica il Venerdì, 16 Luglio 2021 16:17

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