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ASOLO, Chiesa di San Gottardo - "TARTINI, LA MORTE E IL DIAVOLO" di Sergio Durante. -di Francesco Bettin

"Tartini, la morte e il diavolo", di Sergio Durante. Foto Claudio Sartorato "Tartini, la morte e il diavolo", di Sergio Durante. Foto Claudio Sartorato

TARTINI, LA MORTE E IL DIAVOLO
Monologo per attore ed ensemble da camera
di Sergio Durante
con Roberto Citran – voce narrante
e il gruppo musicale l’Arte dell’Arco
Federico Guglielmo, violino – Diego Cantalupi,
liuto – Francesco Galligioni, violoncello e Roberto Loreggian cembalo

Incontri Asolani - XLII Festival Internazionale di Musica da Camera
Asolo (Treviso), Chiesa di San Gottardo 5 settembre 2020

La vita del compositore e violinista veneziano del Settecento Giuseppe Tartini è andata in scena raccontata in questo appuntamento centrale degli Incontri Asolani, da Roberto Citran, coadiuvato dal quartetto l’Arte dell’Arco. L’evento rientrava nella quarantaduesima edizione del Festival Internazionale di Musica da Camera organizzato da Asolo Musica e sempre molto seguita. L’esistenza di Tartini e del suo pensiero viene resa molto bene dall’interpretazione assai sciolta dell’attore, che si cala nei panni tosti del compositore veneziano con molta disinvoltura e grazia di espressione. Si passa dalla sua bravura di schermitore al suo metodo d’insegnamento per gli allievi, al racconto sempre in prima persona della scelta genitoriale di volerlo far diventare un prete, un francescano, mentre a suo dire la vocazione c’era, certo, ma “per la musica e il matrimonio”. Tartini infatti persegue l’una e l’altro, nonostante disturbato dagli eventi, e dalla famiglia (anche quella della sua sposa, Elisabetta Premazore). Convinto a ragione del suo volere, lo stesso non fa mistero del suo sapere, anzi lo usa con un certo vanto a volte da sembrare fastidioso, da chi si ama molto. Il testo di Sergio Durante è sobrio, elegante e Citran di suo ci mette estro e ironia, calcando alcuni passaggi e rendendo Tartini un personaggio che appare tavolta un po’ sopra le righe, ben conscio di un talento innato e di una visione della musica ben chiara. Di una visione d’artista sublimata, dove il suono entra a contatto con l’anima, ne diventa suono non solo partecipe ma principale. A far da complemento a questo, sulle note del testamento lasciato proprio da Tartini, che Citran apre in diverse sfaccettature, le suadenti, nobili note del violinista che l’ensemble l’Arte dell’Arco in tutta la sua magnificenza esalta, e mette a disposizione del pubblico, dallo stesso Tartini ad Antonio Vandini nella Sonata in do maggiore per violoncello e continuo. In tutto il concerto si può parlare di dimensione onirica per il senso che quelle note danno a chi ascolta, sono arrabbiature e delusioni d’amore, affermazioni di talento, emozioni di giorni che passano e che rimangono. Dove basta citare “il Trillo del Diavolo” per entrare prontamente nella storia e nella musica del compositore. Sembra di essere immersi in quell’epoca, di vivere appieno quei momenti tanta è la perfezione del tutto. L’abilità di Tartini, il suo talento forse arrivavano anche dalla “scioltezza del polso” che egli stesso narra dai suoi diari di vita, da una concentrazione di schermitore applicata nella musica e viceversa. Una “leggerezza del polso senza percossa sulla corda”, come egli stesso scrisse in una lettera a Maddalena Lombardini, compositrice a sua volta, e cantante lirica veneziana. Segreti confessati attraverso le righe sempre con grande sicurezza da parte del TartiniCitran, in un saliscendi di momenti diversi della sua vita, dove si spiega la sua personalità contrapposta ma lineare nel suo pensiero. Il testamento di Tartini, attraverso il quale si snoda lo spettacolo, narra di una vita in un certo qual modo più volte sospesa, inseguita, estasiata. Uno spettacolo che attraverso le vicende di vita vissuta di Tartini, e la sua determinazione, affascina non poco ed estasia l’anima e il corpo, con virtuosismi musicali dell’ensemble di grande prestigio, che il violinista Federico Guglielmo ben coordina, assieme ai colleghi. Un pubblico attentissimo, una cornice di respiro artistico come San Gottardo e una serie di riconosciuti e scroscianti applausi hanno accompagnato la fine, dove musica e narrazione anche stavolta si sono incontrate.

Francesco Bettin

Ultima modifica il Martedì, 08 Settembre 2020 22:58

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