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SÜTIROL FESTIVAL 2020: Il Barocco di Vivaldi che si confronto con il contemporaneo musicale italiano. -di Federica Fanizza

Merano, Kursaal. Sütirol Festival 2020 Merano, Kursaal. Sütirol Festival 2020

Merano, Kursaal, 31 agosto 2020
Sütirol Festival 2020
Il Giardino Armonico - Giovanni Antonini - Patricia Kopatchinskaja
Giovanni Antonini flauto e direzione
Patricia Kopatchinskaja violino
Stefano Barneschi, Fabrizio Haim Cipriani,
Ayako Matsunaga, Liana Mosca
Violino I
Marco Bianchi, Angelo Calvo,
Francesco Colletti, Carlo Lazzaroni
Violino II
Renato Burchese, Maria Cristina Vasi: Viola
Marcello Scandelli, Elena Russo: Violoncello
Davide Nava: Kontrabass-Contrabasso
Michele Pasotti: Theorbe-Tiorba
Riccardo Doni: Cembalo

“VIVALDI FURIOSO“
ANTONIO VIVALDI (1678-1741)
Concerto per archi e b.c. in sol minore RV 157
Allegro | Largo | Allegro
LUCA FRANCESCONI (*1956)
“Spiccato il volo” for solo violin
ANTONIO VIVALDI (1678-1741)
Concerto per violini, archi e b.c. in do maggiore RV 191
Allegro ma poco – Largo – Allegro ma poco
STEFANO GERVASONI (*1962)
Nuovo brano per violino, flauto, archi, cembalo e tiorba
ANTONIO VIVALDI (1678-1741)
“La Tempesta di Mare” per violino, archi e b.c. in mi bem.Maggiore op.8/5
Presto | Largo | Presto
AURELIANO CATTANEO (*1974)
“Estroso” per violino, flauto, archi, tiorba e cembalo
SIMONE MOVIO (*1978)
Incanto XXIII per flauto e violino
ANTONIO VIVALDI (1678-1741)
“Il Grosso Mogul” per violino, archi e b.c. in re maggiore RV 208

Il Barocco di Vivaldi che si confronto con il contemporaneo musicale italiano

Per comprendere la natura del concerto tenutosi a Merano per il Sütirol l Festival ed. 2020 occorre prendere in mano il programma di sala con le note redatte da Giovanni Antonini, direttore del complesso musicale Il Giardino Armonico e flauto solista con protagonista la virtuosa del violino Patricia Kopatchinskaja. Il programma era composto da una sapienza alternanza di brani vivaldiani alternati a brani contemporanei appositamente commissionati su ispirazione del linguaggio e organico barocco. Diversi elementi di interesse, quindi, si combinavano in questo concerto: l’incontro tra l’esperienza del Giardino Armonico le cui incisioni vivaldiane e della musica del Seicento italiano degli anni Novanta avevano portato una ventata di novità e freschezza, con Patricia Kopatchinskaja, geniale e immaginifica musicista, antiaccademica (“afilologica”) e “moderna” nel senso più avanguardistico del termine, in un connubio in cui si ha la sensazione che gli estremi vadano a toccarsi, senza percepire una frattura tra la logica compositiva di Vivaldi e i contemporanei. Tutti i brani del concerto, pur nelle diversità di stili e di mezzi, esprimono degli “affetti” che sono il vero tratto di unione della Musica, perché legati all’essenza stessa dell’uomo, da quell’antico a noi stessi “viventi”. Idea interessante specie se il primo gruppo di tre brani in programma, ai brani vivaldiani viene inserito, la sonata di Luca Francesconi "Spiccato il volo”, per violino solo, dedica esclusiva alla Kopatchinskaja, come movimento integrante tra i due concerti vivaldiani il RV157 e il RV 191. Si sono così ascoltati stili diversi di scrittura contemporanea esemplificati tra la scrittura rarefatta di Francesconi alle variazioni timbriche su scale variate e frantumate di Gervasoni, con il progressivo inserimento delle varie componenti, assieme alla scrittura compatta sia di Cattaneo con il brano Estroso per violini, flauto archi e tiorba e cembalo, e Incanto di Simone Movio per flauto e violini dialogo d'assieme reminiscenza delle melodie rinascimentali. E ascoltando in questo concerto tante variazioni su tema di Vivaldi, ci porta alla questione del cosiddetto approccio “filologico”, punto di partenza, fin dai primi anni Sessanta della riscoperta degli strumenti antichi e delle loro prassi esecutive. Virtuosismo strumentale, in questa ottica, con interprete la Patricia Kopatchinskaja che fa della fisicità nella gestione dello strumento come se diventasse un secondo direttore d’orchestra, capace di azioni teatrali come il suonare scalza, per possedere il terreno sia radice e fonte della sua ispirazione, come l’entrare in palco dal retro del complesso strumentale, inserendosi tra le varie parti come strumento dell'organico e non come solista. Il rischio che si corre è quello che le partiture di Antonio Vivaldi siano scusa per creare altri percorsi di ascolto per altro come nel caso del Grosso Mogul per Violino archi e b.c. in re magg. RV 208 dove della partitura originaria è rimasto poco o nulla, persa tra gioco di suggestioni, alla ricerca di altre sonorità fuori dal tempo e dallo spazio geografico. Pubblico affascinato dalla grande verve comunicativa della solista come dalla capacità istrionica di Giovanni Antonini nel gestire il suo complesso, spettacolo da vedere oltre che da ascoltare. I due bis hanno riassunto lo stile del concerto offrendo al pubblico acclamante accorso all’evento, il movimento iniziale del concerto vivaldiano, ricondotto nella linea essenziale della compattezza dell'organico barocco con la solista parte integrante della compagine degli archi, mentre il secondo affidato al virtuosismo compositivo per violino di Bela Bartok.

Federica Fanizza

Ultima modifica il Domenica, 06 Settembre 2020 11:40

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